Lapenna si dimette da sindaco
Il primo cittadino: «Forte sleale e Molino ballerino, istituzioni a rischio»
VASTO. «Le istituzioni sono una cosa seria. Con un assessore ballerino e un presidente del consiglio comunale sleale, non sono più in grado di salvaguardarle». Il commento è del sindaco Luciano Lapenna (Pd) che ieri si è dimesso dall'incarico. Sono dichiarazioni a caldo, arrivate dopo lunghe ore di riflessione e a distanza di 48 ore dalla candidatura alle primarie di Giuseppe Forte.
Le dimissioni, che al momento appaiono irrevocabili anche se ci sono venti giorni di tempo per un eventuale ripensamento, sono state presentate ieri, alle 10,30 al segretaria del Comune, Rosa Piazza. Poco dopo sono state comunicate al prefetto, Vincenzo Greco. Un gesto clamoroso che nessuno si aspettava, neanche i suoi avversari. Un terremoto politico che dà ora la stura alle più disparate ipotesi. «Dirò tutto in conferenza stampa», promette Lapenna al telefono.
La voce è come al solito pacata. Dal palazzo municipale arriva poco dopo un comunicato che anticipa i contenuti dell'incontro che il sindaco dimissionario illustrerà oggi ai giornalisti nella sua abitazione di via San Biagio. «Lo scontro all'interno del Partito democratico tra me ed il presidente del consiglio comunale, che coinvolge anche alcuni assessori, non può che ripercuotersi negativamente sul funzionamento delle istituzioni che devono essere salvaguardate e non usate per interessi personali e di partito», dichiara Lapenna, «per l'alto senso di responsabilità che ho per la carica che ricopro, per il bene della mia Vasto, rassegno le mie dimissioni da sindaco della città. Esprimo profonda amarezza per non aver potuto completare il programma elettorale e chiedo scusa ai miei concittadini che sono certo ravviseranno anche in questo atto conclusivo, l'onestà e la serietà a cui ho improntato i miei comportamenti in questi cinque anni, operando non per fini personali ma solo per l'interesse della collettività. Mi auguro che questo mio gesto spinga tutte le forze politiche di destra, centro e sinistra ad uscire dal chiuso degli orticelli particolari e personali e a occuparsi dei problemi della città e delle sue sorti future».
La decisione di dimettersi è maturata nelle ultime ore dopo la presentazione della candidatura di Forte alle primarie, contestuale al ritiro di quella dell'assessore alle finanze, Domenico Molino, il quale ha deciso di farsi da parte all'ultimo momento. Una doccia fredda per Lapenna che, superando le riserve, aveva annunciato la partecipazione alla consultazione giovedì nel corso dell'assemblea degli iscritti. Una decisione sofferta, presa, si affrettò a dire, «per puro spirito di servizio».
Sabato pomeriggio viene però a sapere che non dovrà competere con Molino, ma con Forte che nella partita delle primarie incassa l'appoggio di Vastoviva, l'associazione che fa capo a un gruppo di militanti Pd, tra cui Angelo Bucciarelli e Maria Amato.
I sostenitori del sindaco vanno su tutte le furie. Simone Lembo (Pd), uno dei fedelissimi, parla di una «azione premeditata, studiata a tavolino» e con una lettera indirizzata ai vertici del partito, chiede l'annullamento delle primarie «inficiate da un vizio di fondo».
Lapenna sembra incassare il colpo, abbozza un mezzo sorriso e promette battaglia, ma domenica matura le dimissioni che comunica solo a qualche amico pregandolo di non spargere la voce. Non vuole pressioni. Ieri mattina va in Comune e le ufficializza. Ora ha venti giorni per ripensarci. Se così non fosse verrà nominato un commissario fino alle elezioni del 15 e 16 maggio.
Le dimissioni, che al momento appaiono irrevocabili anche se ci sono venti giorni di tempo per un eventuale ripensamento, sono state presentate ieri, alle 10,30 al segretaria del Comune, Rosa Piazza. Poco dopo sono state comunicate al prefetto, Vincenzo Greco. Un gesto clamoroso che nessuno si aspettava, neanche i suoi avversari. Un terremoto politico che dà ora la stura alle più disparate ipotesi. «Dirò tutto in conferenza stampa», promette Lapenna al telefono.
La voce è come al solito pacata. Dal palazzo municipale arriva poco dopo un comunicato che anticipa i contenuti dell'incontro che il sindaco dimissionario illustrerà oggi ai giornalisti nella sua abitazione di via San Biagio. «Lo scontro all'interno del Partito democratico tra me ed il presidente del consiglio comunale, che coinvolge anche alcuni assessori, non può che ripercuotersi negativamente sul funzionamento delle istituzioni che devono essere salvaguardate e non usate per interessi personali e di partito», dichiara Lapenna, «per l'alto senso di responsabilità che ho per la carica che ricopro, per il bene della mia Vasto, rassegno le mie dimissioni da sindaco della città. Esprimo profonda amarezza per non aver potuto completare il programma elettorale e chiedo scusa ai miei concittadini che sono certo ravviseranno anche in questo atto conclusivo, l'onestà e la serietà a cui ho improntato i miei comportamenti in questi cinque anni, operando non per fini personali ma solo per l'interesse della collettività. Mi auguro che questo mio gesto spinga tutte le forze politiche di destra, centro e sinistra ad uscire dal chiuso degli orticelli particolari e personali e a occuparsi dei problemi della città e delle sue sorti future».
La decisione di dimettersi è maturata nelle ultime ore dopo la presentazione della candidatura di Forte alle primarie, contestuale al ritiro di quella dell'assessore alle finanze, Domenico Molino, il quale ha deciso di farsi da parte all'ultimo momento. Una doccia fredda per Lapenna che, superando le riserve, aveva annunciato la partecipazione alla consultazione giovedì nel corso dell'assemblea degli iscritti. Una decisione sofferta, presa, si affrettò a dire, «per puro spirito di servizio».
Sabato pomeriggio viene però a sapere che non dovrà competere con Molino, ma con Forte che nella partita delle primarie incassa l'appoggio di Vastoviva, l'associazione che fa capo a un gruppo di militanti Pd, tra cui Angelo Bucciarelli e Maria Amato.
I sostenitori del sindaco vanno su tutte le furie. Simone Lembo (Pd), uno dei fedelissimi, parla di una «azione premeditata, studiata a tavolino» e con una lettera indirizzata ai vertici del partito, chiede l'annullamento delle primarie «inficiate da un vizio di fondo».
Lapenna sembra incassare il colpo, abbozza un mezzo sorriso e promette battaglia, ma domenica matura le dimissioni che comunica solo a qualche amico pregandolo di non spargere la voce. Non vuole pressioni. Ieri mattina va in Comune e le ufficializza. Ora ha venti giorni per ripensarci. Se così non fosse verrà nominato un commissario fino alle elezioni del 15 e 16 maggio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA