Le impronte sul coltello non sono del figlio

Non ci sono tracce digitali di Marco Del Vecchio sull’arma analizzata dal Ris L’avvocato del giovane: ora spero che esca dal silenzio in cui si è chiuso e parli

VASTO. Non sono di Marco Del Vecchio le impronte trovate su alcuni oggetti nella casa dei genitori uccisi. Chi ha ammazzato Emidio Del Vecchio, 72 anni e Adele Tumini, 68, non ha trascurato nessun particolare e ha avuto cura di indossare un paio di guanti per non lasciare tracce? La riflessione scaturisce dal risultato dell’esame dattiloscopico depositato in Procura.

«I risultati parlano chiaro: sugli oggetti analizzati non ci sono le impronte di Marco», afferma l’avvocato Raffaele Giacomucci, difensore dell’operaio accusato del duplice omicidio. Chiunque ha usato il coltello che ha massacrato prima Emidio Del Vecchio e poi la moglie Adele è stato attento a non lasciare tracce. Ha studiato nel particolare ogni gesto. Quindi due le ipotesi: Del Vecchio, se fosse lui l’assassino, ha indossato i guanti; oppure ad uccidere i coniugi è stato un altro. Al momento Marco Del Vecchio resta l’unico indagato del doppio delitto.

Ieri mattina l’avvocato Giacomucci ha incontrato ancora nel carcere di Torre Sinello il suo assistito per convincerlo a rilasciare qualche dichiarazione. Dal giorno dell’arresto, infatti, Del Vecchio si è chiuso in un ostinato mutismo. L’unica frase che ripete è: “Io non ho ucciso mio padre e mia madre. Non sono io l’assassino”. Non spiega, però, dove si trovasse nell’ora del delitto e se ha dei testimoni che possono aiutarlo. Ora ha tempo fino al 4 luglio per rilasciare dichiarazioni ai magistrati. Il suo avvocato la settimana scorsa ha ricevuto la notifica della conclusione delle indagini. Fino a quella data può presentare eventuali nuove istanze e chiedere al magistrato di ascoltare quello che Marco Del Vecchio ha da dire. Non è detto che l’accusato lo faccia. L'operaio dal giorno dell’arresto parla solo con il suo legale. Non si è fidato neppure degli esperti incaricati di valutare la sua capacità di intendere e volere.

Questo per l’avvocato Gianni Menna, legale della figlia delle vittime, è un atteggiamento che denota una condizione di imbarazzo. «Se è davvero innocente, se lui mentre i genitori venivano uccisi non era a casa, dicesse dove si trovava. È così semplice. Che senso ha rifiutarsi di parlare», dice l’avvocato Menna.

La vicenda diventa sempre più inquietante. Contro Marco Del Vecchio al momento ci sono solo le tracce del Dna materno trovate sui suoi indumenti dai Ris. È una prova comunque importante anche se sulla lama dai coltelli usati per colpire per 111 volte i due pensionati gli esperti hanno estrapolato una miscela genetica in cui non sono presenti i profili dell’assassino. È evidente che l’omicida ha coperto la mani mentre uccideva i due pensionati e mentre ripuliva l’appartamento. «Spero che il mio cliente accetti di parlare», dice l’avvocato Giacomucci.

Paola Calvano

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