La Silda: investimenti nella fabbrica di Gissi
L’azienda annuncia progetti ma scatena l’ira dei sindacati: «Ha licenziato tutti i dipendenti»
GISSI. I lavoratori aspettano ancora di essere pagati ma scoprono attraverso le pagine di un quotidiano delle Marche che la Silda Invest annuncia progetti ambiziosi in Val Sinello. L’azienda del gruppo Del Gatto avrebbe intenzione di avviare una fabbrica per la produzione a Gissi di calzature made in Italy. Un fulmine a ciel sereno anche per i sindacati e che conferma che la Silda non ha alcuna intenzione di mollare lo stabilimento del Vastese rilevato dalla Golden Lady nè ritirarsi dal progetto di riconversione.
Senza perdere tempo Cgil, Cisl e Uil hanno preso carta e penna e hanno inviato una nota in cui riassumono i problemi della Silda e delle maestranze.
«Altro che nuovi investimenti. La Silda non ha mai presentato un nuovo piano industriale neppure per far scattare il secondo anno di cassa integrazione e a luglio 2013 ha licenziato tutti i dipendenti», scrivono i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Franco Zerra, Arnaldo Schioppa e Giuseppe Rucci. «Nemmeno la fidejiussione sottoscritta dalla Del Gatto a oggi è stata onorata,tant’è che al tribunale di Vasto è stata presentata formale istanza di fallimento», precisano i sindacati
Del Gatto dichiara che i conti dell’azienda sono in perfetto ordine, le prospettive sono rosee e il marchio, così come il prestigio del nome, sono in costante crescita nei mercati internazionali fra la Russia e la Cina. Per Rucci, Zerra e Schioppa è inammissibile, in contrasto con i disagi che stanno sopportando i lavoratori oltre che offensivo nei confronti del territorio.
«È bene che si sappia che a oggi è in atto un sequestro conservativo confermato dal tribunale di Vasto e sono diversi gli esposti presentati all’autorità giudiziaria per invocare chiarezza sulla riconversione della Golden Lady», ricordano Rucci, Zerra e Schioppa. «Nel corso del presidio abbiamo ricevuto anche la visita di Marco Giusti, della Macsenior srl di Montecosaro scal. L’imprenditore chiedeva di non far uscire dal capannone industriale di Gissi alcun macchinario perché quelle macchine in realtà erano sue e mai completamente pagate», ricordano i sindacati.
«La volontà di lavoro per il Vastese è sicuramente preponderante rispetto alla passiva percezione degli ammortizzatori sociali e rispetto alla serietà, qualità e credibilità di un progetto industriale». (p.c.)
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