La Cgil-medici critica i tagli della Asl
Il sindacato: assurdo chiudere ospedali, va potenziato il servizio 1183
CHIETI. «Un progetto condiviso per potenziare il territorio con la quota dei 255 milioni del fondino». Medici e comparto della Cgil rilanciano sull'atto aziendale della Asl. Oggi a partire dalle 14.30 sono previsti gli incontri di presentazione del documento di programmazione e funzionamento della Asl tra direzione aziendale con Francesco Zavattaro, Amedeo Budassi e Silvia Cavalli e i camici bianchi. In seconda battuta, invece,i vertici della Asl ascolteranno le richieste e le proposte delle professionalità sanitarie e amministrative dell'azienda sanitaria.
La Cgil venerdì sera ha inviato una nota articolata con osservazioni all'atto aziendale, da cui emerge la proposta netta a organizzare meglio la medicina del territorio per compensare la chiusura degli ospedali. «L'atto aziendale», dice Maria Piccone, Cgil medici, «potrebbe essere condivisibile nelle sue linee generali, ma può essere difficilmente concretizzabile, se pensiamo ai regolamenti aziendali attuali e alla carenza propositiva e di progettazione sul territorio». La nota inviata alla direzione porta la firma anche del segretario provinciale della Fp-Cgil, Andrea Gagliardi.
«Dall'ultimo atto aziendale ricevuto», puntualizza Gagliardi, «l'ospedale di Atessa risulta avere due o 3 unità operative complesse. In pratica viene soppresso. Ancora una volta la zona interna della nostra provincia perde un presidio ospedaliero, senza avere nulla in programma rispetto al potenziamento del territorio e la messa in funzione del presidio territoriale assistenziale, Pta, realtà più articolata del distretto». Cosa fare allora? La Cgil costruisce una proposta di lavoro. «Il sistema di emergenza-urgenza va organizzato a dovere», continua Piccone, «soprattutto nelle zone montane è necessario prevedere un potenziamento del numero di postazioni 118 e il loro adeguamento tecnologico. Vanno poi organizzati i Pta laddove sono stati soppressi gli ospedali, aperti 24 ore su 24 e l'intera settimana, nonché dotati di rete informatica che metta in connessione le diverse strutture sul territorio in Telemedicina. Il distretto, poi, va visto come il luogo in cui si organizza la risposta personalizzata al bisogno di salute, attraverso una rete integrata di servizi socio-sanitari».
Da qui non può mancare, quindi, un'attenta indagine epidemiologica, che stimi i bisogni della popolazione e porti a servizi opportuni in ogni distretto. Determinante, poi, sempre a parere della Cgil, è la messa in campo di un sistema informatico adeguato che assicuri la risposta di salute facendo viaggiare le informazioni e non il paziente. Dettaglio non trascurabile in una provincia dove la stagione invernale rende difficile gli spostamenti montagna-costa. «Sempre per quanto riguarda il distretto», conclude Maria Piccone, «chiediamo con forza la restituzione al servizio pubblico dell'assistenza domiciliare integrata e dell'assistenza consultoriale, con il pieno funzionamento di tutte le attività ad esse connesse. Per la realizzazione di tutto ciò, se nell'atto aziendale vi fosse un progetto in tal senso, si potrebbe pensare all'utilizzo del fondino legato ai risultati, ossia la parte spettante alla nostra Asl dei 255 milioni di euro previsti». Solo con queste premesse, secondo il sindacato, si potrebbe accettare la chiusura degli ospedali. «Cgil, Cisl e Uil, a tal proposito» conclude Piccone «hanno già chiesto alla direzione generale la costituzione di un tavolo tecnico in rispetto dell'accordo regionale del 3 agosto 2011».
La Cgil venerdì sera ha inviato una nota articolata con osservazioni all'atto aziendale, da cui emerge la proposta netta a organizzare meglio la medicina del territorio per compensare la chiusura degli ospedali. «L'atto aziendale», dice Maria Piccone, Cgil medici, «potrebbe essere condivisibile nelle sue linee generali, ma può essere difficilmente concretizzabile, se pensiamo ai regolamenti aziendali attuali e alla carenza propositiva e di progettazione sul territorio». La nota inviata alla direzione porta la firma anche del segretario provinciale della Fp-Cgil, Andrea Gagliardi.
«Dall'ultimo atto aziendale ricevuto», puntualizza Gagliardi, «l'ospedale di Atessa risulta avere due o 3 unità operative complesse. In pratica viene soppresso. Ancora una volta la zona interna della nostra provincia perde un presidio ospedaliero, senza avere nulla in programma rispetto al potenziamento del territorio e la messa in funzione del presidio territoriale assistenziale, Pta, realtà più articolata del distretto». Cosa fare allora? La Cgil costruisce una proposta di lavoro. «Il sistema di emergenza-urgenza va organizzato a dovere», continua Piccone, «soprattutto nelle zone montane è necessario prevedere un potenziamento del numero di postazioni 118 e il loro adeguamento tecnologico. Vanno poi organizzati i Pta laddove sono stati soppressi gli ospedali, aperti 24 ore su 24 e l'intera settimana, nonché dotati di rete informatica che metta in connessione le diverse strutture sul territorio in Telemedicina. Il distretto, poi, va visto come il luogo in cui si organizza la risposta personalizzata al bisogno di salute, attraverso una rete integrata di servizi socio-sanitari».
Da qui non può mancare, quindi, un'attenta indagine epidemiologica, che stimi i bisogni della popolazione e porti a servizi opportuni in ogni distretto. Determinante, poi, sempre a parere della Cgil, è la messa in campo di un sistema informatico adeguato che assicuri la risposta di salute facendo viaggiare le informazioni e non il paziente. Dettaglio non trascurabile in una provincia dove la stagione invernale rende difficile gli spostamenti montagna-costa. «Sempre per quanto riguarda il distretto», conclude Maria Piccone, «chiediamo con forza la restituzione al servizio pubblico dell'assistenza domiciliare integrata e dell'assistenza consultoriale, con il pieno funzionamento di tutte le attività ad esse connesse. Per la realizzazione di tutto ciò, se nell'atto aziendale vi fosse un progetto in tal senso, si potrebbe pensare all'utilizzo del fondino legato ai risultati, ossia la parte spettante alla nostra Asl dei 255 milioni di euro previsti». Solo con queste premesse, secondo il sindacato, si potrebbe accettare la chiusura degli ospedali. «Cgil, Cisl e Uil, a tal proposito» conclude Piccone «hanno già chiesto alla direzione generale la costituzione di un tavolo tecnico in rispetto dell'accordo regionale del 3 agosto 2011».
© RIPRODUZIONE RISERVATA