Legnini: il caso Burgo dal prefetto

Il senatore Pd: inaccettabile che non venga concessa altra cassa integrazione

CHIETI. Mentre il capogruppo dell'Udc Alessandro Giardinelli legge la lettera scritta al presidente Napolitano perché interceda con la proprietà della Burgo per il rinnovo della cassa integrazione, squilla il telefonino di uno degli degli ormai ex lavoratori della vecchia cartiera presenti in consiglio: è la moglie che lo avvisa che la lettera di licenziamento è arrivata. I primi effetti drammatici della cassa integrazione scaduta ieri. Intanto il consigliere senatore del Pd Giovanni Legnini chiede un tavolo in prefettura per riaprire la vertenza Burgo e arrivare alla richiesta di nuova cassa integrazione per i 133 dipendenti ormai in mobilità. «Trovo inaccettabile», dice Legnini, «che la Burgo si rifiuti di chiedere nuova cassa integrazione, dopo aver lucrato sulla cessione dei terreni di quell'area. Chiedo al signor Prefetto di convocare con urgenza un tavolo con l'azienda e i sindacati».

«A questo tavolo», prosegue il senatore del partito democratico, «deve sedere tutta la politica locale, dagli esponenti di Comune e Provincia, fino ai teatini che hanno un ruolo nell'amministrazione regionale e in Parlamento. Perché sia chiaro alla Burgo che tutta la nostra città è contro questo atteggiamento incomprensibile».

Il senatore Legnini ha firmato insieme a diversi altri colleghi una lettera preparata dall'Udc per chiedere l'intervento sulla vicenda al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Hanno scelto di non siglarla, invece, Riccardo Di Gregorio, Rc, Liberato Aceto di Uniti per Chieti e Alessandro Marzoli, Pd, che commenta: «Ho scelto di non firmarla perché tardiva e inopportuna». In aula oltre agli ex Burgo c'erano anche alcuni dipendenti della Sixty, altra azienda che rischia un pesante ridimensionamento delle risorse umane. Sul riflesso sociale, che il perdurare di queste crisi può comportare per il territorio, ha puntato la lettera per Napolitano, consegnata al prefetto Fulvio Rocco de Marinis dal capogrupo dell'Udc Alessandro Giardinelli.

«Il contraccolpo sociale è di una gravità estrema per il nostro territorio», recita la lettera, «dove già 7 mila posti di lavoro sono stati persi e altre diverse centinaia rischiano di scomparire a breve. I rappresentanti politici del Comune di Chieti la invitano, pertanto, a voler mediare con Burgo Group per una riapertura della trattativa, tesa a evitare uno stress sociale dai contraccolpi dilananti per questo territorio». Il testo richiama a sostegno alcuni articoli della Costituzione, riconducibili alla responsabilità sociale d'impresa.

Intanto durante l'assemblea civica squilla un cellulare a uno degli ex Burgo: è la moglie che lo avvisa che è arrivata la lettera di licenziamento. «Non vedevano l'ora», commenta amaramente il destinatario. «E' necessario», conclude Marco Salvischiani, uno degli ex Burgo e rappresentante di Fistel Cisl, «un tavolo urgente con Comune, Provincia e Regione, per una progettazione seria di riqualificazione dell'area, utile ad attrarre nuovi imprenditori».

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