manzi (uilm)
«L’investimento della Honda è una grande conquista»
ATESSA. «Le perplessità, i dubbi e i rischi legati alla crisi europea del mercato delle due ruote restano, ma bisogna ricordare che l’investimento di 7.100.000 euro da parte di Honda sul territorio,...
ATESSA. «Le perplessità, i dubbi e i rischi legati alla crisi europea del mercato delle due ruote restano, ma bisogna ricordare che l’investimento di 7.100.000 euro da parte di Honda sul territorio, non era previsto nell’accordo siglato al ministero e che si tratta di una grande conquista grazie alle pressioni di tutte le organizzazioni sindacali presenti in quella sede». Nicola Manzi, segretario provinciale Uilm, replica così allo scetticismo del suo collega di Fim-Cisl, Domenico Bologna sulle azioni intraprese dalla casa giapponese per la Val di Sangro.
Per Manzi, il fatto che la Honda abbia ricominciato a credere nelle fabbriche dell’indotto è un elemento positivo che darà i suoi frutti. «Nessuna polemica con la Fim, forse è sfuggito che i 7milioni di euro», sottolinea il segretario Uilm-Uil, «non sono distribuiti a pioggia nelle 26 aziende della subfornitura, ma sono destinati ad attrezzature e macchinari per realizzare componenti dei due nuovi modelli specifici per il territorio. Siamo riusciti a farci garantire da Honda che le aziende che prenderanno le commesse per questo tipo di fornitura saranno obbligate a servirsi della manodopera di chi ha già lavorato nella filiera dell’indotto e in qualche modo ne è stato espulso. Questo significa per noi una garanzia in termini di lavoro e di occupazione. È da rimarcare che le aziende che prenderanno gli ordinativi per i due nuovi modelli di scooter», aggiunge Manzi, «avranno un fatturato di 600 euro per ogni moto prodotta. Ciò si traduce in economia per il territorio. Non dimentichiamo», conclude Manzi, «che la Honda sta dando una risposta concreta a un dissesto dello stabilimento di Atessa che, grazie alla crisi e alla cattiva gestione precedente, aveva accumulato oltre 39 milioni di euro di debiti. Lo stabilimento di Atessa rischiava di restare una fabbrica di assemblaggio o un magazzino». (d.d.l.)
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