Sanità

Lanciano, niente posto in ospedale: donna muore sulla barella

Deceduta in attesa di un posto in Chirurgia. Il sindacato accusa. La direzione sanitaria: non c’è stata negligenza

LANCIANO. È morta lungo un corridoio, su una barella, in attesa che le dessero un posto letto. È accaduto sabato mattina nell’ospedale Renzetti che in questi giorni, in coincidenza anche con il diffondersi dell’influenza e delle sue complicazioni e il riacutizzarsi di alcune patologie croniche con il freddo, è al collasso. Se a questo si aggiunge che la scure della dirigenza Asl si è abbattuta sul Renzetti con ferocia negli ultimi anni- 82 posti letto in meno nel 2010 e poi altri 32 tagliati nel 2012 - è facile capire che i posti letto sono oro. Il Pronto soccorso lavora a grandi ritmi e, pur cercando di limitare i ricoveri e mantenere l’appropriatezza di quest’ultimi, i pazienti da ricoverare sono molti. Ma rischiano di restare per diverse ore sulle barelle in attesa che il personale ospedaliero faccia il miracolo di trovare una sistemazione. Per la donna di Lanciano, il miracolo non c’è stato per tempo, e purtroppo, sulla barella, è deceduta. Altri pazienti che sabato come lei erano in attesa di trovare dei posti, hanno costretto la direzione sanitaria a riaprire il reparto di Otorino, chiuso il sabato e la domenica perché lavora in week surgery, e sono stati appoggiati lì.

Il Nursing Up. «Un episodio increscioso, che nega a una persona una morte dignitosa», dicono i rappresentanti del Nursing Up, sindacato degli infermieri. «Da tempo abbiamo segnalato alla Asl la pericolosità per pazienti e infermieri, di trovarsi su barelle o appoggiati in più reparti. Invano. Gli infermieri della Chirurgia hanno fatto l’impossibile sistemare la donna, ci erano anche riusciti in breve tempo, spostando una degente in un altro reparto e trovando il posto all’anziana, ma la donna non ce l’ha fatta. Non è però possibile che gli infermieri, responsabili dell’assistenza, lavorino tra mille difficoltà, tra barelle e malati appoggiati in altri reparti, senza alcuna sicurezza».

Otorino. Sabato poi, vista la situazione di emergenza, la direzione del presidio ha aperto ai ricoveri le stanze dell’unità di Otorino e Chirurgia maxillo-facciale che lavora in week surgery, ossia dal lunedì al venerdì. Il sabato e la domenica il reparto è chiuso. «Il sabato è aperto solo la mattina l’ambulatorio per le consulenze che arrivano dal Pronto soccorso», spiega il Nursing Up, «sabato pomeriggio, per la prima volta, visti i ricoveri, il reparto è rimasto aperto, ma con un solo infermiere per 6 pazienti ricoverati. Che tipo di assistenza di qualità può garantire un solo infermiere? Se c’è un’emergenza che cosa può fare da solo? Gli infermieri dell’Otorino sono disposti a lavorare senza problemi, ma non da soli».

La direzione sanitaria. «L’episodio che si è verificato in Chirurgia è sicuramente increscioso, ma al di là del comprensibile impatto emotivo che suscita, non può essere addebitato a negligenze del reparto e dell’ospedale», precisa la direttrice sanitaria del Renzetti, Marzia Mucci, «paghiamo ogni giorno un prezzo altissimo alla contrazione dei posti letto. Una situazione che diventa ancor più difficile da gennaio a marzo, per le patologie virali e croniche rese più acute dal clima freddo, che fanno lievitare il numero dei ricoveri, sempre gestiti nel rispetto dei criteri dell’appropriatezza. Ma a fronte di reparti che scoppiano, ci adoperiamo al massimo per trovare soluzioni che diano una risposta ai pazienti, evitando loro il disagio di spostamenti in altri ospedali. Per questo la ricerca di un posto letto può comportare, in alcune giornate, un’attesa più lunga. Sabato abbiamo aperto anche le stanze della week surgery dell’Otorino per prenderci cura di tutti i ricoverati».

Teresa Di Rocco

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