La Silda convoca i sindacati e non si presenta

Gissi, macchinari spenti alla ex Golden Lady: momenti di tensione. Poi la protesta si sposta a Pescara

GISSI. Le macchine sono state fermate e la produzione è stata sospesa. Adesso è diventata davvero drammatica la situazione degli ex lavoratori Golden Lady (160) assunti dalla Silda Invest. A confermare che all’orizzonte non c’è nulla di buono è stata l’assenza dell’azienda alla riunione convocata per ieri mattina dalla stessa Silda a Gissi per parlare del futuro dello stabilimento abruzzese.

«L’azienda non si è presentata alla riunione che aveva convocato lei stessa», dice Giuseppe Rucci, segretario provinciale della Filtcem-Cgil. «In compenso abbiamo trovato lo stabilimento chiuso e le macchine spente».

Non è stato semplice per i rappresentanti sindacali gestire la delusione e la disperazione dei lavoratori. Davanti alla fabbrica della Val Sinello ci sono stati nuovi momento di tensione. Poi i sindacati hanno preso una decisione: insieme ai lavoratori hanno prenotato un pullman e tutti insieme hanno raggiunto la sede della Regione a Pescara. La delegazione vastese è partita alle 15,30.

La Silda invest informata della trasferta ha ricontattato i sindacati. «Abbiamo risposto alla società di presentarsi a Pescara per prendere ufficialmente un impegno», afferma Rucci. Verso le 16 è iniziata una trattativa che si è protratta per ore. Oggi dovrebbero esserci novità,

La sospensione dell’attività per i sindacati è un segnale negativo. «La verità è che la riconversione è fallita», insistono Cgil,Cisl e Uil. «La New Trade non è mai partita come avrebbe dovuto e la Silda si è arenata. Oggi La Silda non riesce a garantire neanche il pagamento delle spettanze minime per i lavoratori al netto della cassa integrazione. Non c’è un piano industriale. Il ministero che avrebbe dovuto convocate un tavolo tre mesi fa non lo ha fatto», sottolineano Giuseppe Rucci, Arnaldo Schioppa (Uil) e Franco Zerra (Cisl). «Domani (oggi per chi legge, ndc), scade il primo anno di cassa integrazione. I lavoratori rischiano di perdere il paracadute della mobilità. Vogliamo una riconversione vera, auspicando che a Roma riprendano le trattative per consentire il prosieguo dell’attività. In caso contrario sarà un disastro: 300 lavoratori per la seconda volta in un anno si troveranno senza un lavoro. La Regione può dare una grossa mano», ribadiscono i sindacati. (p.c.)

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