Il pm: processate Angelini per bancarotta
Villa Pini e il crac da 200 milioni di euro, sotto accusa l'imprenditore, moglie e figlia
PESCARA. Un crac di circa 200 milioni di euro: debiti nei confronti dei dipendenti rimasti per oltre un anno senza stipendio, delle banche e dei fornitori. E' per bancarotta fraudolenta che la procura di Chieti chiede il processo per Angelini, sua moglie e sua figlia.
Sono cifre da capogiro quelle che si muovono intorno alle 12 società dell'ex re delle cliniche private Vincenzo Maria Angelini: 400 milioni di euro di debiti accumulati di cui 220 milioni solo quelli della casa di cura.
PROCESSO A NOVEMBRE. Adesso, il pool di magistrati formato dal procuratore capo di Chieti Pietro Mennini e dai pm Giuseppe Falasca e Andrea Dell'Orso chiede il processo per Angelini, la moglie Anna Maria Sollecito, la figlia Chiara e i revisori di alcune società. Il processo camminerà su due binari distinti tra Angelini e i familiari e la prima udienza preliminare è stata fissata al 30 novembre. E' il 29 aprile 2010 quando l'imprenditore della sanità finisce agli arresti domiciliari - poi revocati il 13 maggio - per bancarotta fraudolenta nelle indagini condotte dalla Guardia di finanza e partite dalla procura di Pescara: sono due fascicoli poi riuniti in un unico procedimento passato nella mani della procura di Chieti.
LA BANCAROTTA. La bancarotta, dice l'accusa, si consuma intorno a 12 società. Sei fanno riferimento alle aziende sanitarie private e sono casa di cura Villa Pini, Maristella, SanStefar, Sanatrix, Santamaria e Piccolo rifugio La Cicala e altre sei fanno riferimento alle società di servizi a sostegno delle prime: Novafin, Seac, Verde, Verde2, Logicon e Sistemi organizzativi. In cima, per gli inquirenti, c'è la Novafin, la holding controllata da Angelini e dalla moglie: la società che si occupava di diversi settori, dalla cura delle persone con una quota del 45% nella Terme di Popoli al tecnologico con la Logicon fino all'economia. Ma il maggiore interesse si concentrava sulla sanità: fino al bilancio 2007, la holding, come dirà lo stesso Angelini nella sua relazione di bilancio, godrà di buona salute nonostante vivesse tra continue vertenze con i fornitori non pagati e con i lavoratori. Inoltre, i continui prelievi che gli Angelini avrebbero fatto dalle casse della clinica privata erano sempre a favore o dei propri conti correnti o della Novafin.
VILLA PINI. A Villa Pini, controllata al 100%, la Novafin doveva 95 milioni di euro, mentre la San Stefar era creditrice di 30 milioni di euro, Maristella di 15 e Santa Maria di 12. Proprio su quest'ultima, per l'accusa, si consuma il fallimento dello stesso Angelini perché la società, per un piccolo periodo di tempo, era stata una società in accomandita semplice per la quale l'ex re delle cliniche private rispondeva con il proprio patrimonio personale.
La figlia Chiara, infine, entra nell'inchiesta perché nel marzo 2009 il padre aveva trasferito l'amministrazione del gruppo Angelini tra cui San Stefar e Maristella.
Sono cifre da capogiro quelle che si muovono intorno alle 12 società dell'ex re delle cliniche private Vincenzo Maria Angelini: 400 milioni di euro di debiti accumulati di cui 220 milioni solo quelli della casa di cura.
PROCESSO A NOVEMBRE. Adesso, il pool di magistrati formato dal procuratore capo di Chieti Pietro Mennini e dai pm Giuseppe Falasca e Andrea Dell'Orso chiede il processo per Angelini, la moglie Anna Maria Sollecito, la figlia Chiara e i revisori di alcune società. Il processo camminerà su due binari distinti tra Angelini e i familiari e la prima udienza preliminare è stata fissata al 30 novembre. E' il 29 aprile 2010 quando l'imprenditore della sanità finisce agli arresti domiciliari - poi revocati il 13 maggio - per bancarotta fraudolenta nelle indagini condotte dalla Guardia di finanza e partite dalla procura di Pescara: sono due fascicoli poi riuniti in un unico procedimento passato nella mani della procura di Chieti.
LA BANCAROTTA. La bancarotta, dice l'accusa, si consuma intorno a 12 società. Sei fanno riferimento alle aziende sanitarie private e sono casa di cura Villa Pini, Maristella, SanStefar, Sanatrix, Santamaria e Piccolo rifugio La Cicala e altre sei fanno riferimento alle società di servizi a sostegno delle prime: Novafin, Seac, Verde, Verde2, Logicon e Sistemi organizzativi. In cima, per gli inquirenti, c'è la Novafin, la holding controllata da Angelini e dalla moglie: la società che si occupava di diversi settori, dalla cura delle persone con una quota del 45% nella Terme di Popoli al tecnologico con la Logicon fino all'economia. Ma il maggiore interesse si concentrava sulla sanità: fino al bilancio 2007, la holding, come dirà lo stesso Angelini nella sua relazione di bilancio, godrà di buona salute nonostante vivesse tra continue vertenze con i fornitori non pagati e con i lavoratori. Inoltre, i continui prelievi che gli Angelini avrebbero fatto dalle casse della clinica privata erano sempre a favore o dei propri conti correnti o della Novafin.
VILLA PINI. A Villa Pini, controllata al 100%, la Novafin doveva 95 milioni di euro, mentre la San Stefar era creditrice di 30 milioni di euro, Maristella di 15 e Santa Maria di 12. Proprio su quest'ultima, per l'accusa, si consuma il fallimento dello stesso Angelini perché la società, per un piccolo periodo di tempo, era stata una società in accomandita semplice per la quale l'ex re delle cliniche private rispondeva con il proprio patrimonio personale.
La figlia Chiara, infine, entra nell'inchiesta perché nel marzo 2009 il padre aveva trasferito l'amministrazione del gruppo Angelini tra cui San Stefar e Maristella.
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