Indagini sul razzo esploso
Resta grave l’operaio ferito nella Sabino Esplodenti.
CASALBORDINO. Il lavoro è ripreso regolarmente nella polveriera di contrada Termini, a due passi dal mare. I sessanta operai della Sabino Esplodenti ieri mattina hanno indossato gli abiti dell’attività cercando di non pensare al brutto incidente accaduto 24 ore prima sul piazzale della fabbrica. Ma resta la paura e la preoccupazione per il collega gravemente ustionato dall’esplosione di un proiettile luminoso. Le condizioni di G.M., 44 anni, di Vasto, sono gravi ma stazionarie. L’uomo è ricoverato nel raparto di rianimazione del Centro grandi ustionati di Pisa. La prognosi rimane riservata e il ferito viene mantenuto in coma farmacologico per evitare complicazioni. Intanto proseguono gli accertamenti dei carabinieri e dell’Ispettorato del lavoro per la ricostruzione della dinamica dell’incidente che ha provocato lo scoppio e la fiammata che ha investito l’operaio.
Al momento della deflagrazione accanto a G.M. c’era un chimico, D.D., 51 anni, di Gissi. L’uomo non ha riportato ferite, ma è sotto shock. Stando alle testimonianze raccolte dagli investigatori, nessuno poteva prevedere l’esplosione. Il razzo che G.M stava maneggiando è di recente fabbricazione. La Sabino Esplodenti, azienda che dal 1972 si occupa di rendere innocui esplosivi e materiale pirico, è stata incaricata dal ministero della Difesa di inertizzare i proiettili luminosi: munizioni che hanno una miscela di nitrato e polvere di magnesio che produce una scia luminosa, permettendo a chi spara di vedere il percorso del razzo. G.M.e D.D. stavano eseguendo una procedura sperimentale. Per evitare che le esalazioni e il fumo prodotto dalla inertizzazione potessero arrecare fastidio, i due hanno raggiunto il piazzale esterno. «E’ stata una decisione provvidenziale.
Se l’esplosione si fosse verificata nell’azienda le conseguenze sarebbero state più gravi», assicurano gli esperti. In attesa che le indagini dei carabinieri facciano luce sull’episodio, il titolare della Sabino preferisce non commentare l’accaduto. «E’ molto dispiaciuto per ciò che è successo. L’operaio ferito è uno dei dipendenti migliori. E’ una persona a cui l’azienda è affezionata. I responsabili della Sabino faranno il possibile per aiutare lui e la sua famiglia», afferma il legale dell’azienda, l’avvocato Giovanni Cerella. Per la moglie dell’operaio ustionato sono ore di angoscia. La donna confida sui medici.
Sull’ennesimo incidente sul lavoro intervengono i sindacati. Cgil, Cisl e Uil ancora una volta si appellano al principio della prevenzione e dell’applicazione di tutte le norme per la sicurezza nei luoghi di lavoro. «Da anni i sindacati si battono per eliminare incidenti e morti bianche. Gli sforzi profusi finora hanno ridotto, ma non ancora eliminato del tutto, gli infortuni: ancora oggi in Italia si verifica un decesso ogni tre giorni di lavoro. E’ necessario accrescere la cultura della prevenzione e della sicurezza», affermano i sindacati.
Al momento della deflagrazione accanto a G.M. c’era un chimico, D.D., 51 anni, di Gissi. L’uomo non ha riportato ferite, ma è sotto shock. Stando alle testimonianze raccolte dagli investigatori, nessuno poteva prevedere l’esplosione. Il razzo che G.M stava maneggiando è di recente fabbricazione. La Sabino Esplodenti, azienda che dal 1972 si occupa di rendere innocui esplosivi e materiale pirico, è stata incaricata dal ministero della Difesa di inertizzare i proiettili luminosi: munizioni che hanno una miscela di nitrato e polvere di magnesio che produce una scia luminosa, permettendo a chi spara di vedere il percorso del razzo. G.M.e D.D. stavano eseguendo una procedura sperimentale. Per evitare che le esalazioni e il fumo prodotto dalla inertizzazione potessero arrecare fastidio, i due hanno raggiunto il piazzale esterno. «E’ stata una decisione provvidenziale.
Se l’esplosione si fosse verificata nell’azienda le conseguenze sarebbero state più gravi», assicurano gli esperti. In attesa che le indagini dei carabinieri facciano luce sull’episodio, il titolare della Sabino preferisce non commentare l’accaduto. «E’ molto dispiaciuto per ciò che è successo. L’operaio ferito è uno dei dipendenti migliori. E’ una persona a cui l’azienda è affezionata. I responsabili della Sabino faranno il possibile per aiutare lui e la sua famiglia», afferma il legale dell’azienda, l’avvocato Giovanni Cerella. Per la moglie dell’operaio ustionato sono ore di angoscia. La donna confida sui medici.
Sull’ennesimo incidente sul lavoro intervengono i sindacati. Cgil, Cisl e Uil ancora una volta si appellano al principio della prevenzione e dell’applicazione di tutte le norme per la sicurezza nei luoghi di lavoro. «Da anni i sindacati si battono per eliminare incidenti e morti bianche. Gli sforzi profusi finora hanno ridotto, ma non ancora eliminato del tutto, gli infortuni: ancora oggi in Italia si verifica un decesso ogni tre giorni di lavoro. E’ necessario accrescere la cultura della prevenzione e della sicurezza», affermano i sindacati.