Liceo Masci in ginocchio, l'ira dei docenti
Salta l'approvazione del piano dell'offerta formativa: «Non esistono certezze»
CHIETI. Il liceo scientifico Filippo Masci, di Chieti, è in ginocchio. Non era mai successo dall'entrata in vigore dell'autonomia scolastica. Una crisi culminata con la seduta del collegio docenti dei giorni scorsi in cui una sessantina di insegnanti non ha approvato il Piano dell'offerta formativa, il Pof, lasciando in sospeso l'organizzazione della didattica e non solo.
La motivazione fornita dagli insegnanti è la seguente: «Troppe incertezze, siamo impossibilitati nello svolgere il nostro lavoro». Il piano dell'offerta formativa è un documento di impegno tra la scuola e il territorio incentrato sul rapporto tra scuola-studenti e famiglia. E' l'identità culturale e progettuale di una scuola e rappresenta in modo esplicito la programmazione annuale delle attività curriculari, extracurriculari, educative ed organizzative di una scuola autonoma.
La votazione contraria al Pof per l'anno scolastico 2010-2011 degli insegnanti è stata unanime. Ora si dovrà attendere la seduta del 28 agosto per svolgere di nuovo l'alzata di mano. Ma i docenti non danno nulla per certo. «Aspettiamo», affermano gli insegnanti, «siamo sospesi nel vuoto». «Siamo in attesa della sentenza del Tar del Lazio che deve decidere sulla riforma scolastica che dovrebbe partire dal prossimo mese di settembre e coinvolgere gli studenti delle scuole superiori», spiega una docente che ha preferito restare nell'anonimato.
«Per approvare il Pof abbiamo necessità di sapere la disponibilità finanziaria della scuola, dell'organico, del numero dei ragazzi a cui si dovrà rivolgere la didattica. Invece, l'esecutività della riforma può saltare, mancano gli spazi per fare didattica e quelli che ci sono non sono in grado di ospitare la popolazione scolastica.
E ora, dall'ufficio scolastico provinciale, ci è stata tolta anche una prima classe», lamenta il docente. «I genitori vengono, chiedono, sono preoccupati», segnalano dalla scuola. Il Piano dell'offerta formativa c'è già, ma rimarrà nel cassetto almeno fino a quando non ci saranno condizioni per fare lezione in sicurezza.
Lo staff dei docenti chiede un'altra prima che consentirebbe di non stipare i ragazzi in aule piccole, dove anche alzarsi diventa un'impresa, figuriamoci fare un'evacuazione. «Stiamo svolgendo al meglio la nostra professione. Noi siamo il perno fra la cultura e società, fra scuola e famiglia. Non possiamo più rimanere in silenzio». Ed ecco partire una protesta silenziosa destinata a fare rumore.
La motivazione fornita dagli insegnanti è la seguente: «Troppe incertezze, siamo impossibilitati nello svolgere il nostro lavoro». Il piano dell'offerta formativa è un documento di impegno tra la scuola e il territorio incentrato sul rapporto tra scuola-studenti e famiglia. E' l'identità culturale e progettuale di una scuola e rappresenta in modo esplicito la programmazione annuale delle attività curriculari, extracurriculari, educative ed organizzative di una scuola autonoma.
La votazione contraria al Pof per l'anno scolastico 2010-2011 degli insegnanti è stata unanime. Ora si dovrà attendere la seduta del 28 agosto per svolgere di nuovo l'alzata di mano. Ma i docenti non danno nulla per certo. «Aspettiamo», affermano gli insegnanti, «siamo sospesi nel vuoto». «Siamo in attesa della sentenza del Tar del Lazio che deve decidere sulla riforma scolastica che dovrebbe partire dal prossimo mese di settembre e coinvolgere gli studenti delle scuole superiori», spiega una docente che ha preferito restare nell'anonimato.
«Per approvare il Pof abbiamo necessità di sapere la disponibilità finanziaria della scuola, dell'organico, del numero dei ragazzi a cui si dovrà rivolgere la didattica. Invece, l'esecutività della riforma può saltare, mancano gli spazi per fare didattica e quelli che ci sono non sono in grado di ospitare la popolazione scolastica.
E ora, dall'ufficio scolastico provinciale, ci è stata tolta anche una prima classe», lamenta il docente. «I genitori vengono, chiedono, sono preoccupati», segnalano dalla scuola. Il Piano dell'offerta formativa c'è già, ma rimarrà nel cassetto almeno fino a quando non ci saranno condizioni per fare lezione in sicurezza.
Lo staff dei docenti chiede un'altra prima che consentirebbe di non stipare i ragazzi in aule piccole, dove anche alzarsi diventa un'impresa, figuriamoci fare un'evacuazione. «Stiamo svolgendo al meglio la nostra professione. Noi siamo il perno fra la cultura e società, fra scuola e famiglia. Non possiamo più rimanere in silenzio». Ed ecco partire una protesta silenziosa destinata a fare rumore.
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