Lite tra i sindacati alla Pilkington rischio premi e ferie

La Uil diserta il vertice con i dirigenti dell’azienda salta la discussione sui contratti di solidarietà

SAN SALVO. La posta in gioco è alta. Per la prima volta da quando è nato lo stabilimento, Pilkington parla di ridimensionamento del sito produttivo e non esclude la chiusura della linea Automotive. Pilkington chiede 210 provvedimenti di mobilità, ma in fabbrica crescono le ore di straordinario. I sindacati invocano chiarezza e risposte certe sul futuro dei duemila dipendenti. L'azienda prende tempo e questo non piace affatto a Cgil, Cisl e Uil. Il malcontento è unanime. Diversa, però, è la reazionedelle tre sigle sindacali.

L'unità del sindacato scricchiola. «È questo è l'errore più grave. Dividi et impera, dicevano i latini. Restiamo uniti e non perdiamo la calma», è l'appello del segretario provinciale della Cisl , Franco Zerra. «Alla lotta del sindacato deve unirsi quella delle istituzioni e dei politici. Oltre al sindaco di San Salvo,Tiziana Magnacca, devono scendere in campo tutti gli altri politici del territorio», chiede l'esponente della Femca. «La posta in gioco è troppo alta e troppe le questioni ancora di discutere in un momento che non ho difficoltà a definire drammatico. Stiamo attraversando un guado. Rischiamo di affondare nelle sabbie mobili».

Ieri in fabbrica è stata un'altra giornata di confronti e trattative. «Ribadiamo lo stato di agitazione e il blocco degli straordinari. Non è giusto che a pagare siano sempre e solo i lavoratori. Per ridurre i costi possono essere tagliate molte altre voci», ha dichiarato Gabriele Barisano, della Uil. La Rsu del sindacato non ha quindi partecipato all'incontro con il dirigente dell'industria vetraria, Graziano Marcovecchio. Al faccia a faccia, durato più di 4 ore c’era invece la Cgil. «Abbiamo ribadito al dottor Marcovecchio la disponibilità del sindacato a venire incontro alle esigenze aziendali consapevoli che il momento è delicato. Ma proprio per questo, e a maggior ragione, vanno migliorate le relazioni sindacali. Visto che la situazione è in continua evoluzione chiediamo l'istituzione di un tavolo di incontri per discutere e concordare periodicamente le linee da seguire per far fronte alla crisi. Non si possono ridurre i costi penalizzando solo i lavoratori», dice Emilio Di Cola, Rsu Cgil. «È assurdo continuare a chiedere lo straordinario e contestualmente ricorrere alla cassa integrazione», insiste il sindacalista.

Oggi l'incontro dovrebbe essere verbalizzato e l’azienda dovrebbe esprimersi sulle richieste del sindacato che comunque conferma lo stato di agitazione.

Diverso l'atteggiamento della Cisl. «Siamo contrari all’interruzione delle relazioni industriali», conferma Carmine Antonelli, della segreteria Cisl e le Rsu di fabbrica. «Non certo perché le risposte dell’azienda ci soddisfino, ma perché riteniamo opportuno proseguire il dialogo per avere dai dirigenti risposte su altri punti importanti oltre alla presenza inspiegabile in fabbrica di consulenti esterni». «È necessario riprendere i lavori e ritrovare l'unità sindacale», scrive in una nota Massimiliano Recinelli, della Rsu Femca Cisl. «L’unità è importante per capire le prospettive produttive e occupazionali. È necessario che tutti gli attori del territorio si attivino affinchè la soluzione alla crisi non sia solo la riduzione del costo del lavoro. È necessario fare squadra affinchè tutti i soggetti in campo, istituzioni, politici, sindacati e azienda, si impegnino per salvaguardare i livelli occupazionali. Ritrovare l'unità per il bene di tutti. Troppe le questioni sul tappeto che rischiano di non essere discusse a causa della tensione: piano ferie, premio di partecipazione, inteso come strumento di controllo e gestione dell'organizzazione del lavoro, accordo sui contratti di solidarietà, applicazione della detassazione al 10%, indennità di mansione e molte altre che i lavoratori hanno a cuore».

Paola Calvano

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