In due mesi saltati 10 consigli
Il sindaco: solo problemi organizzativi di una coalizione eterogenea
CHIETI. «La maggioranza ha solo problemi di organizzazione e paga il fatto che la coalizione è ampia ed eterogenea. Comunque siamo sempre compatti nel voto di provvedimenti che contano per la città». Il sindaco Umberto Di Primio esulta all'indomani del consiglio comunale che ha licenziato la variazione del triennale opere pubbliche e l'assestamento di bilancio dell'ente.
Due provvedimenti prodotti, ad onor del vero, dopo un percorso amministrativo e politico piuttosto tortuoso. Non a caso, per l'ennesima volta, la maggioranza di centrodestra ha portato in porto le delibere presentate nella seconda convocazione dell'assise civica. Una prassi quasi consolidata per l'amministrazione Di Primio considerando che tra ottobre e novembre sono saltati ben dieci consigli convocati in prima convocazione. Se non è un record poco ci manca.
«Molti consiglieri», ribatte il sindaco, «hanno difficoltà legate al lavoro con alcuni altri che peccano in rilassatezza. Pensano di non essere importanti considerando i numeri della maggioranza che, di contro, ha bisogno di tutti. In questo senso urge un'inversione di tendenza». Restano, però, le incomprensioni e le polemiche interne al Pdl. Il vice presidente del consiglio Dario Marrocco, vice coordinatore cittadino del Pdl, è tornato ad allinearsi con la maggioranza dopo aver disertato l'aula lunedì e a margine di un duro faccia a faccia con il sindaco.
Durante l'incontro sono emersi, ovviamente, i malumori politici dell'avvocato, il quale ha inoltrato precise richieste al sindaco. «Parliamo di questioni politiche e non personali», precisa Marrocco, «che confermano, qualora ce ne fosse mai bisogno, che il sottoscritto è un consigliere più che responsabile e anche il sindaco lo ha capito». Poi un retroscena dietro l'assenza nel consiglio di lunedì saltato per mancanza del numero legale.
«Non ero stato convocato alla riunione preconsiliare. Mi è stato detto che le motivazioni erano legate ad un errore di comunicazione della presidenza», aggiunge Marrocco, «e quindi mercoledì mi sono presentato regolarmente in consiglio». Ma si tratta di una pace armata.
«Mantengo le mie riserve politiche», ammette Marrocco, «e aspetto con fiducia le risposte promesse dal sindaco». Che non arriveranno prima della conclusione della fase congressuale del Pdl. Permane un punto interrogativo, invece, sull'altro caso scoppiato in seno al Pdl riguardante il consigliere Domenico Di Fabrizio, il più votato del partito alle elezioni.
Di Fabrizio ha ribadito che la sua non presenza al consiglio era stata anticipata al sindaco. Il quale fa buon viso a cattivo gioco.
«Il consigliere Di Fabrizio», dice, «ha giurato fedeltà alla maggioranza. I prossimi consigli diranno di più». Sembra ignaro delle tensioni interne al suo partito Mauro Febbo, coordinatore provinciale del Pdl. L'assessore regionale all'agricoltura spara a zero sul centrosinistra. «L'ultimo consiglio comunale ha fornito un responso inequivocabile. I provvedimenti sono stati approvati con 24 voti del centrodestra a fronte dei 26 eletti. La minoranza invece», tuona Febbo, «si è fermata a quota 7 su 15 consiglieri, compresi i due del Fli, e ha fatto solo ostruzionismo. Forse non hanno ancora digerito la batosta elettorale di 18 mesi fa».
Di tutt'altro avviso Alessandro Carbone, capogruppo Fli. «La maggioranza politicamente non c'è più. Il consigliere Di Fabrizio non si è presentato mentre l'avvocato Marrocco ha avuto un atteggiamento dimesso tipico degli scontenti».
Due provvedimenti prodotti, ad onor del vero, dopo un percorso amministrativo e politico piuttosto tortuoso. Non a caso, per l'ennesima volta, la maggioranza di centrodestra ha portato in porto le delibere presentate nella seconda convocazione dell'assise civica. Una prassi quasi consolidata per l'amministrazione Di Primio considerando che tra ottobre e novembre sono saltati ben dieci consigli convocati in prima convocazione. Se non è un record poco ci manca.
«Molti consiglieri», ribatte il sindaco, «hanno difficoltà legate al lavoro con alcuni altri che peccano in rilassatezza. Pensano di non essere importanti considerando i numeri della maggioranza che, di contro, ha bisogno di tutti. In questo senso urge un'inversione di tendenza». Restano, però, le incomprensioni e le polemiche interne al Pdl. Il vice presidente del consiglio Dario Marrocco, vice coordinatore cittadino del Pdl, è tornato ad allinearsi con la maggioranza dopo aver disertato l'aula lunedì e a margine di un duro faccia a faccia con il sindaco.
Durante l'incontro sono emersi, ovviamente, i malumori politici dell'avvocato, il quale ha inoltrato precise richieste al sindaco. «Parliamo di questioni politiche e non personali», precisa Marrocco, «che confermano, qualora ce ne fosse mai bisogno, che il sottoscritto è un consigliere più che responsabile e anche il sindaco lo ha capito». Poi un retroscena dietro l'assenza nel consiglio di lunedì saltato per mancanza del numero legale.
«Non ero stato convocato alla riunione preconsiliare. Mi è stato detto che le motivazioni erano legate ad un errore di comunicazione della presidenza», aggiunge Marrocco, «e quindi mercoledì mi sono presentato regolarmente in consiglio». Ma si tratta di una pace armata.
«Mantengo le mie riserve politiche», ammette Marrocco, «e aspetto con fiducia le risposte promesse dal sindaco». Che non arriveranno prima della conclusione della fase congressuale del Pdl. Permane un punto interrogativo, invece, sull'altro caso scoppiato in seno al Pdl riguardante il consigliere Domenico Di Fabrizio, il più votato del partito alle elezioni.
Di Fabrizio ha ribadito che la sua non presenza al consiglio era stata anticipata al sindaco. Il quale fa buon viso a cattivo gioco.
«Il consigliere Di Fabrizio», dice, «ha giurato fedeltà alla maggioranza. I prossimi consigli diranno di più». Sembra ignaro delle tensioni interne al suo partito Mauro Febbo, coordinatore provinciale del Pdl. L'assessore regionale all'agricoltura spara a zero sul centrosinistra. «L'ultimo consiglio comunale ha fornito un responso inequivocabile. I provvedimenti sono stati approvati con 24 voti del centrodestra a fronte dei 26 eletti. La minoranza invece», tuona Febbo, «si è fermata a quota 7 su 15 consiglieri, compresi i due del Fli, e ha fatto solo ostruzionismo. Forse non hanno ancora digerito la batosta elettorale di 18 mesi fa».
Di tutt'altro avviso Alessandro Carbone, capogruppo Fli. «La maggioranza politicamente non c'è più. Il consigliere Di Fabrizio non si è presentato mentre l'avvocato Marrocco ha avuto un atteggiamento dimesso tipico degli scontenti».
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