La Cisl: i giovani pagano la crisi
Malandra: servono risultati altrimenti ci sarà sciopero generale
CHIETI. «Al lavoro stabile si sostituisce quello precario di donne e giovani, senza tutele e ammortizzatori sociali». Leo Malandra, segretario provinciale della Cisl parla di «priorità lavoro» per il capoluogo teatino e lancia proposte. «Osservatorio paritetico per le imprese, infrastrutture e investimenti», dice, «se non arrivano risultati concreti la Cisl e il sindacato tutto, unitariamente, sarà costretto a uno sciopero generale». E a pagare lo scotto di una crisi che non sembra toccare mai il fondo sono per Malandra soprattutto donne e giovani. E i dati rafforzano una realtà che nella provincia di Chieti si fa sempre più buia. Tra il 2009 e il 2010 i giovani disoccupati in provincia sono passati dal 29,8 per cento al 30,2. Gli altri indici economici non consolano.
I NUMERI DELLA CRISI. Se in Italia, stando a Malandra, gli occupati sono scesi del 2,2 per cento, in Abruzzo sono passati dai 518 mila del 2008, esordio della crisi globale, ai 494 mila del 2010, con un calo del 4,6 per cento. A Chieti, però, si registra il dato più preoccupante Da 151 mila a 140 mila con un meno 7,2 per cento. Le imprese sono in affanno. Lo confermano i dati sugli ammortizzatori sociali. «In provincia di Chieti, a fronte di una riduzione della cassa integrazione, Cig, ordinaria del 52,38 per cento», osserva Malandra, «si registra dal 2010 al 2011 la forte crescita, pari al 19,26 per cento, della Cig straordinaria, corrisposta per ristrutturazioni, riconversioni e crisi aziendali, così come un fortissimo utilizzo degli ammortizzatori in deroga con un più 324,43 per cento. Questi dati dimostrano come le Aziende piccole e medie, in difficoltà per la crisi, non riescano a reggere anche per lo scarso sostegno che dà loro il sistema creditizio».
I NODI. «Anche una azienda media con grandi potenzialità sul mercato internazionale come la Sixty», continua, «a fatica e mette in cassa integrazione gran parte dei suoi 400 dipendenti. L'edilizia pubblica e privata è stagnante. Il commercio, in particolare i piccoli esercizi al dettaglio, registrano cali nelle vendite e cessazioni di attività. La sanità ancora fatica a sviluppare la medicina preventiva sul territorio, mentre ritarda sulla riorganizzazione ospedaliera, e la sanità privata ha pagato un pesante tributo in posti di lavoro, con i 1.400 dipendenti del gruppo Villa Pini ridotti a meno della metà».
SOLUZIONI. «Vanno fatti subito investimenti selettivi su infrastrutture, innovazione, ricerca e formazione», conclude Malandra, «creando incentivi all'occupazione stabile. Subito fibre ottiche in Val Pescara, migliore viabilità verso il porto di Ortona e cantieri per i progetti In.te (relativi all'ex Burgo)) e World Trade Center. Tutto questo per rendere più appetibile e competitivo il territorio».
I NUMERI DELLA CRISI. Se in Italia, stando a Malandra, gli occupati sono scesi del 2,2 per cento, in Abruzzo sono passati dai 518 mila del 2008, esordio della crisi globale, ai 494 mila del 2010, con un calo del 4,6 per cento. A Chieti, però, si registra il dato più preoccupante Da 151 mila a 140 mila con un meno 7,2 per cento. Le imprese sono in affanno. Lo confermano i dati sugli ammortizzatori sociali. «In provincia di Chieti, a fronte di una riduzione della cassa integrazione, Cig, ordinaria del 52,38 per cento», osserva Malandra, «si registra dal 2010 al 2011 la forte crescita, pari al 19,26 per cento, della Cig straordinaria, corrisposta per ristrutturazioni, riconversioni e crisi aziendali, così come un fortissimo utilizzo degli ammortizzatori in deroga con un più 324,43 per cento. Questi dati dimostrano come le Aziende piccole e medie, in difficoltà per la crisi, non riescano a reggere anche per lo scarso sostegno che dà loro il sistema creditizio».
I NODI. «Anche una azienda media con grandi potenzialità sul mercato internazionale come la Sixty», continua, «a fatica e mette in cassa integrazione gran parte dei suoi 400 dipendenti. L'edilizia pubblica e privata è stagnante. Il commercio, in particolare i piccoli esercizi al dettaglio, registrano cali nelle vendite e cessazioni di attività. La sanità ancora fatica a sviluppare la medicina preventiva sul territorio, mentre ritarda sulla riorganizzazione ospedaliera, e la sanità privata ha pagato un pesante tributo in posti di lavoro, con i 1.400 dipendenti del gruppo Villa Pini ridotti a meno della metà».
SOLUZIONI. «Vanno fatti subito investimenti selettivi su infrastrutture, innovazione, ricerca e formazione», conclude Malandra, «creando incentivi all'occupazione stabile. Subito fibre ottiche in Val Pescara, migliore viabilità verso il porto di Ortona e cantieri per i progetti In.te (relativi all'ex Burgo)) e World Trade Center. Tutto questo per rendere più appetibile e competitivo il territorio».
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