Inps di Chieti, 40 esuberi sit-in sotto la prefettura
Protesta organizzata dai sindacati, si teme la chiusura di sedi e sportelli e l’affidamento dei servizi a esterni. Cgil: tagli sui progetti contro l’evasione
CHIETI. Una mannaia su posti di lavoro ma soprattutto su servizi erogati ai cittadini. Ieri Unione sindacale di Base, Cgil, Uil, Cisl, Cisal ed Rsu Inps sono scesi in piazza per una protesta contro i tagli sugli enti previdenziali, avviati dalla spending review e aggravati dalla legge di stabilità ancora in discussione nel Parlamento. Una cinquantina i manifestanti che hanno animato la protesta con un presidio in Prefettura, in concomitanza con analoghe forme di protesta sull'intera penisola. Sono stati distribuiti volantini informativi tra i passanti, per illustrare le ragioni della manifestazione. L’azione andrà avanti. Martedì 13 è prevista un’assemblea nazionale davanti a Montecitorio, a cui parteciperà anche una folta delegazione abruzzese. E' stata organizzata già la partenza di 5 autobus»
La spending review», dicono Mario Frittelli e Silvio Di Primio dell’Usb, «ha previsto il taglio di 4 mila dipendenti entro il marzo 2013. Sulla provincia di Chieti significa 40 esuberi che per chi ha i requisiti sfocia nella pensione anticipata, per gli altri in mobilità. L’articolo 4 del decreto stabilità 2013, poi, elimina le risorse economiche destinate dall’articolo 18 della legge 88/89, circa 300 milioni di euro, destinati al miglioramento dei servizi».
Stando ai sindacalisti questo per i cittadini significherà la chiusura di sportelli e sedi Inps, ma anche la privatizzazione di diversi servizi per mancanza di personale. «Già oggi è presente una forte esternalizzazione con la società Kpmg che la fa da padrona», continuano Frittelli e Di Primio, «e il fatto che verrà ulteriormente inasprita la telematizzazione delle domande di servizio, significherà che i cittadini dovranno sempre di più ricorrere all’assistenza di consulenti privati. L’Inps, del resto, attrae, visto che gestisce un patrimonio di 700 miliardi di euro l’anno, soldi pubblici». «Dietro tutto questo», concludono i sindacalisti, c’è la prosecusione di un progetto teso a far scomparire la previdenza pubblica e ad andare verso la completa privatizzazione del sistema». Tra i tagli previsti nella legge di stabilità figurano fondi finalizzati a progetti per l’emersione del sommerso.
«Il grosso dei fondi tagliati andavano su progetti finalizzati al recupero dell’evasione contributiva», afferma Andrea Gagliardi della Fp-Cgil, «i dipendenti degli enti previdenziali erano incentivati con questi fondi a portare avanti questi progetti. Ora, proprio per il venir meno, vedranno ridotta la propria retribuzione in maniera pesante. Per non parlare sulla ricaduta sociale che la mancata attuazione di questa progettazione significherà. Se a tutto questo aggiungiamo i tagli per 4 mila posti di lavoro, previsti dalla spending review, abbiamo chiuso il cerchio di un problema enorme, facile da comprendere». (s.b.)
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