Il sottufficiale dell’esercito Zegarelli aveva prestato servizio in Bosnia e in Libano. Aveva 58 anni<BR>

La moglie del militare: giustizia per mio marito ucciso dall'uranio

 VASTO. Chiede giustizia Concetta Valico moglie di Vincenzo Zegarelli, sottufficiale dell'esercito, morto il 14 aprile scorso a 58 anni dopo un anno e mezzo di cure per un tumore ai polmoni. Concetta e i figli vogliono che l'esercito riconosca al maresciallo maggiore la malattia letale e le precedenti patologie per motivi di servizio. Sfinita dal dolore, accanto alle foto del marito che raccontano la vita dell'uomo al fronte, la donna invoca l'intervento del Capo dello Stato per alzare quel velo di omertà che copre la morte di tanti militari.  Lo sfogo. «Mio marito è stato ucciso dall'uranio impoverito con il quale è stato a contatto in Bosnia e in Libano», afferma Concetta, «orima di ammalarsi di tumore ha sofferto di depressione, ipertensione e artrosi. Tutte patologie causate dalle condizioni in cui ha vissuto per mesi e dalle stragi a cui è stato costretto ad assistere. Quando è tornato dalla Bosnia pesava 47 chili. Il suo rancio lo dava ai bambini che rischiavano di morire di fame. Ha dormito per mesi nel fango, sotto il fuoco del nemico. Per miracolo è sfuggito a diversi agguati. Lo stress e i traumi lo hanno distrutto fisicamente e psicologicamente. Ho certificati e prove che lo attestano, eppure dopo anni di sofferenze mio marito è morto senza vedersi riconoscere la malattia per motivi di servizio», racconta amareggiata la donna, «lui non c'è più ma io e i miei figli chiediamo giustizia».  L'aiuto dell'associazione. La battaglia della famiglia Zegarelli va avanti da mesi, ma solo qualche giorno fa la vicenda è salita agli onori della cronaca nazionale grazie alla denuncia fatta dal dottor Francesco Palese attraverso il blog vittimeuranio.com.  Palese ha annunicato la morte sospetta di un militare a Belluno ricordando che anche il maresciallo Vincenzo Zegarelli, campano di origine, vastese di adozione, era una delle possibili vittime dell'uranio. Identici i sintomi e il decorso della malattia denunciata da altri militari deceduti.  Il nome di Zegarelli è stato aggiunto al lungo elenco di presunte vittime dell'uranio che riceveranno l'assistenza legale del penalista barese, Bruno Ciarmoli. Lo studio legale ha già preso contatti con il figlio del maresciallo.  Il racconto del figlio. «Parlo di mio padre e della tragedia che ha vissuto per aiutare anche mia madre a superare questo terribile momento. Mia madre è stata a lungo sola, mentre lui era al fronte. Era un marconista. Mi raccontava che il suo lavoro consisteva nel fare scorte radio e scorte armate nei giacimenti di munizioni. Mio padre si trovava ovunque dovesse essere sequestrato l'uranio. Di preciso non so cosa succedeva lì. Nemmeno i soldati erano a conoscenza della pericolosità del materiale che trovavano e che poi facevano esplodere. Nel '97 è stato in Bosnia per quasi un anno. Nel 2000 in Libano ha lavorato 13 mesi accanto all'uranio impoverito. E' morto a 58 anni e io voglio sapere perché».  La scoperta del male. Vincenzo Zegarelli ha scoperto di essere ammalato a gennaio del 2010 a causa di una banale caduta. «I medici ci hanno spiegato che questo tipo di tumore è subdolo, non ci sono sintomi. Mio marito», ricorda Concetta Valico, «ha scoperto di essere malato a Capodanno del 2010. E' caduto e si è fatto male. Temendo una frattura ha deciso di andare al pronto soccorso del San Pio. Una volta in ospedale è stato sottoposto prima alle radiografie poi ad una tac. E' stata la tomografia assiale computerizzata e mostrare ai medici una strana macchia sui polmoni. Gli esami successivi hanno purtroppo confermato che si trattava di un tumore non operabile. Dopo un anno e mezzo di chemioterapia, dolori atroci e una decina di ricoveri in ospedale per complicazioni, il 14 aprile 2011 mio marito se n'è andato per sempre. E' morto fra indescrivibili sofferenze. E quel che è peggio senza avere la soddisfazione di vedersi riconoscere almeno le malattie meno gravi: ipertensione e artrosi per cause dei servizio.  L'avvocato di famiglia. Marisa Berarducci, legale e amica di famiglia, ha preso a cuore la questione. L'avvocato ha compiuto per mesi ricerche e acquisito una nutrita documentazione. Tutto il materiale è stato inviato agli organi competenti in attesa di una risposta.  Intanto la Procura di Lanusei ha deciso di riunificare i fascicoli di tutti i militari morti per presunte patologie provocate dall'uranio e nei giorni scorsi una commissione d'inchiesta ha cominciato l'audizione di numerosi esperti.

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