IL SEQUESTRO Di SAN VITO
La Polycenter: il residence ha tutte le autorizzazioni
SAN VITO. «Il fabbricato posto sotto sequestro dalla Procura è provvisto di permessi e autorizzazioni». Si difende così la società Polycenter (amministratore Alfredo Di Nardo), proprietaria del...
SAN VITO. «Il fabbricato posto sotto sequestro dalla Procura è provvisto di permessi e autorizzazioni». Si difende così la società Polycenter (amministratore Alfredo Di Nardo), proprietaria del complesso residenziale “Caletta Turchino” in via di ultimazione sul promontorio caro a D’Annunzio. Martedì sono stati posti i sigilli all’immobile per presunte violazione di norme edilizie e paesaggistiche, dopo le indagini della polizia dell’Unione dei Comuni.
«La ditta non ha realizzato alcuna trasformazione urbanistica che non fosse contemplata nella documentazione prodotta agli enti di competenza, compreso il ministero», precisa la società attraverso l’avvocato Alfonso Ucci, «non ha, peraltro, eseguito lavori in difformità a permessi e nulla osta, né violato alcun vincolo paesaggistico, essendo stata fin dall’inizio priorità del progetto riqualificare una zona altrimenti lasciata in stato d’emergenza ambientale e caratterizzata esclusivamente dalla presenza di uno scheletro abbandonato in cemento armato. La società si augura di poter presto chiarire la questione e le contestazioni rilevate».
Nella vicenda, come ha sottolineato il procuratore capo, Francesco Menditto, ha avuto un ruolo negativo l’amministrazione comunale che ha mancato di vigilare. «È l’ennesima dimostrazione di come si vada avanti a colpi di speculazione edilizia perché manca un piano di sviluppo sia turistico che urbanistico», sostiene Roberto Nardone, di “San Vito bene comune”, «le amministrazioni di centrodestra e centrosinistra hanno vidimato, e continuano a farlo, la cementificazione selvaggia. Non a caso il piano regolatore è bloccato». «Manca una cultura delle istituzioni, l'attenzione alla comunità», aggiunge il capogruppo Pino Ferraro, «la vera ricchezza per San Vito è la green economy, che valorizza l’esistente e non la sua consumazione». (s.so.)
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