L’indagato per terrorismo e l’attentatore di Bruxelles: spuntano contatti sui social
Accertamenti sui rapporti virtuali fra il tunisino di 39 anni che abita nel Vastese e il connazionale che ha ucciso due svedesi in strada a colpi di Kalashnikov
FRESAGRANDINARIA. Spuntano contatti su Facebook tra Taha Boussetta, tunisino di 39 anni che vive a Fresagrandinaria, e il connazionale Abdesalem Lassoued (45), l’autore dell’attentato terroristico di Bruxelles dello scorso 16 ottobre in cui sono morti due svedesi, trucidati in strada a colpi di Kalashnikov. A scoprirlo sono stati i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros) che, lunedì sera, hanno perquisito il nordafricano durante l’operazione scattata nel piccolo paese del Vastese, poco più di 900 anime, dove lui vive in un’abitazione nelle vicinanze della scuola, in via Papa Giovanni XXIII.
LE ACCUSE
Boussetta, giunto in Abruzzo nell’ambito di un programma di protezione dedicato ai rifugiati, è ora indagato per associazione con finalità di terrorismo internazionale e per istigazione a delinquere in un’inchiesta aperta dalla Direzione distrettuale dell’Aquila. Più nel dettaglio, è accusato di aver fatto attività di propaganda e proselitismo per lo Stato islamico, pubblicando foto e frasi dal contenuto ritenuto violento.
S’INDAGA SUI RAPPORTI
Gli accertamenti puntano a scandagliare i rapporti virtuali tra Boussetta e l’uomo vestito da fattorino che, sei mesi fa, ha ammazzato – al grido di «Allah akbar» – una coppia di tifosi scandinavi che si trovava in Belgio per la partita di calcio della nazionale svedese ed è morto poi sotto i colpi della polizia la sera stessa dopo un lungo inseguimento. In questo senso, saranno decisive anche le analisi sui cellulari e gli altri dispositivi informatici sequestrati al trentanovenne a inizio settimana. L’obiettivo, dunque, è ricostruire l’intera rete di relazioni dell’indagato, che era solito pubblicare sulla sua bacheca anche foto di armi. Come quella in cui è ritratto un militare con la tuta mimetica, in possesso di fucile d’assalto, con il volto quasi completamente coperto e con alle spalle un mezzo blindato.
L’ARRIVO IN ITALIA
L’attentatore di Bruxelles aveva vissuto in Italia dal 2012, quando era sbarcato a Lampedusa, al 2016, l’anno in cui era scomparso dai radar dell’antiterrorismo del nostro Paese, che aveva segnalato alle autorità belghe come Lassoued fosse un estremista islamico potenzialmente pericoloso. Una storia simile a quella di decine di altri attentatori d’Europa, lupi solitari che – caricati da terroristi islamici – si sono trasformati in armi umane.
LE ALTRE PERQUISIZIONI
Lo scorso febbraio la rete di contatti in Italia di Lassoued è stata al centro delle perquisizioni ordinate dalla Direzione distrettuale di Bologna, la città in cui il terrorista aveva vissuto, prima di arrivare in Svezia, Norvegia e, infine, Belgio. I provvedimenti di due mesi fa sono scattati nei confronti di 18 persone, tutte di origine nordafricana, che abitano nelle province di Teramo, Bologna, Brescia, Como, Fermo, Ferrara, Lecco, Macerata, Palermo, Perugia, Roma, Torino, Trento e Udine. Sono tutte appartenenti alla cerchia relazionale virtuale di Lassoued e risultano titolari di profili social con contenuti tipici degli ambienti dell’estremismo di matrice religiosa.
GLI SVILUPPI
Le indagini del Ros non si sono fermate, per poi sfociare nel blitz di tre giorni fa, quando gli investigatori esperti di antiterrorismo sono piombati a Fresagrandinaria nel tardo pomeriggio per perquisire l’abitazione di Boussetta e passare al setaccio il contenuto di tutti i dispositivi informatici a lui in uso. Il trentanovenne, che è indagato a piede libero, è stato portato nella caserma del paese per completare tutte le procedure previste in questi casi; poi, durante la notte, ha potuto fare ritorno a casa.
PAESE SOTTO CHOC
Boussetta è arrivato a Fresagrandinaria – come confermano dal Comune – circa un anno fa, nel contesto di un progetto per l’accoglienza coordinato dal ministero dell’Interno. In paese sono state accolte anche altre tre famiglie, seguite da due cooperative che si sono occupate di reperire da alcuni privati gli alloggi da destinare agli immigrati. Tra questi, c’è la casa in cui Boussetta vive con moglie e figli e da dove, stando alle accuse ipotizzate dalla Direzione distrettuale dell’Aquila, faceva propaganda e istigava al terrorismo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
LE ACCUSE
Boussetta, giunto in Abruzzo nell’ambito di un programma di protezione dedicato ai rifugiati, è ora indagato per associazione con finalità di terrorismo internazionale e per istigazione a delinquere in un’inchiesta aperta dalla Direzione distrettuale dell’Aquila. Più nel dettaglio, è accusato di aver fatto attività di propaganda e proselitismo per lo Stato islamico, pubblicando foto e frasi dal contenuto ritenuto violento.
S’INDAGA SUI RAPPORTI
Gli accertamenti puntano a scandagliare i rapporti virtuali tra Boussetta e l’uomo vestito da fattorino che, sei mesi fa, ha ammazzato – al grido di «Allah akbar» – una coppia di tifosi scandinavi che si trovava in Belgio per la partita di calcio della nazionale svedese ed è morto poi sotto i colpi della polizia la sera stessa dopo un lungo inseguimento. In questo senso, saranno decisive anche le analisi sui cellulari e gli altri dispositivi informatici sequestrati al trentanovenne a inizio settimana. L’obiettivo, dunque, è ricostruire l’intera rete di relazioni dell’indagato, che era solito pubblicare sulla sua bacheca anche foto di armi. Come quella in cui è ritratto un militare con la tuta mimetica, in possesso di fucile d’assalto, con il volto quasi completamente coperto e con alle spalle un mezzo blindato.
L’ARRIVO IN ITALIA
L’attentatore di Bruxelles aveva vissuto in Italia dal 2012, quando era sbarcato a Lampedusa, al 2016, l’anno in cui era scomparso dai radar dell’antiterrorismo del nostro Paese, che aveva segnalato alle autorità belghe come Lassoued fosse un estremista islamico potenzialmente pericoloso. Una storia simile a quella di decine di altri attentatori d’Europa, lupi solitari che – caricati da terroristi islamici – si sono trasformati in armi umane.
LE ALTRE PERQUISIZIONI
Lo scorso febbraio la rete di contatti in Italia di Lassoued è stata al centro delle perquisizioni ordinate dalla Direzione distrettuale di Bologna, la città in cui il terrorista aveva vissuto, prima di arrivare in Svezia, Norvegia e, infine, Belgio. I provvedimenti di due mesi fa sono scattati nei confronti di 18 persone, tutte di origine nordafricana, che abitano nelle province di Teramo, Bologna, Brescia, Como, Fermo, Ferrara, Lecco, Macerata, Palermo, Perugia, Roma, Torino, Trento e Udine. Sono tutte appartenenti alla cerchia relazionale virtuale di Lassoued e risultano titolari di profili social con contenuti tipici degli ambienti dell’estremismo di matrice religiosa.
GLI SVILUPPI
Le indagini del Ros non si sono fermate, per poi sfociare nel blitz di tre giorni fa, quando gli investigatori esperti di antiterrorismo sono piombati a Fresagrandinaria nel tardo pomeriggio per perquisire l’abitazione di Boussetta e passare al setaccio il contenuto di tutti i dispositivi informatici a lui in uso. Il trentanovenne, che è indagato a piede libero, è stato portato nella caserma del paese per completare tutte le procedure previste in questi casi; poi, durante la notte, ha potuto fare ritorno a casa.
PAESE SOTTO CHOC
Boussetta è arrivato a Fresagrandinaria – come confermano dal Comune – circa un anno fa, nel contesto di un progetto per l’accoglienza coordinato dal ministero dell’Interno. In paese sono state accolte anche altre tre famiglie, seguite da due cooperative che si sono occupate di reperire da alcuni privati gli alloggi da destinare agli immigrati. Tra questi, c’è la casa in cui Boussetta vive con moglie e figli e da dove, stando alle accuse ipotizzate dalla Direzione distrettuale dell’Aquila, faceva propaganda e istigava al terrorismo.
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