Lapenna al Psi: «Mai vi ho promesso un posto in giunta»
Il sindaco replica al segretario dei socialisti Rampa «Se ho i numeri amministro, altrimenti mando tutti a casa»
VASTO. «Legittima la richiesta del Partito socialista, ma non ho mai promesso l’assessorato». Il sindaco, Luciano Lapenna, smentisce categoricamente il retroscena rivelato dal segretario del Psi, Luigi Rampa, all’indomani del vertice di maggioranza che ha escluso il rimpasto della giunta sbarrando la strada all’ingresso nell'esecutivo di un esponente socialista.
«Il sindaco sostiene che la maggioranza non cambia? Strano, aveva detto che avrebbe fatto entrare in giunta un nostro rappresentante al posto di un assessore del Pd. Non dico il nome per correttezza». Così aveva detto Rampa dopo l’esito del vertice in Comune con assessori, consiglieri e segretari di partito. Una decisione che non va giù al Psi che ieri sera ha convocato il direttivo per valutare la posizione da prendere, cioè se restare o meno nella maggioranza.
Se dovesse prevalere questa linea l’amministrazione non avrebbe i numeri per approvare i provvedimenti in consiglio comunale. Insomma, la crisi è dietro l’angolo.
«Ho sempre detto che la richiesta dei socialisti è legittima, ma mi sono ben guardato dal promettere assessorati anche perché il sindaco non può decidere senza l’appoggio dei partiti», ribadisce Lapenna, «ho invece assicurato che avrei riportato le istanze socialiste alle forze politiche della coalizione, cosa che ho puntualmente fatto. E ai partiti faccio ora appello chiedendo senso di responsabilità. Non ho chiuso le porte al Psi, ho invitato tutti gli alleati del centrosinistra a dialogare e a trovare una soluzione. Se ci sono i numeri si continua ad amministrare, altrimenti si va tutti a casa, non mi faccio impallinare», conclude Lapenna che ieri ha trasmesso alla segreteria del Psi il documento illustrato subito dopo il vertice di maggioranza.
Intanto sulla crisi amministrativa interviene il capogruppo consiliare di Fli. «È stupido ragionare in termini di assessorati, di “togliti tu che mi ci metto io”, ma è altrettanto stupido ragionare in termini di maggioranza e di minoranza», sostiene Davide D’Alessandro, «il problema è che sono anni complicati, non si amministra quindici contro dieci, ma con un consenso più ampio, con una più ampia convergenza sui temi cruciali dello sviluppo e del rilancio della città. Il popolo non ha votato la giunta. La giunta la sceglie il sindaco. Potrebbe nominare tutti esterni e chiedere il consenso in consiglio comunale. Bisogna mettere insieme, non contro, e separare chi vuole fare politica da chi vuole fare l’assessore. Perché voler fare a tutti i costi l’assessore, gestire una fetta di potere, è una malattia molto diffusa. Non solo tra i garofani rossi».
Anna Bontempo
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