Mandò in coma Giuseppe, ora torna libero 

Lanciano. Scadono i termini della misura cautelare per il 14enne che partecipò all’aggressione in centro

LANCIANO. Sono scaduti i termini della misura cautelare per il 14enne accusato, in concorso con due coetanei, dell’aggressione a Giuseppe Pio D’Astolfo. Il ragazzo, l’unico imputabile dei tre minorenni coinvolti, da ieri è tornato alla vita di sempre, senza l’obbligo di seguire le prescrizioni applicate dal tribunale per i minorenni dell’Aquila in seguito alla scarcerazione dalla comunità in cui era stato rinchiuso a metà dicembre. Due mesi dopo l’aggressione a D’Astolfo, avvenuta il 17 ottobre dietro l’ex stazione Sangritana, il 14enne di origine rom era stato infatti raggiunto dalla misura cautelare, emessa dal gip del tribunale per i minorenni dell’Aquila, e recluso in una comunità educativa. Da qui era uscito un mese dopo, a gennaio, quando era stata accolta l’istanza del legale del ragazzo, l’avvocato Vincenzo Menicucci, che assiste anche gli altri due minorenni. Il collocamento in comunità era stato sostituito dalle prescrizioni in libertà. Adesso i termini di durata massima della misura cautelare, che per i minori di 16 anni sono ridotti di due terzi (da sei a due mesi), sono scaduti. Il ragazzo, che ha compiuto 14 anni il giorno prima dell’aggressione, è accusato di aver aggredito con un pugno l’amico di D’Astolfo, Anthony Gomez Brito, 26 anni, e di aver incitato il cugino a fare altrettanto. È stato questi poi, 13enne all’epoca dei fatti, a sferrare, per sua stessa ammissione, il pugno alla testa che ha mandato in coma Giuseppe Pio D’Astolfo; il ragazzo, affidato ai servizi sociali del Comune di Lanciano, si trova tuttora in una comunità per minori per seguire un percorso di reinserimento sociale. Il 14enne, invece, nega le accuse mosse nei suoi confronti: sarebbe stato il 13enne a colpire prima Gomez e poi D’Astolfo, come risulterebbe anche da alcune testimonianze. Per questo l’avvocato Menicucci ha chiesto alla Procura minorile di sentire Giuseppe Pio, anche attraverso incidente probatorio. Ma finora non è arrivata alcuna decisione in merito. D’Astolfo, tornato a Lanciano per proseguire la riabilitazione, è stato invece sentito dai carabinieri di Lanciano. «È un diritto della difesa sentire la parte offesa», sottolinea Menicucci, «se non accadrà in fase di indagini, aspetteremo il processo». La Procura di Lanciano è competente, invece, per gli altri due indagati, di 30 e 18 anni. (s.so.)