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L’Acs vuole chiudere la fabbrica

Labbrozzi (Fiom-Cgil): istituzioni assenti in Val di Sangro

ATESSA. Continua lo smantellamento dell’indotto nella Val di Sangro: la direzione aziendale della Acs, azienda che produce imbottiture per i sedili del Ducato Sevel, ha comunicato nuovamente al tavolo sindacale la volontà di chiedere lo stabilimento di Atessa. Lo stesso accadde tre e due anni fa quando, dopo settimane di sciopero, l’azienda rinunciò e accettò, la prima volta di ricorrere alla cassa straordinaria e la seconda di attivare la procedura per usufruire di due anni di solidarietà.

Una lettera aperta al presidente della provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, e al sindaco di Atessa, Nicola Cicchitti, è stata inviata da Davide Labbrozzi, segretario provinciale della Fiom-Cgil che chiede di aprire subito un tavolo sindacale che coinvolga sindacato e azienda Acs.

«In questi tre anni la Val di Sangro non ha visto l’interesse delle istituzioni, impegno atto a rilanciare un territorio devastato dalla crisi e in grave pericolo di vita», dice Labbrozzi che aggiunge: «Nulla è stato fatto per le aree industriali e nessuna interlocuzione c’è stata con le aziende che stanno morendo lentamente. Il sindacato non ce la fa più a fronteggiare la forza prorompente della crisi». La chiusura dell’Acs potrebbe coincidere con l’apertura di una nuova fase, quella dello smantellamento delle aziende che non ce la fanno più. «In Val di Sangro», afferma Labbrozzi, «abbiamo resistito, siamo quasi sempre riusciti a evitare la chiusura e la fuga delle imprese; a oggi troppi siti produttivi scricchiolano e noi abbiamo bisogno di aiuto. Un soccorso chiediamo oggi al presidente della Provincia e al sindaco di Atessa con i quali abbiamo interloquito in passato e i quali vorremmo diventassero alleati delle forze anti-crisi e cassa di risonanza di un mondo industriale che potrebbe sparire».

Matteo Del Nobile

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