il caso
Il rogo della discarica a Chieti: il giallo della diossina sparita
Arta e Asl non trovano particelle tossiche dovute all'incendio di Colle Marcone. Di Primio annuncia l’ordinanza che punisce il proprietario del sito
CHIETI. Non trovare diossine dopo il rogo della discarica di Colle Marcone è come non sentire i botti a Capodanno. Né Asl né Arta le hanno scoperte. Ma i dati ufficiali, scritti nero su bianco, non sono stati consegnati ai sindaci di Chieti e Bucchianico che, ieri pomeriggio, hanno preso parte al secondo incontro programmato per fare il punto sugli effetti del rogo che ha devastato la discarica fuorilegge di Colle Marcone. Passata l’emergenza e il clima di paura dei primi giorni, la reattività delle istituzioni è però tornata nel suo alveo naturale. Quello che ricorda da vicino il fenomeno carsico che impiega secoli per scavare la roccia. Asl e Arta hanno rassicurato, solo a parole e in via del tutto informale, i sindaci Umberto Di Primio e Gianluca De Leonardis, e l’assessore regionale all’Ambiente Mario Mazzocca, giunto però a riunione già in fase avanzata perché impegnato con il presidente della Camera Laura Boldrini.
Tra oggi, domani o dopodomani, dovrebbero diventare pubblici i dati ufficiali sui test dell’aria fatti in raggi di 1,5-2,5 e 3,5 chilometri. Ma usciranno davvero? La Asl per ora tranquillizza sui risultati dei test su frutta, verdure, latte, foraggi e animali da cortile allevati nelle vicinanze della discarica data alle fiamme da un piromane che non si scoprirà mai. Ma oltre ai messaggi rassicuranti, i sindaci ieri sera non hanno ricevuto dati scritti e ufficiali che permettano loro di emettere nuove ordinanze meno restrittive. I divieti restano così gli stessi di due settimane fa nel raggio di un chilometro. Che però nessuno rispetta più. Mentre il clima d’emergenza e guardia alzata si è spento come il fuoco sulla collina tra Chieti, Bucchianico e Casalincontrada. Anche i buoni propositi di bonifica, annunciati dalle istituzioni al termine delle prima riunione di una decina di giorni fa, sono svaniti nel nulla insieme alle pericolose diossine prodotte dalla combustione di cloruro di polivinile, noto anche come polivinilcloruro o con la corrispondente sigla Pvc.
Mentre Di Primio ieri sera ha annunciato, ma non ha ancora firmato, un’ordinanza che imporrà all’imprenditore di Sulmona Domenico Leombruni – il proprietario della discarica condannato nel 2012 a otto mesi d’arresto – la messa in sicurezza del sito. Cioè la caratterizzazione e lo smaltimento dei rifiuti che precedono la bonifica vera e propria. Finalmente. Il giudice Patrizia Medica lo aveva però sentenziato già tre anni fa.