Il Tar rimette in corsa la centrale

Santa Maria Imbaro: i giudici annullano i divieti del Comune alla costruzione dell’impianto a biomasse

SANTA MARIA IMBARO. Si riaffaccia l’ipotesi della costruzione dell’impianto a biomasse in contrada Fattore che dovrebbe bruciare mais e liquami bovini a poche centinaia di metri dal centro abitato. Una sentenza del Tar di Pescara a cui si era appellata la società Ata Energia Società Agricola Srl, ha annullato tutti gli atti emessi dal Comune di Santa Maria Imbaro contro l’insediamento dell’impianto. Di qui la richiesta, da parte della minoranza consiliare con i consiglieri Marilena Dragani, Imelda Lambertini, Roberto Di Criscio e Giuseppe Di Vito, al sindaco Nicola Romagnoli di un consiglio comunale straordinario aperto a cittadinanza, comitati e associazioni ambientaliste per discutere della questione.

Il progetto. La richiesta di realizzazione di una centrale da meno di un megawatt per la produzione di energia elettrica bruciando biomasse quali liquami bovini e mais, era stata avanzata dalla società Ata energia nel 2012. Subito si era levato un deciso coro di proteste. In particolare era stato evidenziato che il posto dove si voleva insediare l’impianto fosse a «forte vocazione agricola, con vigneti, frutteti, orti e numerosi chioschi di vendita di verdura e ortaggi a chilometro zero, oltre che vicino a numerose abitazioni». Nasce quindi il comitato spontaneo “No biomassa Santa Maria Imbaro”, e arriva, in prima linea a supportare la protesta, l’associazione Nuovo Senso Civico (Nsc). Contraria al progetto è stata fin da subito anche la minoranza consiliare grazie anche all’impegno accorato del capogruppo Stefano Paone. Fu proprio nel corso di un consiglio comunale che doveva decidere dell’insediamento della centrale che Paone, 62 anni, ebbe un malore nel corso di un suo sentito intervento. Il consigliere comunale morì in aula di consiglio la sera del 4 ottobre 2012.

L’ordinanza del sindaco. Dopo una serie di proteste, riunioni e conferenze dei servizi il sindaco Romagnoli ha preso in mano la situazione emettendo, nel gennaio 2013, l’ordinanza che ha imposto «la sospensione di ogni materiale realizzazione inerente un impianto per la produzione di energia elettrica alimentato con biogas da biomasse agricole».

La sentenza del Tar. Il Tribunale amministrativo, lo scorso 1° aprile, ha annullato tutti i provvedimenti dell’amministrazione comunale. Ma la sentenza è molto intricata. Nell’accertare che la decisione di autorizzare impianti al di sotto di un megawatt spetta ai Comuni e non alla Regione, il Tar evidenzia anche che sull’argomento c’è molta confusione normativa. In particolare si dà mandato al sindaco di decidere sulle autorizzazioni, ma di fatto si annullano tutte le decisioni prese in merito perché la competenza spetterebbe a un tecnico comunale e non al sindaco. Il tecnico in questione tuttavia aveva dichiarato un conflitto di interessi sull’autorizzazione della centrale: di qui la decisione del sindaco di impedire l’insediamento sulla base delle posizioni emerse in conferenza dei servizi.

Che cosa succede. «La sentenza», spiega Alessandro Lanci, presidente di Nsc, «fa riferimento a cavilli tecnici superabilissimi. È necessario insistere, proprio in questa fase, sulla strada intrapresa di contrarietà alla centrale: la vittoria è ancora possibile».

Daria De Laurentiis

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