La stangata affitti sui pescatori

Il Comune invia i bollettini arretrati sui locali del porto. Gli operatori: «Non ce la facciamo più»

ORTONA. La piccola pesca di Ortona sempre più in difficoltà. Non bastavano la crisi e un mare sempre più povero di pesce ad abbattersi come una “sciagura” su questa categoria di lavoratori del mare che continua a rendere viva la tradizione della marineria locale: ora ci si mette anche un arretrato di affitto dei box in porto per rimessaggio reti e attrezzature che il Comune chiede ai pescatori. Questi ultimi danno la loro versione dei fatti e dicono di non avere nessuna colpa per le cartelle esattoriale di importi di oltre 400 euro che in questi giorni cominciano ad arrivare a chi utilizza i piccoli magazzini della pesca realizzati qualche anno fa con i fondi Ue e gestiti dall’ente locale.

Da premettere che i pescatori hanno sempre pagato quanto dovuto, ossia un affitto di 90 euro ogni trimestre, ma poi alla scadenza dei contratti di locazione a maggio dell’anno scorso, tutto è andato in standby e non sono arrivati più i bollettini, mentre ora si sono riproposti in un’unica soluzione, come una mazzata tra capo e collo, ingiustificata a quanto pare. E infatti gli stessi pescatori dicono di essere in attesa del rinnovo contrattuale e c’è di più: «Il sindaco Vincenzo D’Ottavio aveva promesso loro di non far pagare gli arretrati e che con la stipula della nuova convenzione tra le parti l’amministrazione comunale avrebbe dimezzato il canone mensile da 30 euro a 15 euro con pagamenti trimestrali di 45 euro, proprio per agevolare un settore, purtroppo, in ginocchio da tempo».

Niente di tutto questo, anzi arrivano gli arretrati per la categoria che a Ortona è formata da una trentina di imbarcazioni per un lavoro non certo facile e dai guadagni oggi molto risicati che si svolge entro le tre miglia dalla costa. I proventi dai circa quaranta mini box del mare riscossi in questi anni dalle amministrazioni dovevano essere reinvestiti nell’area portuale d’interesse della piccola pesca per apportare delle piccole migliorie strutturali e dei servizi. Ma dai loro racconti, emerge che sulla banchina mancano perfino i bagni chimici e non ci sono posti dignitosi per poter vendere il pescato giornaliero. Inoltre, le colonnine elettroniche per la somministrazione dell’acqua e dell’energia elettrica non funzionano. I pescatori si sono attrezzati alla meno peggio per effettuare la vendita del pesce, ma chiaramente così non va bene proprio. Sarebbe opportuno che l’amministrazione acconsentisse la vendita del pesce direttamente all’interno del mercato ittico nei pressi dell’approdo “vecchio come il cucco” e non ristrutturato completamente.

I costi da sostenere per andare a pesca sono diventati veramente proibitivi, sottolineano i pescatori: il gasolio, l’acquisto delle reti soggette a usura e delle attrezzature. E ora sta ritornando anche il flagello della mucillagine. E infatti ieri alcune reti erano appesantite di fango e aggrovigliate e forse inutilizzabili. La categoria dei pescatori ha fatto presente di sentirsi abbandonata dalle istituzioni, dal primo cittadino e chiedono un aiuto fattivo per risolvere i problemi.

Lorenzo Seccia

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