Lavoro, disoccupato minaccia di uccidere il sindaco di Chieti

La minaccia di un cinquantenne disoccupato fermato e riportato alla ragione dall’assessore Colantonio: era disperato

CHIETI. «Venite in Comune perché voglio uccidere il sindaco e poi darmi fuoco».

La telefonata è arrivata al centralino dei carabinieri intorno alle 17,30, ma quando la pattuglia è arrivata sul posto F.P., 50 anni, lavoratore saltuario con moglie e padre di due figli aveva già cambiato idea.

A calmare la sua rabbia ci ha pensato l’assessore ai lavori pubblici Mario Colantonio che a quell’ora si trovava in Comune.

«È una persona disperata» commenta l’assessore che tiene a puntualizzare «è chiaro che le minacce erano solo verbali e che non avrebbe mai compiuto i gesti con i quali si è annunciato».

Pieno di debiti e di bollette da pagare senza avere al momento un’ occupazione, F.P., forse anche sotto l’effetto di qualche bicchiere di troppo, ha deciso di accendere i riflettori sul suo disagio minacciando la vita del primo cittadino e la sua.

Ma in tasca non aveva nulla che potesse mettere in pratica il suo disegno. Tra le mani solo bollette di luce, acqua e gas ancora da pagare.

«Io ho tentato di riportarlo alla ragione» prosegue nel racconto Colantonio «e non ho faticato molto a farlo».

L’episodio poteva finire lì. Ma il sindaco Umberto Di Primio, avvertito di quanto stava accadendo, ha voluto incontrare chi l’aveva minacciato per ascoltare la sua storia .

«Era agitato, ma sicuramente inoffensivo» racconta il primo cittadino «gli ho fatto capire che che come sindaco non posso offrire posti di lavoro. Lui mi ha risposto dicendo che le passate amministrazioni targate Dc gli avevano trovato ben 7 occupazioni».

Lavori che poi ha perso nel corso degli anni.

«Non gli ho promesso nulla» sottolinea Di Primio «ma gli ho dato dei suggerimenti che potrebbero essere utili per un eventuale lavoro».

Non è la prima volta che F.P. attira l’attenzione dei politici e della stampa sul suo disagio sociale utilizzando forme di protesta eclatanti e rumorose.

Un episodio analogo accadde pochi giorni dopo l’insediamento della passata amministrazione di centrosinistra guidata dall’allora sindaco Francesco Ricci.

In quella occasione il cinquantenne per farsi prendere sul serio creò un gran trambusto all’assessorato ai servizi sociali battendo rumorosamente mani e piedi.

Ciò che voleva allora, come è capitato ieri, era un posto di lavoro e una casa per fare vivere dignitosamente la sua famiglia. Una richiesta che evidentemente non è stata soddisfatta. F.P. ha tirato avanti in questi ultimi tre anni facendo dei lavoretti saltuari che non gli consentirebbero neppure di assicurare lo stretto indispensabile a moglie e figli. Disagio sfociato nella minaccia contro il sindaco e contro se stesso.

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