Inchiesta appalti, D’Angelo va al Riesame: «Le tangenti non esistono»
Il sindaco di Casacanditella, dopo 20 giorni ai domiciliari, chiede di tornare libero: oggi udienza all’Aquila. La memoria difensiva: mai preso soldi, ecco i testimoni
CASACANDITELLA. È il giorno della verità per il sindaco di Casacanditella Giuseppe D’Angelo, agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione dallo scorso 27 settembre: dopo 20 giorni chiuso nella sua casa di contrada Salce, questa mattina, D’Angelo uscirà dalla sua abitazione per andare all’Aquila e partecipare all’udienza davanti ai giudici del tribunale del Riesame. Dopo il no del gip di Avezzano, Francesca Proietti, al ritorno in libertà, D’Angelo si gioca la carta del Riesame: attraverso i suoi legali, l’avvocato Antonio Luciani, sindaco di Francavilla, e l’avvocato Marco De Merolis, D’Angelo ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare. Se la sua richiesta fosse accolta significherebbe minare le fondamenta dell’inchiesta sugli appalti dell’Unione dei Comuni delle Colline teatine. Domani potrebbe arrivare la decisione. Insieme a D’Angelo, sono altri 6 i personaggi finiti ai domiciliari; 12, in tutto, gli indagati, compreso il sindaco di San Martino sulla Marrucina Luciano Giammarino.
L’accusa. Secondo squadra mobile dell’Aquila e procura di Avezzano, D’Angelo avrebbe percepito tangenti per circa 10 mila euro «camuffate» con «l’acquisto dei biglietti della lotteria patronale, noleggio di tendoni per una festa, contributi in beneficenza» dall’imprenditore di Penne Sergio Giancaterino e dal suo braccio destro, Antonio Ruggeri, di Pescina.
Memoria della difesa. Non è così per D’Angelo che, in una memoria difensiva corredata di dichiarazioni di testimoni e fatture, parla di «erogazioni liberali concesse a terze persone» e mai a se stesso. «Abbiamo dimostrato in maniera inconfutabile, attraverso prove testimoniali raccolte in indagini difensive e documenti, che il sindaco», afferma Luciani, «non ha mai percepito né maneggiato neanche un centesimo. Quelle che per l’accusa sono tangenti, non sono altro che erogazioni liberali in favore di terze persone». È la stessa versione che D’Angelo ha fornito in una lettera spedita ai consiglieri comunali e letta durante la seduta del 4 ottobre scorso. Secondo l’accusa, invece, dalle intercettazioni emergerebbe un’altra ricostruzione. In una telefonata tra Giancaterino e Ruggeri i due si parla di presunte dazioni a D’Angelo: «Io gli ho dato parecchie volte al sindaco, gli ho dato 10 mila euro al sindaco, quello là, Giuseppe, mi aveva promesso un po’ di lavori che non mi ha dato... però quello mi sembra serio a me». In un’altra intercettazione, secondo l’accusa, sembra che il sindaco, riflettendo a voce alta durante una telefonata, stia contando dei soldi: «Fammi vedere quanti soldi manda questo... quando prima mo mi arrestano a me».
Testimoni del sindaco. Ma la difesa punta sui testimoni e porta al Riesame nuove dichiarazioni: «Tutti i testi», dice Luciani, «confermano la versione di D’Angelo già resa nell’interrogatorio di garanzia e cioè che ci sono state elargizioni da Ruggeri ai comitati festa, una per la costruzione di un’edicola votiva a Semivicoli e l’altra per la festa della Madonna dell’Assunta in cielo. Del resto, Ruggeri a Casacanditella si è sempre presentato come un uomo di chiesa e nessuno sapeva di un collegamento con Giancaterino».
«Esigenze cessate». Per la difesa, poi, non ci sarebbero più le esigenze cautelari: «D’Angelo è innocente e non si dimette», dice Luciani, «inoltre, è un pericolo né concreto né attuale il fatto che un sindaco indagato, costretto a subire un massacro mediatico, possa ricevere erogazioni». D’Angelo, già sindaco tra il 2011 e il 2016, è stato rieletto alle elezioni del 5 giugno dell’anno scorso con la lista civica Ricominciamo (515 voti, 55,37%). La giunta, formata da D’Angelo e due assessori, Eleonora Firmani, vice sindaco, e Nada Cavallucci, è ancora in carica.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
L’accusa. Secondo squadra mobile dell’Aquila e procura di Avezzano, D’Angelo avrebbe percepito tangenti per circa 10 mila euro «camuffate» con «l’acquisto dei biglietti della lotteria patronale, noleggio di tendoni per una festa, contributi in beneficenza» dall’imprenditore di Penne Sergio Giancaterino e dal suo braccio destro, Antonio Ruggeri, di Pescina.
Memoria della difesa. Non è così per D’Angelo che, in una memoria difensiva corredata di dichiarazioni di testimoni e fatture, parla di «erogazioni liberali concesse a terze persone» e mai a se stesso. «Abbiamo dimostrato in maniera inconfutabile, attraverso prove testimoniali raccolte in indagini difensive e documenti, che il sindaco», afferma Luciani, «non ha mai percepito né maneggiato neanche un centesimo. Quelle che per l’accusa sono tangenti, non sono altro che erogazioni liberali in favore di terze persone». È la stessa versione che D’Angelo ha fornito in una lettera spedita ai consiglieri comunali e letta durante la seduta del 4 ottobre scorso. Secondo l’accusa, invece, dalle intercettazioni emergerebbe un’altra ricostruzione. In una telefonata tra Giancaterino e Ruggeri i due si parla di presunte dazioni a D’Angelo: «Io gli ho dato parecchie volte al sindaco, gli ho dato 10 mila euro al sindaco, quello là, Giuseppe, mi aveva promesso un po’ di lavori che non mi ha dato... però quello mi sembra serio a me». In un’altra intercettazione, secondo l’accusa, sembra che il sindaco, riflettendo a voce alta durante una telefonata, stia contando dei soldi: «Fammi vedere quanti soldi manda questo... quando prima mo mi arrestano a me».
Testimoni del sindaco. Ma la difesa punta sui testimoni e porta al Riesame nuove dichiarazioni: «Tutti i testi», dice Luciani, «confermano la versione di D’Angelo già resa nell’interrogatorio di garanzia e cioè che ci sono state elargizioni da Ruggeri ai comitati festa, una per la costruzione di un’edicola votiva a Semivicoli e l’altra per la festa della Madonna dell’Assunta in cielo. Del resto, Ruggeri a Casacanditella si è sempre presentato come un uomo di chiesa e nessuno sapeva di un collegamento con Giancaterino».
«Esigenze cessate». Per la difesa, poi, non ci sarebbero più le esigenze cautelari: «D’Angelo è innocente e non si dimette», dice Luciani, «inoltre, è un pericolo né concreto né attuale il fatto che un sindaco indagato, costretto a subire un massacro mediatico, possa ricevere erogazioni». D’Angelo, già sindaco tra il 2011 e il 2016, è stato rieletto alle elezioni del 5 giugno dell’anno scorso con la lista civica Ricominciamo (515 voti, 55,37%). La giunta, formata da D’Angelo e due assessori, Eleonora Firmani, vice sindaco, e Nada Cavallucci, è ancora in carica.
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