Lanciano, va in pensione il chirurgo dei record
Staniscia lascia l’ospedale Renzetti dopo quarant’anni di attività e 18 mila interventi
LANCIANO. In pensione dopo 40 anni e 18mila interventi. Ha detto addio, a malincuore, al reparto di chirurga dell'ospedale Renzetti Giancarlo Staniscia, di cui è stato primario facente funzione. Ultimo chirurgo lancianese dell'unità diretta da Lorenzo Mazzola, memoria storica della chirurgia e medico di grande umanità, Staniscia si racconta così: «Sono entrato nella chirurgia del Renzetti nel 1972 come studente volontario, il primario era Di Bartolomeo. Entravo alle 6 per imparare a fare le punture con gli infermieri e uscivo la sera. Dopo due anni il primario mi ha fatto fare la prima operazione: un’appendicite».
Da allora Staniscia non si è fermato più: «18mila interventi sono tanti» sorride il medico «alcuni complicati, altri meno. Ma fatti tutti con attenzione e passione. Molto complessi gli interventi di chirurgia addominale, in particolare all'inizio dell'attività quando la chirurgia era generale davvero. Ricordo ancora un intervento per un tumore all'esofago che mi tenne impegnato per quasi 12 ore. Oggi con le specializzazioni l'attività è molto più settoriale».
Laurea in medicina conseguita nel 1976 a L'Aquila poi specializzazione in chirurgia generale a Pisa e subito dopo in chirurgia toracica a Modena. «Meglio avere più specializzazioni» dice Staniscia. «Il primo incarico l'ho avuto il primo marzo 1977. Per un anno sono stato ad Atessa, poi dal maggio 1978 sono tornato a Lanciano dove sono rimasto per altri 39 anni». Da qui l'attaccamento al presidio, alla gente e al personale. «Medici, infermieri, collaboratori fantastici» commenta «che non dimenticherò mai. Alcuni di loro li ho guidati come primario facente funzione. Vado via con dispiacere, anche perché lascio un ospedale impoverito. Ci sono sempre meno servizi, e il personale fa miracoli tra mille difficoltà organizzative e logistiche». Una stoccata ai vertici aziendali che hanno confinato l'unità in un piano che non è il proprio per lavori ancora fermi. «Quando ho iniziato avevamo 65 posti letto» racconta Staniscia «poi siamo scesi a 45 e oggi siamo a una ventina in un reparto non nostro. Salgono le richieste di salute e diminuisce l'offerta. Aumenta solo la burocrazia: carte su carte da compilare che portano via tempo. Sono una sofferenza per i medici bravi e volenterosi che ci sono e che lavorano con passione». Ed è proprio la passione il segreto per lavorare con il sorriso e senza guardare l'orologio, per 40 anni. «A volte anche a discapito della famiglia» si rammarica il chirurgo, «anche perché uscito dal lavoro comunque pensavo ai pazienti...».
Lavorando, sempre lavorando, Staniscia ha anche conseguito due master in chirurgia laparoscopica e chirurgia toracoscopica. E il primo intervento in laparoscopia fatto al Renzetti, sotto la direzione di Di Bartolomeo nel 1992, porta la sua firma. «Nel lavoro e nello studio la molla è la passione, l'amore per la professione e la gente. Io l'ho avuta dalla prima puntura fatta nel 1972 all'ultima visita eseguita pochi giorni fa dopo 40 anni di lavoro». E questa grande passione è stata ricambiata stando agli attestati di stima ricevuti in questi giorni da amici, pazienti e collaboratori che hanno evidenziato la professionalità e l'umanità di Staniscia. Che ha saputo anche unire l’amore per la medicina a quello per il tennis a cui ora potrà davvero dedicare più tempo.
Teresa Di Rocco