"Il pozzo è inquinato, non si doveva riaprire"
Goio critica il provvedimento del Tar «Ecco perché ho firmato l’ordinanza»
PESCARA. «Io quel pozzo non lo avrei riaperto». Così, Adriano Goio ha commentato la decisione presa dal Tar martedì scorso di riaprire uno dei tre pozzi di Castiglione a Casauria, chiusi da venerdì con una sua ordinanza. Il commissario straordinario del Bacino Aterno-Pescara, dopo quella firma è rimasto in silenzio. Ieri, ha dichiarato al Centro di aver prenotato il volo di rientro da Trento per affrontare l’emergenza idrica in Valpescara. Oggi sarà in Abruzzo.
Goio riprenderà in mano la situazione che appare drammatica. Da sette giorni la provincia di Pescara e quella di Chieti sono senz’acqua. Ma il commissario straordinario giudica rischiosa la decisione presa dal Tar di annullare una parte della sua ordinanza di chiusura dei pozzi per avvelenamento delle acque. «Ho deciso di chiudere quei pozzi sulla base di alcuni dati che indicano la presenza di inquinanti» ha spiegato «non l’avrei certo firmata se non fossero a rischio.
Ci sono diverse analisi che giustificano questa mia scelta: quelle del Wwf, del sindaco di Torre de’ Passeri e anche i dati dell’Arta indicano la presenza di tetracloruro di carbonio e di esacloretano». Il commissario ha proseguito: «Ho la responsabilità della salute dei cittadini e anche con un dato fuori posto ho il dovere di intervenire». Resta tuttavia il fatto che il Tar, intervenendo sul ricorso dell’Ato, ha deciso di riaprire uno dei pozzi perché, in base ad alcune analisi, non sarebbe risultato inquinato.
«Ma con un solo esame non è possibile stabilire la potabilità o meno di quell’acqua» ha osservato Goio «Non si va mai a prendere acqua in siti che sono inquinati e quello dei pozzi chiusi è un sito inquinato». Il commissario ha poi spiegato perché l’acqua prelevata dalla condotte risulta potabile. «Quando l’acqua arriva a Pescara è diluita» ha sottolineato il commissario «quindi, la concentrazione di inquinanti è nettamente inferiore. Inoltre, stiamo parlando di sostanze non previste dal decreto numero 31 (che indica i limiti massimi da non superare di alcuni inquinanti, ndr).
Queste sostanze, come ad esempio il polonio, non vengono controllate perché di solito non si trovano nelle acque». Goio ha concluso facendo presente che la Asl avrebbe dovuto segnalare per tempo all’Istituto superiore di sanità gli inquinanti riscontrati nei pozzi di Castiglione. Sta di fatto che l’Aca continua ad assicurare la piena potabilità dell’acqua che scorre nelle tubature. Il presidente, Bruno Catena, ha rivelato ieri che gli ultimi esami, effettuati martedì scorso da un laboratorio privato su richiesta della sua società, hanno dato esito favorevole.
«Abbiamo effettuato una trentina di prelievi, nelle condutture di tutta la Valpescara» ha fatto notare il presidente «in tutti questi punti gli inquinanti sono risultati inferiori ai limiti». L’esito delle analisi è stato presentato ieri sera alla riunione in prefettura sull’emergenza idrica. Intanto, proseguono i lavori sui nuovi pozzi a Bussi per tamponare l’emergenza idrica. Il secondo sondaggio, eseguito ieri dalla ditta Carlo Cericola nella zona bassa di San Rocco, è arrivato ad intercettare una vena d’acqua a 30 metri. Nel primo scavo di due giorni fa, l’acqua era stata trovata a 23,70 metri. «Il pozzo dovrebbe essere pronto per lunedì», ha rivelato il titolare della ditta.
Poi, le analisi per accertare la potabilità. I lavori per il secondo partiranno martedì e si concluderanno alla fine della prossima settimana. Serviranno oltre 10 giorni per avere 200-250 litri al secondo in più. Cioè, 100 in meno rispetto a quelli prodotti dai pozzi chiusi.
Goio riprenderà in mano la situazione che appare drammatica. Da sette giorni la provincia di Pescara e quella di Chieti sono senz’acqua. Ma il commissario straordinario giudica rischiosa la decisione presa dal Tar di annullare una parte della sua ordinanza di chiusura dei pozzi per avvelenamento delle acque. «Ho deciso di chiudere quei pozzi sulla base di alcuni dati che indicano la presenza di inquinanti» ha spiegato «non l’avrei certo firmata se non fossero a rischio.
Ci sono diverse analisi che giustificano questa mia scelta: quelle del Wwf, del sindaco di Torre de’ Passeri e anche i dati dell’Arta indicano la presenza di tetracloruro di carbonio e di esacloretano». Il commissario ha proseguito: «Ho la responsabilità della salute dei cittadini e anche con un dato fuori posto ho il dovere di intervenire». Resta tuttavia il fatto che il Tar, intervenendo sul ricorso dell’Ato, ha deciso di riaprire uno dei pozzi perché, in base ad alcune analisi, non sarebbe risultato inquinato.
«Ma con un solo esame non è possibile stabilire la potabilità o meno di quell’acqua» ha osservato Goio «Non si va mai a prendere acqua in siti che sono inquinati e quello dei pozzi chiusi è un sito inquinato». Il commissario ha poi spiegato perché l’acqua prelevata dalla condotte risulta potabile. «Quando l’acqua arriva a Pescara è diluita» ha sottolineato il commissario «quindi, la concentrazione di inquinanti è nettamente inferiore. Inoltre, stiamo parlando di sostanze non previste dal decreto numero 31 (che indica i limiti massimi da non superare di alcuni inquinanti, ndr).
Queste sostanze, come ad esempio il polonio, non vengono controllate perché di solito non si trovano nelle acque». Goio ha concluso facendo presente che la Asl avrebbe dovuto segnalare per tempo all’Istituto superiore di sanità gli inquinanti riscontrati nei pozzi di Castiglione. Sta di fatto che l’Aca continua ad assicurare la piena potabilità dell’acqua che scorre nelle tubature. Il presidente, Bruno Catena, ha rivelato ieri che gli ultimi esami, effettuati martedì scorso da un laboratorio privato su richiesta della sua società, hanno dato esito favorevole.
«Abbiamo effettuato una trentina di prelievi, nelle condutture di tutta la Valpescara» ha fatto notare il presidente «in tutti questi punti gli inquinanti sono risultati inferiori ai limiti». L’esito delle analisi è stato presentato ieri sera alla riunione in prefettura sull’emergenza idrica. Intanto, proseguono i lavori sui nuovi pozzi a Bussi per tamponare l’emergenza idrica. Il secondo sondaggio, eseguito ieri dalla ditta Carlo Cericola nella zona bassa di San Rocco, è arrivato ad intercettare una vena d’acqua a 30 metri. Nel primo scavo di due giorni fa, l’acqua era stata trovata a 23,70 metri. «Il pozzo dovrebbe essere pronto per lunedì», ha rivelato il titolare della ditta.
Poi, le analisi per accertare la potabilità. I lavori per il secondo partiranno martedì e si concluderanno alla fine della prossima settimana. Serviranno oltre 10 giorni per avere 200-250 litri al secondo in più. Cioè, 100 in meno rispetto a quelli prodotti dai pozzi chiusi.