L’appello di 4 mamme coi bimbi «Vogliamo tornare a Lanciano»
Arrivate nel Casertano, l’alloggio non era pronto: quindi il trasferimento a Montesarchio (Benevento) Serafini (Protezione civile): li ospitano brave persone, devono adattarsi, la nostra vicinanza c’è tutta
LANCIANO. Sono arrivate a Montesarchio, in provincia di Benevento, le 4 mamme e 8 bambini ucraini partiti dall'Hotel Excelsior di Lanciano su disposizione nazionale della Protezione civile. Tra loro anche Helena, la ragazza di 27 anni con tre bambini, di cui l'ultima, Dominika, è nata appena due settimane fa, il 26 ottobre, all'ospedale Renzetti, raggiunto a piedi dalla mamma in travaglio. L'impatto con la nuova realtà non è stato dei migliori. Helena, partita attorno alle 11 di mercoledì da Lanciano su un mini bus della Croce Rossa, è stata portata prima in un alloggio in provincia di Caserta che tuttavia, per ammissione degli stessi operatori, «non era ancora pronto» essendo stato trovato sporco e in condizioni non idonee. Da lì le mamme e i bambini sono stati poi trasferiti Nel Beneventano, a circa un'ora di auto di distanza dal Casertano in un residence gestito dalla cooperativa Esculapio di Napoli. È ciò che prevede il dispositivo nazionale varato dal governo Draghi.
I profughi ucraini potevano usufruire solo temporaneamente nelle strutture alberghiere per poi essere trasferiti in strutture dove poter pianificare l'accoglienza a lungo termine. Entro il 20 novembre tutti gli ucraini alloggiati negli hotel abruzzesi devono essere trasferiti in alloggi diffusi e strutture di accoglienza messe a disposizione dagli enti del terzo settore, nelle regioni il più possibile vicine. Ma Helena e le altre mamme vorrebbero tornare a Lanciano. La prima notte a Montesarchio è passata in bianco. Tante le emozioni, la paura, le novità ancora tutte da gestire. «Ho sentito freddo, la casa è vecchia, anche la bambina si è svegliata ogni ora per il freddo», ha raccontato al Centro Helena. Piano piano però si sta ambientando. Ai bambini manca la scuola Principe di Piemonte, ma hanno un'area giochi vicino. La casa è vecchia, ma ha mobili per la cucina nuovi. «Le siamo stati vicino in ogni modo cercando di farle sentire il meno possibile il disagio della situazione», racconta Morena Serafini, responsabile della Protezione civile di Chieti che ha accompagnato personalmente le donne e i bambini, «le abbiamo fornito piumoni e scaldabagno elettrici e conosciamo il titolare della cooperativa che viene spesso a Vasto con la moglie, è una brava persona. Devono cercare di adattarsi».
Del viaggio di Helena e del destino dei bambini ucraini che per sei mesi sono stati lancianesi a tutti gli effetti si stanno occupando in tanti. I lettori del Centro che hanno espresso vicinanza e solidarietà a questi bimbi, ma anche l'esponente di Italia Viva ed ex deputato Camillo D'Alessandro che sul suo profilo Facebook ha fatto appello ai parlamentari eletti in Abruzzo. «Se fossi parlamentare», ha detto D'Alessandro, «presenterei interrogazione urgente al ministero dell'Interno per chiedere come sia possibile e perché famiglie profughe, con bambini che avevano iniziato la scuola, vengano trasferiti come se tutto fosse uguale, una sorta di pacco». Anche l'assessore alle politiche sociali di Lanciano, Cinzia Amoroso, sta approfondendo la situazione. «Voglio interessare la Regione della questione», spiega, «vorrei capire in che modo possono interagire i Comuni in situazioni come questa visto che la gestione dell'accoglienza viene demandata alla sola Protezione civile e al terzo settore».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I profughi ucraini potevano usufruire solo temporaneamente nelle strutture alberghiere per poi essere trasferiti in strutture dove poter pianificare l'accoglienza a lungo termine. Entro il 20 novembre tutti gli ucraini alloggiati negli hotel abruzzesi devono essere trasferiti in alloggi diffusi e strutture di accoglienza messe a disposizione dagli enti del terzo settore, nelle regioni il più possibile vicine. Ma Helena e le altre mamme vorrebbero tornare a Lanciano. La prima notte a Montesarchio è passata in bianco. Tante le emozioni, la paura, le novità ancora tutte da gestire. «Ho sentito freddo, la casa è vecchia, anche la bambina si è svegliata ogni ora per il freddo», ha raccontato al Centro Helena. Piano piano però si sta ambientando. Ai bambini manca la scuola Principe di Piemonte, ma hanno un'area giochi vicino. La casa è vecchia, ma ha mobili per la cucina nuovi. «Le siamo stati vicino in ogni modo cercando di farle sentire il meno possibile il disagio della situazione», racconta Morena Serafini, responsabile della Protezione civile di Chieti che ha accompagnato personalmente le donne e i bambini, «le abbiamo fornito piumoni e scaldabagno elettrici e conosciamo il titolare della cooperativa che viene spesso a Vasto con la moglie, è una brava persona. Devono cercare di adattarsi».
Del viaggio di Helena e del destino dei bambini ucraini che per sei mesi sono stati lancianesi a tutti gli effetti si stanno occupando in tanti. I lettori del Centro che hanno espresso vicinanza e solidarietà a questi bimbi, ma anche l'esponente di Italia Viva ed ex deputato Camillo D'Alessandro che sul suo profilo Facebook ha fatto appello ai parlamentari eletti in Abruzzo. «Se fossi parlamentare», ha detto D'Alessandro, «presenterei interrogazione urgente al ministero dell'Interno per chiedere come sia possibile e perché famiglie profughe, con bambini che avevano iniziato la scuola, vengano trasferiti come se tutto fosse uguale, una sorta di pacco». Anche l'assessore alle politiche sociali di Lanciano, Cinzia Amoroso, sta approfondendo la situazione. «Voglio interessare la Regione della questione», spiega, «vorrei capire in che modo possono interagire i Comuni in situazioni come questa visto che la gestione dell'accoglienza viene demandata alla sola Protezione civile e al terzo settore».
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