Le cliniche contro Villa Pini e Chiodi
«No all'asta del gruppo teatino, il commissario viola il piano antideficit»
CHIETI. «Martedì la vendita all'asta di Villa Pini non si deve fare perché viola la normativa sugli accreditamenti tra Cliniche private e Regione». E' questo il senso della presa di posizione dell'Associazione dell'ospedalità privata, (Aiop) presieduta dall'imprenditore Luigi Pierangeli che raggruppa le cliniche Pierangeli di Pescara, Villa Serena di Città Sant'Angelo e Spatocco di Chieti, che è scesa in campo con un ricorso al Tar dell'Aquila per contrastare il riaccreditamento fatto dalla Regione a Villa Pini.
L'iniziativa legale dell'Aiop curata dall'avvocato Tommaso Marchese, docente di diritto sanitario all'università Lum di Bari, si muove in rotta di collissione con il lavoro messo a punto dalla curatrice fallimentale, Giuseppina Ivone che in questi mesi ha cercato di rimettere in sesto l'azienda dell'imprenditore Enzo Angelini, ex proprietario delle cliniche del gruppo Villa Pini.
La Ivone ha lavorato in uno scenario complesso, con un sottofondo di tormentate inchieste giudiziarie che vedono protagonista in ruoli contrapposti lo stesso Angelini: da un lato accusatore per presunte tangenti versate all'ex presidente della giunta regionale Del Turco, e dall'altro imputato nella stessa inchiesta per associazione per delinquere truffa e corruzione. Angelini inoltre è anche indagato per bancarotta del suo gruppo sanitario, arrestato dalla procura di Chieti e poi rimesso in libertà dal riesame dell'Aquila. La Ivone ha ricreato le condizioni per un rilancio della clinica, e martedì doveva essere una giornata speciale per l'ex azienda di Angelini, che è pronta a tornare sul mercato ed essere acquistata dal migliore offerente.
L'Aiop nel ricorso punta i piedi e critica pesantemente la Regione e il presidente Gianni Chiodi, nelle vesti di commissario per la sanità. Il motivo è chiaro: Chiodi non poteva riaccreditare Villa Pini, e non poteva farlo per due ragioni, la società dell'ex gruppo Angelini è fallita, e la Ivone come curatrice fallimentare «non è soggetto terzo» a cui affidare gli accreditamenti, ma detiene «l'amministrazione del patrimonio fallimentare».
«Nel ricorso si impugnano le delibere 24, 25 e 26 del 2010», sottolinea Marchese, «firmate dal Commissario ad acta Chiodi, con le quali si dispone il riaccreditamento da parte della Regione alla fallita casa di cura Villa Pini». Il riaccreditamento è stato fatto per tre discipline: prestazioni di ricovero; specialistica ambulatoriale, e centro di rialibilitazione. Tre delibere che permettono alla Casa di cura di tornare attiva e avere dalla Regione circa 30 milioni di euro, del risicato budget complessivo che spetta alle cliniche abruzzesi.
La decisione non è piaciuta all'Aiop che contesta Chiodi su due versanti. Il primo ricordando che Angelini non aveva per un anno pagato gli stipendi ai dipendenti e nemmeno aveva versato i contributi.
«Tanto», ricorda Marchese, «che il Commissario dopo aver constatato che il gruppo Villa Pini non era in grado di pagare, superando abbondantemente i tre mesi previsti dalla legge regionale, è passato alla sospensione dell'accreditamento». Ora per Marchese e l'Aiop, Chiodi è tornato sulle sue decisioni dando alla curatrice fallimentare la possibilità di rilanciare la clinica teatina con una consistente dote economica, avuta con il riaccreditamento dalla Regione.
«E' un artificio inammissibile», stigmatizza l'avvocato Tommaso Marchese, «Chiodi non poteva riaccreditare un'impresa fallita, mentre il curatore non può essere considerato "soggetto terzo", e se venisse considerato tale nei suoi confronti sarebbe disposto un nuovo accreditamento che è vietato dalla legge dello Stato e da quella regionale, soprattutto nell'attuale fase di attuazione del piano di rientro».
Nel ricorso dell'Aiop c'è di più. Si attacca frontalmente Chiodi accusandolo di aver violato la normativa sull'accreditamento con le altre cliniche private e, in sostanza, di far saltare il Piano di rientro dal deficit della sanità deciso con il governo. Piano che come è noto prevede tagli pesanti per le cliniche abruzzesi. Il ragionamento dell'Aiop è semplice, la nuova irruzione della clinica teatina nel rapporto tra sanità privata ed ente regionale rischia di sottrarre fondi alle altre cliniche che, tra l'altro, si vedono scavalcate dall'accordo tra la Regione e Villa Pini.
«Le case di cura abruzzesi», osserva Marchese, «sono tutte in una fase di accreditamento predefinitivo, ed è gravissimo che siano scavalcate da un nuovo accreditamento fatto in favore della curatela fallimentare, in ogni caso non si possono disporre nuovi accreditamenti senza il piano di riordino della rete ospedaliera. Martedì se si terrà l'asta fallimentare chi vuole andare avanti su questa strada si assumerà una grande responsabilità».
L'iniziativa legale dell'Aiop curata dall'avvocato Tommaso Marchese, docente di diritto sanitario all'università Lum di Bari, si muove in rotta di collissione con il lavoro messo a punto dalla curatrice fallimentale, Giuseppina Ivone che in questi mesi ha cercato di rimettere in sesto l'azienda dell'imprenditore Enzo Angelini, ex proprietario delle cliniche del gruppo Villa Pini.
La Ivone ha lavorato in uno scenario complesso, con un sottofondo di tormentate inchieste giudiziarie che vedono protagonista in ruoli contrapposti lo stesso Angelini: da un lato accusatore per presunte tangenti versate all'ex presidente della giunta regionale Del Turco, e dall'altro imputato nella stessa inchiesta per associazione per delinquere truffa e corruzione. Angelini inoltre è anche indagato per bancarotta del suo gruppo sanitario, arrestato dalla procura di Chieti e poi rimesso in libertà dal riesame dell'Aquila. La Ivone ha ricreato le condizioni per un rilancio della clinica, e martedì doveva essere una giornata speciale per l'ex azienda di Angelini, che è pronta a tornare sul mercato ed essere acquistata dal migliore offerente.
L'Aiop nel ricorso punta i piedi e critica pesantemente la Regione e il presidente Gianni Chiodi, nelle vesti di commissario per la sanità. Il motivo è chiaro: Chiodi non poteva riaccreditare Villa Pini, e non poteva farlo per due ragioni, la società dell'ex gruppo Angelini è fallita, e la Ivone come curatrice fallimentare «non è soggetto terzo» a cui affidare gli accreditamenti, ma detiene «l'amministrazione del patrimonio fallimentare».
«Nel ricorso si impugnano le delibere 24, 25 e 26 del 2010», sottolinea Marchese, «firmate dal Commissario ad acta Chiodi, con le quali si dispone il riaccreditamento da parte della Regione alla fallita casa di cura Villa Pini». Il riaccreditamento è stato fatto per tre discipline: prestazioni di ricovero; specialistica ambulatoriale, e centro di rialibilitazione. Tre delibere che permettono alla Casa di cura di tornare attiva e avere dalla Regione circa 30 milioni di euro, del risicato budget complessivo che spetta alle cliniche abruzzesi.
La decisione non è piaciuta all'Aiop che contesta Chiodi su due versanti. Il primo ricordando che Angelini non aveva per un anno pagato gli stipendi ai dipendenti e nemmeno aveva versato i contributi.
«Tanto», ricorda Marchese, «che il Commissario dopo aver constatato che il gruppo Villa Pini non era in grado di pagare, superando abbondantemente i tre mesi previsti dalla legge regionale, è passato alla sospensione dell'accreditamento». Ora per Marchese e l'Aiop, Chiodi è tornato sulle sue decisioni dando alla curatrice fallimentare la possibilità di rilanciare la clinica teatina con una consistente dote economica, avuta con il riaccreditamento dalla Regione.
«E' un artificio inammissibile», stigmatizza l'avvocato Tommaso Marchese, «Chiodi non poteva riaccreditare un'impresa fallita, mentre il curatore non può essere considerato "soggetto terzo", e se venisse considerato tale nei suoi confronti sarebbe disposto un nuovo accreditamento che è vietato dalla legge dello Stato e da quella regionale, soprattutto nell'attuale fase di attuazione del piano di rientro».
Nel ricorso dell'Aiop c'è di più. Si attacca frontalmente Chiodi accusandolo di aver violato la normativa sull'accreditamento con le altre cliniche private e, in sostanza, di far saltare il Piano di rientro dal deficit della sanità deciso con il governo. Piano che come è noto prevede tagli pesanti per le cliniche abruzzesi. Il ragionamento dell'Aiop è semplice, la nuova irruzione della clinica teatina nel rapporto tra sanità privata ed ente regionale rischia di sottrarre fondi alle altre cliniche che, tra l'altro, si vedono scavalcate dall'accordo tra la Regione e Villa Pini.
«Le case di cura abruzzesi», osserva Marchese, «sono tutte in una fase di accreditamento predefinitivo, ed è gravissimo che siano scavalcate da un nuovo accreditamento fatto in favore della curatela fallimentare, in ogni caso non si possono disporre nuovi accreditamenti senza il piano di riordino della rete ospedaliera. Martedì se si terrà l'asta fallimentare chi vuole andare avanti su questa strada si assumerà una grande responsabilità».
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