L'ultima trovata di Verino: non mi votate
Finisce l'era di Caldarelli: progetti fatti, bruciati e il rimpianto dell'aeroporto
SAN GIOVANNI TEATINO. «Non mi votate, largo ai giovani». Se ne esce così, Verino Caldarelli, il sindaco dagli occhi azzurrri di San Giovanni Teatino, seduto sulla poltrona del Comune che guida da dieci anni. Un'ultima boutade pronunciata con piglio serio, senza un accenno di sorriso, nella convinzione «che tanto la mia lista prenderà mille voti in più dell'altra. Scommetiamo?».
Sessant'anni a luglio, sposato, due figli, due mandati di fila - la prima vittoria nel 2001 e la seconda nel 2006 - Caldarelli lascerà a maggio la sua stanza da primo cittadino con pochissimi rimpianti e con un'insofferenza a tracciare un bilancio del verinismo. Pragmatico nelle scelte ma teatrale nel gesto: «Fa le mattità, ma è intelligente», sussurrano in paese. «Presenzialista», «onnipresente», «autoritario» dicono i suoi detrattori che per interrompere il regno di Verino si sono uniti: centrodestra e centrosinistra, Pd e Pdl, aggregati in un unica lista che si chiama Progetto comune con la condidatura a sindaco di Luciano Marinucci, leader di un calderone che vuole esprimere un «profondo desiderio di cambiamento». A Progetto comune, Caldarelli oppone la lista civica Insieme guidata da Ezio Chiacchieretta. «Ma io voglio essere l'ultimo degli eletti», ironizza ancora.
IL DISEGNO PREMONITORE. E' il 1989 quando Caldarelli, figlio di un dipendente comunale, ragazzo cresciuto giocando a ramino e a poker per raggranellare qualche soldo per comprarsi le sigarette, schizza un disegno visionario, una San Giovanni Teatino proiettata nel futuro. Oggi riguarda quel disegno e ritrova la chiesa, la scuola, le strade e si compiace delle sue doti da veggente. Anni in cui, Caldarelli fa il primo colpo di testa, «perché ero nella Dc e l'ho fatta saltare», ghigna, «perché San Giovanni Teatino era un piatto appetibile, la gallina dalla uova d'oro soprattutto per la gestione del consorzio industriale». Diventa socialista, poi per dieci anni lascia la politica e poi rientra prima nel centrodestra, poi nell'Udeur, nell'Idv, passa al Pd fino a una lista civica che chiama semplicemente Insieme liberi e partecipi, ma che nasce dalla matematica, "La teoria degli insiemi": gli insiemi e i sottoinsiemi che, però, sono destinati a essere inglobati nel tutto e lo scompaginano. «Verino che studia», fanno eco in paese.
L'ADAGIO DI VERINO. Sbrigativo, dai modi spicci, il sindaco che, la mattina, firma ancora le carte d'identità perché vuole conoscere i suoi cittadini, Caldarelli guarda alla sua creatura, San Giovannio Teatino cresciuta sotto il profilo urbanistico e fa «un giochino», come lo chiama. «Domando a qualcuno: cosa vi ricordate del paese prima del mio arrivo? Una volta, un signore, prima mi ha risposto che non ricordava nulla e il giorno successivo mi ha chiamato per dirmi: "Ricordo quel giardinetto lì...", mi ha detto». Il cimitero, le scuole, la città dello sport, i centri commerciali, l'asilo nido, la bilioteca, le strade, il prossimo arrivo dell'Ikea: un elenco di cose che per Caldarelli sono servite a sfatare un vecchio adagio. «Quello che a San Giovanni Teatino la gente era sporca perché non c'era l'acqua e quello che a San Giovanni Teatino non si poteva neanche morire perché non c'erano le tombe».
LA NOBILE CAUSA. Caldarelli sta seduto, gesticola un po' e racconta perché in dieci anni ha dovuto dare fuoco a progetti, è stato costretto a lottare affinché la pista dell'aeroporto non passasse sopra i centri commerciali, ha abbattuto chiese e si è opposto a modo suo al pedaggio dell'Asse attrezzato. «Ma se l'università mi porta un progetto scriteriato, con una galleria e strade che passano sopra case e impianti sportivi, che devo fare? Io do fuoco a un progetto che non mi piace: lo faccio per una nobile causa».
Un sentire che arriva al gesto eclatante e che ha accompagnato anche l'ultima trovata, quella sull'Asse attrezzato. Calderelli che si inventa di multare gli automobilisti che transitano nelle sue strade per evitare il futuro pedaggio dell'Asse attrezzato. La nobile causa - non infestare le strade cittadine - collegata ancora al gesto. Cadarelli che piazza tutor e scrive un vademecun per l'automobilista.
VERINO IL GIOCATORE. Adesso che il verinismo sta per concludersi, il sindaco uscente sbatte i pugni sul tavolo per non essere riuscito a sviluppare di più l'aereoporto. I suoi successi li ha appiccicati sul muro, in un album in Comune che contempla la città dello sport, il servizio di comunicazione diretta con i cittadini, le opere fatte per l'ambiente, la futura chiesa che arriverà da Mario Botta e le rassegne culturali. Un puzzler in cui manca la passione di Verino: il bridge che, anche in campagna elettorale, lo porta a Salsomaggiore per i tornei nazionali.
«Alle olimpiadi di Torino, hanno sperimentato il bridge come disciplina. Poi, però, hanno ritenuto di eliminarla perché è uno sport che, per il Cio, non ha una componente fisica. Roba da matti, ma lo sanno quelli del Cio che condizione fisica occorre per stare seduti al tavolo da gioco? Peccato».
Sessant'anni a luglio, sposato, due figli, due mandati di fila - la prima vittoria nel 2001 e la seconda nel 2006 - Caldarelli lascerà a maggio la sua stanza da primo cittadino con pochissimi rimpianti e con un'insofferenza a tracciare un bilancio del verinismo. Pragmatico nelle scelte ma teatrale nel gesto: «Fa le mattità, ma è intelligente», sussurrano in paese. «Presenzialista», «onnipresente», «autoritario» dicono i suoi detrattori che per interrompere il regno di Verino si sono uniti: centrodestra e centrosinistra, Pd e Pdl, aggregati in un unica lista che si chiama Progetto comune con la condidatura a sindaco di Luciano Marinucci, leader di un calderone che vuole esprimere un «profondo desiderio di cambiamento». A Progetto comune, Caldarelli oppone la lista civica Insieme guidata da Ezio Chiacchieretta. «Ma io voglio essere l'ultimo degli eletti», ironizza ancora.
IL DISEGNO PREMONITORE. E' il 1989 quando Caldarelli, figlio di un dipendente comunale, ragazzo cresciuto giocando a ramino e a poker per raggranellare qualche soldo per comprarsi le sigarette, schizza un disegno visionario, una San Giovanni Teatino proiettata nel futuro. Oggi riguarda quel disegno e ritrova la chiesa, la scuola, le strade e si compiace delle sue doti da veggente. Anni in cui, Caldarelli fa il primo colpo di testa, «perché ero nella Dc e l'ho fatta saltare», ghigna, «perché San Giovanni Teatino era un piatto appetibile, la gallina dalla uova d'oro soprattutto per la gestione del consorzio industriale». Diventa socialista, poi per dieci anni lascia la politica e poi rientra prima nel centrodestra, poi nell'Udeur, nell'Idv, passa al Pd fino a una lista civica che chiama semplicemente Insieme liberi e partecipi, ma che nasce dalla matematica, "La teoria degli insiemi": gli insiemi e i sottoinsiemi che, però, sono destinati a essere inglobati nel tutto e lo scompaginano. «Verino che studia», fanno eco in paese.
L'ADAGIO DI VERINO. Sbrigativo, dai modi spicci, il sindaco che, la mattina, firma ancora le carte d'identità perché vuole conoscere i suoi cittadini, Caldarelli guarda alla sua creatura, San Giovannio Teatino cresciuta sotto il profilo urbanistico e fa «un giochino», come lo chiama. «Domando a qualcuno: cosa vi ricordate del paese prima del mio arrivo? Una volta, un signore, prima mi ha risposto che non ricordava nulla e il giorno successivo mi ha chiamato per dirmi: "Ricordo quel giardinetto lì...", mi ha detto». Il cimitero, le scuole, la città dello sport, i centri commerciali, l'asilo nido, la bilioteca, le strade, il prossimo arrivo dell'Ikea: un elenco di cose che per Caldarelli sono servite a sfatare un vecchio adagio. «Quello che a San Giovanni Teatino la gente era sporca perché non c'era l'acqua e quello che a San Giovanni Teatino non si poteva neanche morire perché non c'erano le tombe».
LA NOBILE CAUSA. Caldarelli sta seduto, gesticola un po' e racconta perché in dieci anni ha dovuto dare fuoco a progetti, è stato costretto a lottare affinché la pista dell'aeroporto non passasse sopra i centri commerciali, ha abbattuto chiese e si è opposto a modo suo al pedaggio dell'Asse attrezzato. «Ma se l'università mi porta un progetto scriteriato, con una galleria e strade che passano sopra case e impianti sportivi, che devo fare? Io do fuoco a un progetto che non mi piace: lo faccio per una nobile causa».
Un sentire che arriva al gesto eclatante e che ha accompagnato anche l'ultima trovata, quella sull'Asse attrezzato. Calderelli che si inventa di multare gli automobilisti che transitano nelle sue strade per evitare il futuro pedaggio dell'Asse attrezzato. La nobile causa - non infestare le strade cittadine - collegata ancora al gesto. Cadarelli che piazza tutor e scrive un vademecun per l'automobilista.
VERINO IL GIOCATORE. Adesso che il verinismo sta per concludersi, il sindaco uscente sbatte i pugni sul tavolo per non essere riuscito a sviluppare di più l'aereoporto. I suoi successi li ha appiccicati sul muro, in un album in Comune che contempla la città dello sport, il servizio di comunicazione diretta con i cittadini, le opere fatte per l'ambiente, la futura chiesa che arriverà da Mario Botta e le rassegne culturali. Un puzzler in cui manca la passione di Verino: il bridge che, anche in campagna elettorale, lo porta a Salsomaggiore per i tornei nazionali.
«Alle olimpiadi di Torino, hanno sperimentato il bridge come disciplina. Poi, però, hanno ritenuto di eliminarla perché è uno sport che, per il Cio, non ha una componente fisica. Roba da matti, ma lo sanno quelli del Cio che condizione fisica occorre per stare seduti al tavolo da gioco? Peccato».
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