«Le foto dell’ex marito fornite al sicario»: svelato il piano di morte dell’avvocatessa 

Le prove trovate nel telefono dell’esecutore materiale dell’attentato: «Ci sono anche immagini della macchina della vittima» Il giudice: «Viviana Pagliarone deve andare in carcere perché è spregiudicata e potrebbe riprovare a uccidere l’uomo»

SAN VITO CHIETINO. Ha fornito al sicario le fotografie dell’ex marito, un ufficiale della guardia di finanza, e della sua auto, una Lancia Delta. Le carte dell’inchiesta svelano il piano di morte architettato da Viviana Pagliarone, 39 anni, di San Vito Chietino, avvocatessa e insegnante di sostegno, per ammazzare Gabriele Agostini, il maggiore della guardia di finanza rimasto miracolosamente illeso il 21 marzo 2023 a Bacoli (Napoli) dopo l’esplosione nella sua auto di una bomba azionata a distanza, con un telecomando, da Franco Di Pierno, foggiano di 51 anni, in cella già dallo scorso ottobre.
«La donna mostra una particolare pervicacia e spregiudicatezza nell’agire, attraverso terzi e con condotta premeditata, contro il padre di suo figlio al solo fine di risolvere le controversie derivanti dalla loro separazione», scrive il giudice Nicola Marrone nell’ordinanza di custodia cautelare con cui spedisce in carcere Pagliarone, la mandante del tentato omicidio, e ai domiciliari l’imprenditore pugliese di 46 anni Ciro Salvatore Caliendo e il trentaduenne Giovanni Di Stefano, genero di Di Pierno, accusati rispettivamente di aver preso parte alla preparazione dell’ordigno e di aver svolto funzioni di supporto e collegamento con il suocero.
L’analisi degli smartphone sequestrati a Di Pierno ha consentito ai carabinieri del nucleo investigativo di Napoli di scoprire una foto di una persona «identificata in modo inequivocabile in Gabriele Agostini» e altre due che ritraggono la parte anteriore di una Lancia Delta di colore nero. «La conferma definitiva che tali immagini si riferissero alla persona offesa e alla sua autovettura», osserva il giudice, «è arrivata dallo stesso Di Pierno che, a domanda del difensore di parte civile, ha dichiarato che “le foto del maggiore Agostini e della sua macchina” gli furono fornite da Pagliarone a metà febbraio 2023».
Di Pierno non ha potuto negare la sua presenta nel luogo e al momento dell’attentato, «sia pur asserendo di non esserne l’autore, giustificandola con il mero intento di avere un colloquio con Agostini su mandato ricevuto da Pagliarone. In particolare, nel corso di un esame in cui ha reso dichiarazioni confuse e in parte reticenti e contraddittorie, ha dichiarato che Pagliarone, da lui conosciuta in uno studio legale, gli aveva chiesto di intervenire “con le buone o le cattive” per indurre il suo ex compagno a più miti consigli nella gestione della procedura di affidamento del loro figlio che aveva assunto un carattere conflittuale tra i due coniugi. Tale incarico aveva ricevuto in forza di un rapporto di amicizia e di stima della donna, che gli aveva chiesto di rivolgersi a qualcuno dell’ambiente malavitoso di San Severo ma che lui aveva deciso, di sua iniziativa, di svolgere in prima persona recandosi a Bacoli per incontrare Agostini». Poi, Di Pierno riferisce di essere assolutamente estraneo all’attentato. «Sono tali e tante le inverosimiglianze e le aporie del suo racconto che apparirebbe quasi inutile soffermarsi sulle stesse», sottolinea il giudice, che elenca anche tutti gli indizi – dalle immagini delle telecamere della zona in cui si è consumato l’agguato incendiario fino alle foto trovate sul cellulare – che inchiodano Di Pierno e gli altri indagati. Il giudice spiega così perché Pagliarone deve essere rinchiusa in carcere: «L’aver agito attraverso terzi rende concreta l’ipotesi che la donna, anche in regime di detenzione domiciliare, possa avvalersi di una rete di amicizie e collaborazioni nell’ambiente della malavita pugliese per reiterare il tentativo di indurre l’ex coniuge a più miti consigli».
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