Mezzo milione all’università dell’Aquila
La solidarietà dei docenti della d’Annunzio ai colleghi colpiti dal sisma
CHIETI. Per le esigenze dei chirurghi nell’ospedale da campo all’Aquila arrivano 36 mila euro dalla società italiana di chirurgia. Lo annuncia Paolo Innocenti, presidente del IX convegno di primavera Sic, che si è aperto ieri nel rettorato della D’Annunzio. Ma la solidarietà si fa ancora più grande da parte della università D’Annunzio che dona 500 mila euro all’ateneo aquilano.
«Le ragioni della chirurgia, dall’orgoglio della professione alla sfida delle nuove complessità» il titolo del convegno della Sic, per la prima volta a Chieti a 128 anni dalla nascita della società. L’incontro è stato organizzato nell’intento di ridare «orgoglio» a una professione che si è trasformata nel tempo e che ha visto un aumento delle denunce nei confronti della categoria per responsabilità civile e penale con una crescita del costo delle assicurazioni personali, lievitato del 300 per cento. Alla tavola rotonda tra gli altri c’erano Leoluca Orlando presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori nel campo sanitario. Tra i relatori del dibattito sulla complessità etica della professione si sono ascoltati gli interventi del direttore della cattedra di medicina legale Aldo Carnevale e del procuratore Ermanno Venanzi.
Nel pomeriggio l’inaugurazione del convegno con l’interventi di Enrico D’Antoni, presidente della società italiana di chirurgia e del presidente del convegno Paolo Innocenti. Un plauso agli organizzatori che, nonostante il terremoto hanno mantenuto il convegno in Abruzzo, è partito dall’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Il presidente dell’Udc con al seguito il candidato presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio, intervenendo nel cuore del tema ha sottolineato che il chirurgo non può essere «mero esecutore della volontà del paziente nell’ottica di considerare la vita un bene disponibile ma deve ritornare libero nel recupero di un ruolo centrale».
«Riconoscere l’importanza del territorio nel sistema sanitario», ha detto il ministro del welfare Maurizio Sacconi, intervenuto alla cerimonia, «e la realizzazione del fascicolo elettronico del paziente riduce il rischio clinico. Se si interviene in condizioni di urgenza senza sapere nulla del paziente il rischio aumenta», ha sottolineato. Sugli ospedali Sacconi ha poi osservato che in Abruzzo ce ne sono troppi, 8, che siano veramente tali, bastano. «Concentrare le capacità professionali e le tecnologie significa realizzare network di servizi ospedalieri di qualità totale, nei quali è possibile attivare gli strumenti che voi chirurghi sollecitate, come le unità destinate al monitoraggio dei fattori di rischio. In questi contesti», secondo il ministro, «la professionalità si esalta e può operare in condizioni più sicure per paziente e medico».
I lavori sono ripresi con una tavola rotonda dal titolo: «La complessità manageriale» moderata dal professor D’Antoni dal sostituto procuratore generale della corte di Cassazione Libertino Alberto Russo. Tra i relatori Domenico Di Virgilio e Joe Santelli della I commissione affari costituzionali della Camera, Ivan Cavicchi, docente di sociologia sanitaria all’università di Tor Vergata e il direttore del Centro Luigi Vicinanza.
«Le ragioni della chirurgia, dall’orgoglio della professione alla sfida delle nuove complessità» il titolo del convegno della Sic, per la prima volta a Chieti a 128 anni dalla nascita della società. L’incontro è stato organizzato nell’intento di ridare «orgoglio» a una professione che si è trasformata nel tempo e che ha visto un aumento delle denunce nei confronti della categoria per responsabilità civile e penale con una crescita del costo delle assicurazioni personali, lievitato del 300 per cento. Alla tavola rotonda tra gli altri c’erano Leoluca Orlando presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori nel campo sanitario. Tra i relatori del dibattito sulla complessità etica della professione si sono ascoltati gli interventi del direttore della cattedra di medicina legale Aldo Carnevale e del procuratore Ermanno Venanzi.
Nel pomeriggio l’inaugurazione del convegno con l’interventi di Enrico D’Antoni, presidente della società italiana di chirurgia e del presidente del convegno Paolo Innocenti. Un plauso agli organizzatori che, nonostante il terremoto hanno mantenuto il convegno in Abruzzo, è partito dall’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Il presidente dell’Udc con al seguito il candidato presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio, intervenendo nel cuore del tema ha sottolineato che il chirurgo non può essere «mero esecutore della volontà del paziente nell’ottica di considerare la vita un bene disponibile ma deve ritornare libero nel recupero di un ruolo centrale».
«Riconoscere l’importanza del territorio nel sistema sanitario», ha detto il ministro del welfare Maurizio Sacconi, intervenuto alla cerimonia, «e la realizzazione del fascicolo elettronico del paziente riduce il rischio clinico. Se si interviene in condizioni di urgenza senza sapere nulla del paziente il rischio aumenta», ha sottolineato. Sugli ospedali Sacconi ha poi osservato che in Abruzzo ce ne sono troppi, 8, che siano veramente tali, bastano. «Concentrare le capacità professionali e le tecnologie significa realizzare network di servizi ospedalieri di qualità totale, nei quali è possibile attivare gli strumenti che voi chirurghi sollecitate, come le unità destinate al monitoraggio dei fattori di rischio. In questi contesti», secondo il ministro, «la professionalità si esalta e può operare in condizioni più sicure per paziente e medico».
I lavori sono ripresi con una tavola rotonda dal titolo: «La complessità manageriale» moderata dal professor D’Antoni dal sostituto procuratore generale della corte di Cassazione Libertino Alberto Russo. Tra i relatori Domenico Di Virgilio e Joe Santelli della I commissione affari costituzionali della Camera, Ivan Cavicchi, docente di sociologia sanitaria all’università di Tor Vergata e il direttore del Centro Luigi Vicinanza.