La volontaria Claudia è fuori dall’Egitto
Music of peace, la missione sta arrivando a conclusione. Il gruppo umanitario a 50 chilometri da Gaza
ORTONA. Claudia D’Intino è a 50 chilometri da Gaza. Nel giorno in cui la missione umanitaria di Music for peace ha compiuto un mese, la volontaria ortonese è riuscita a lasciare Alessandria d’Egitto insieme ai quattro compagni d’avventura. Negli ultimi giorni l’attenzione si era moltiplicata, di Claudia si era interessato anche il deputato Gianni Melilla (Sel) con un’interrogazione urgente al ministro degli Esteri Emma Bonino. Ma nel fine settimana i diari di bordo pubblicati sul web dai volontari bloccati in Egitto si erano fatti sempre più stringati: segno che qualcosa, finalmente, si stava muovendo. E dopo l’annuncio del padre di Claudia, Osvaldo D’Intino, finalmente su Facebook nel pomeriggio di ieri è arrivata la conferma: l’odissea burocratica durata 30 giorni è finita, da Alessandria i cinque volontari hanno raggiunto El Arish, un viaggio di quasi 500 chilometri tutt’altro che agevole. Ma Gaza, l’obiettivo finale, è sempre più vicino. È stato lunedì il giorno cruciale che ha permesso l’uscita dallo stallo d’Alessandria, nonostante l’associazione abbia dovuto pagare in tutto 8mila e 400 sterline per la lettera di garanzia, nonostante i documenti fossero già a posto, e 6mila per saldare all’autorità portuale la permanenza dei container con gli aiuti umanitari nei 28 giorni di blocco. Una beffa che non ha fermato il loro coraggio. Il viaggio inizia lunedì notte: il deserto è pericoloso, gli scontri a fuoco sono frequenti, ma la voglia di portare gli aiuti è più forte della stanchezza e della paura. Alle 8 di lunedì il convoglio arriva al canale di Suez, dove i militari impongono l’alt sostenendo che serve un permesso del ministero degli Interni. Finalmente alle 16 su una chiatta si riesce ad attraversare il canale e ad approdare in Asia, ma nel frattempo dall’Italia arriva la notizia di un improvviso ricovero in ospedale della mamma del presidente di Music for peace, Stefano Rebora. La tensione si fa sempre più alta, ma tornare indietro è impossibile. Alle 20, finalmente, il convoglio entra ad Al Arish, dove è rimasto anche ieri: il confine è rimasto chiuso per la festa nazionale egiziana. Oggi il carico umanitario dovrebbe finalmente arrivare a Gaza. In Palestina i cinque resteranno solo il tempo necessario. E a Ortona, ad aspettare Claudia, c’è papà Osvaldo, che sembra sollevato «finalmente questa farsa del blocco è finita.
Abbiamo sentito Claudia l’ultima volta venerdì: era chiaro che qualcosa si stesse muovendo». (f.r.)
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