L'autopsia: il bimbo morto era sano
Il decesso per mancanza di ossigeno, accusato anche il ginecologo
PESCARA. Uno scompenso respiratorio legato, probabilmente, alla malattia della mamma. Sarebbe stata la mancanza di ossigeno a causare la morte del piccolo Francesco, il nome che la coppia avrebbe dato a quel bimbo morto quando la signora Federica Cialdella era all'ottavo mese di gravidanza. La procura di Pescara, su disposizione del pm Valentina D'Agostino, ha aperto un'inchiesta con quattro indagati in cui le ipotesi di reato sono lesioni gravissime nei confronti della madre e aborto colposo. Nel frattempo, la signora Cialdella, pescarese di 37 anni, è ricoverata nell'ospedale di Pescara, nel reparto di ostetricia-ginecologia, in gravi condizioni.
«BIMBO SANO». E' iniziata all'una l'autopsia sul corpicino del bimbo ed è andata avanti per tre ore. Sia i medici legali nominati dal pm - Giuseppe Sciarra e il professor Bacci di Perugia - sia il consulente di parte Patrizio Rossi non hanno riscontrato malformazioni sul bimbo, rilevando anche che la placenta non presentava segni di potologie: il bambino sarebbe stato sano. I consulenti della procura hanno aggiunto che il bimbo sarebbe deceduto per uno scompenso acuto di cuore dovuto a ipossia, ossia a una mancanza di ossigeno avvenuta, probabilmente, in seguito alle condizioni della mamma colpita da emorragia interna. Per il consulente di parte, l'autopsia non avrebbe rilevato malformazioni o anomalie sul bimbo: una gravidanza perfetta, avrebbe annotato il medico legale.
I 4 INDAGATI. L'autopsia sul corpicino era un «atto irripetibile e urgente» per cercare di risalire al decesso e alle eventuali responsabilità. E' stato un atto dovuto, quindi, iscrivere sul registro degli indagati i 4 medici dell'ospedale di Chieti dov'era stata inizialmente ricoverata e poi dimessa Cialdella, per due volte e nel giro di 24 ore: sono il ginecologo Luciano Di Tizio e i tre medici del pronto soccorso teatino Anna Carfagnini, Tiziana Ferrara e Anna Pia Castigliego per cui le ipotesi di reato sono lesioni gravissime nei confronti della signora e aborto colposo per quanto riguarda il feto. Il fascicolo nella mani del pm è stato infatti aperto in seguito alla denuncia della coppia pescarese assistita dagli avvocati Laura Castellano e Canio Salese. Coniugi distrutti dal dolore e che daranno l'addio al figlioletto atteso da 15 anni oggi pomeriggio, alle 16.30, nella chiesa del Mare di Pescara.
CARTELLE SEQUESTRATE. Il dramma di Federica e Paolo Cialdella, originario di Brindisi, 39 anni, residente a Spoltore e titolare della Pescheria il Peschereccio in via Roma a Pescara, si è consumato tra giovedì 25 e venerdì 26 agosto. La donna, ora ricoverata, ha iniziato a lamentare dolori fortissimi a un fianco. Alle due di notte, il marito la porta all'ospedale di Chieti da cui viene dimessa. Una volta a casa la donna, all'ottavo mese di gravidanza, continua ad avvertire dolori lancinanti e, nel pomeriggio, il marito la riporta al pronto soccorso di Chieti.
I medici, secondo il racconto di Cialdella, si sarebbero limitati ad effettuare un'ecografia e un monitoraggio del feto: le contrazioni non c'erano e non ci sarebbero stati i presupposti per il ricovero. Ma l'odissea della coppia non si ferma: la signora sta sempre male, ha la pressione a 40 e il marito chiama il 118 di Pescara. I sanitari arrivano e riprende la corsa in ospedale: la donna viene operata per cinque ore, i medici la salvano e le salvano l'utero. Ma Federica Cialdella resta grave, ha un'emorragia interna e non è chiaro da cosa sia generata. Intanto, le cartelle cliniche dell'ospedale di Chieti sono state sequestrate e al policlinico di Colle dell'Ara è stata aperta un'indagine interna per fare chiarezza sulle cause della vicenda che ha portato alla morte del piccolo. Il direttore della clinica di Chieti, Marco Liberati, ha fatto sapere che nei confronti della donna è stato fatto quanto era dovuto e con il massimo scrupolo. Ferrara è difesa dall'avvocato Federico Squartecchia, Di Tizio da Cristiano Sicari, Carfagnigni da Valter De Cesare e Castigliego da Francesco Pagnanelli e Cesare Borgia.
«BIMBO SANO». E' iniziata all'una l'autopsia sul corpicino del bimbo ed è andata avanti per tre ore. Sia i medici legali nominati dal pm - Giuseppe Sciarra e il professor Bacci di Perugia - sia il consulente di parte Patrizio Rossi non hanno riscontrato malformazioni sul bimbo, rilevando anche che la placenta non presentava segni di potologie: il bambino sarebbe stato sano. I consulenti della procura hanno aggiunto che il bimbo sarebbe deceduto per uno scompenso acuto di cuore dovuto a ipossia, ossia a una mancanza di ossigeno avvenuta, probabilmente, in seguito alle condizioni della mamma colpita da emorragia interna. Per il consulente di parte, l'autopsia non avrebbe rilevato malformazioni o anomalie sul bimbo: una gravidanza perfetta, avrebbe annotato il medico legale.
I 4 INDAGATI. L'autopsia sul corpicino era un «atto irripetibile e urgente» per cercare di risalire al decesso e alle eventuali responsabilità. E' stato un atto dovuto, quindi, iscrivere sul registro degli indagati i 4 medici dell'ospedale di Chieti dov'era stata inizialmente ricoverata e poi dimessa Cialdella, per due volte e nel giro di 24 ore: sono il ginecologo Luciano Di Tizio e i tre medici del pronto soccorso teatino Anna Carfagnini, Tiziana Ferrara e Anna Pia Castigliego per cui le ipotesi di reato sono lesioni gravissime nei confronti della signora e aborto colposo per quanto riguarda il feto. Il fascicolo nella mani del pm è stato infatti aperto in seguito alla denuncia della coppia pescarese assistita dagli avvocati Laura Castellano e Canio Salese. Coniugi distrutti dal dolore e che daranno l'addio al figlioletto atteso da 15 anni oggi pomeriggio, alle 16.30, nella chiesa del Mare di Pescara.
CARTELLE SEQUESTRATE. Il dramma di Federica e Paolo Cialdella, originario di Brindisi, 39 anni, residente a Spoltore e titolare della Pescheria il Peschereccio in via Roma a Pescara, si è consumato tra giovedì 25 e venerdì 26 agosto. La donna, ora ricoverata, ha iniziato a lamentare dolori fortissimi a un fianco. Alle due di notte, il marito la porta all'ospedale di Chieti da cui viene dimessa. Una volta a casa la donna, all'ottavo mese di gravidanza, continua ad avvertire dolori lancinanti e, nel pomeriggio, il marito la riporta al pronto soccorso di Chieti.
I medici, secondo il racconto di Cialdella, si sarebbero limitati ad effettuare un'ecografia e un monitoraggio del feto: le contrazioni non c'erano e non ci sarebbero stati i presupposti per il ricovero. Ma l'odissea della coppia non si ferma: la signora sta sempre male, ha la pressione a 40 e il marito chiama il 118 di Pescara. I sanitari arrivano e riprende la corsa in ospedale: la donna viene operata per cinque ore, i medici la salvano e le salvano l'utero. Ma Federica Cialdella resta grave, ha un'emorragia interna e non è chiaro da cosa sia generata. Intanto, le cartelle cliniche dell'ospedale di Chieti sono state sequestrate e al policlinico di Colle dell'Ara è stata aperta un'indagine interna per fare chiarezza sulle cause della vicenda che ha portato alla morte del piccolo. Il direttore della clinica di Chieti, Marco Liberati, ha fatto sapere che nei confronti della donna è stato fatto quanto era dovuto e con il massimo scrupolo. Ferrara è difesa dall'avvocato Federico Squartecchia, Di Tizio da Cristiano Sicari, Carfagnigni da Valter De Cesare e Castigliego da Francesco Pagnanelli e Cesare Borgia.
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