«Mia sorella uccisa un mese fa, l’assassino è uno della famiglia Non doveva tornare col marito» 

Silvana Paolini: «Lorena aveva un carattere forte, non si sarebbe mai suicidata Andrea per cinque anni ha convissuto con un’altra donna, ma lei lo amava»

ORTONA. «Mia sorella è stata uccisa in quella casa. Io non volevo che tornasse con il marito. L’assassino è uno della famiglia». Le parole di Silvana Paolini sono una frustata. Vogliono scuotere le coscienze e indirizzare i cuori agitati di una comunità sotto choc verso un unico traguardo: la verità. Lorena, sua sorella, 53 anni di Ortona, non c’è più. Oggi è un mese da quando una mano assassina le ha rapito la vita, strangolandola. Una mano senza padrone, un movente senza motore. C’è un indagato: Andrea Cieri, 51 anni, impresario funebre e marito della vittima. Il resto è dottrina medica, Dna, test, confronti, supposizioni: Silvana teme che la giustizia faccia fatica a farsi largo. E allora ci pensa lei a fare irruzione nel silenzio calato subito sull’inchiesta e diventato rifugio della famiglia di Lorena.
Silvana, il 18 agosto la sua vita è cambiata.
«È stato un mese devastante. Ho perso un pezzo di me. Sto male, Lorena mi manca. Da un mese non dormo più. Mi mancano le sue telefonate mattutine. Mi mancano le nostre chiacchierate. Ci sentivamo sempre, soprattutto l’estate, per metterci d’accordo per andare al mare. Veniva spesso a casa mia. Ogni volta che accompagnava le figlie in centro, saliva da me per un caffè».
Se chiude gli occhi, qual è la prima immagine di Lorena che le viene in mente?
«Lei che passeggia con Orso, il suo cane, un terzo figlio».
Che idea si è fatta sull’omicidio?
«Quella domenica, quando sono arrivata a casa di Lorena, mi hanno detto che era morta per un malore. In un primo momento ho pensato: può succedere, è stata una tragedia, capita anche a tanti giovani che giocano a calcetto. Poi è salito in casa il medico legale, è arrivata la scientifica dei carabinieri. Ho parlato con gli investigatori e mi hanno detto che non era stato un malore. Mi è crollato il mondo addosso. Perché è assurdo essere uccisa nella propria casa, il luogo che dovrebbe essere il più sicuro al mondo».
Lorena potrebbe essersi suicidata?
«Non credo assolutamente all’ipotesi del suicidio. Io la vedevo tutti i pomeriggi: ridevamo, scherzavamo. Era una persona vitale. Fino all’ultimo. Vi faccio qualche esempio».
Prego.
«Anche al mare era serena. Mentre io ero sul lettino, lei si alzava e parlava con il vicino di ombrellone. Era molto attiva, le sue giornate erano piene. Di sicuro, non era una persona depressa. Si vestiva bene, era sempre impeccabile, mai sciatta. Escludo categoricamente che possa essersi tolta la vita. Pensava sempre alle figlie e non avrebbe mai fatto un gesto estremo. Fino alla domenica prima eravamo state insieme: faceva le imitazioni, era sorridente. Insomma: parliamo di una donna forte, con un bel carattere».
La recente morte della suocera aveva segnato Lorena.
«Sicuramente era molto legata alla suocera, malata da tempo. Così come era legatissima a nostra madre, morta anche lei dopo una lunga malattia. Ma dire che questi lutti abbiano potuto farla cadere in depressione è una cavolata».
Era preoccupata per qualcosa?
«Mia sorella mi diceva tutto delle figlie. Ma del marito non tanto. Anche perché con lui non avevo un grande rapporto, e lei lo sapeva benissimo. Con lui ero fredda, per delle cose successe in passato. Come dire: buongiorno e buonasera, gli auguri al compleanno, a Natale e a Pasqua. Tutto qui».
Cos’era accaduto in passato?
«Circa quindici anni fa Lorena e il marito si erano lasciati. Lui era andato via di casa. Quando è tornata con Andrea, io non ero d’accordo, non mi ha fatto piacere. L’ho sempre detto sia a mia mamma che a lei. La storia era finita, non doveva tornare indietro. Se quel rapporto era concluso, un motivo c’era. Lorena doveva andare avanti, non aveva senso rimettersi con il marito dopo che lui, per cinque anni, aveva convissuto con un’altra donna. Per me era assurdo che tornassero insieme. Dicevo a Lorena che doveva rifarsi una vita. Oppure anche di restare da sola: non è detto che una donna debba per forza stare con un uomo. Ripeto: io ero contraria, anche perché non credo alle minestre riscaldate. Ma lei, anche per il bene delle figlie, ha scelto di tornare con lui. Mia sorella è stata sempre innamorata del marito, altrimenti non avrebbe fatto quella scelta».
Il giorno dell’omicidio c’è stata una discussione tra sua sorella e il marito.
«Questa cosa mi è stata riferita da lui (l’indagato, ndr) il giorno dopo, quando sono andata a trovare le mie nipoti, che mi avevano chiamato più di una volta sul cellulare. Inizialmente non volevo andare, perché non me la sentivo di tornare nel luogo in cui, qualche ora prima, era morta Lorena. Ma poi ho deciso di farmi forza, per stare vicina alle ragazze. E sono andata lì con mio figlio. Ci hanno invitato a restare a mangiare. Dopo aver consumato un piatto di pasta, Andrea mi ha detto che avevano avuto una piccola discussione tra di loro, per messaggio, via Whatsapp. Il che potrebbe essere anche una cosa normale. D’altronde, quale coppia non litiga? Poi lui ha iniziato a dire che Lorena non ha mai accettato la morte della mamma. Intendeva che mia sorella era depressa. Ma io non ho mai creduto a questo».
Quali erano state le ragioni del litigio?
«Mi ha detto solo che avevano avuto una discussione. E basta».
Andrea resta indagato.
«Aspetto l’esito delle indagini, a partire dall’esame del Dna e dai risultati dell’autopsia. Solo la giustizia riuscirà a lenire il mio dolore. Adesso non voglio esprimermi con i giudizi. Non voglio puntare il dito contro nessuno. Io voglio sperare che non sia stato lui. Ma tante cose mi insospettiscono: questo loro (della famiglia Cieri, ndr) isolarsi, questo loro silenzio. Non ho mai sentito da loro una frase del tipo: cerchiamo il colpevole. Chi sa qualcosa, deve parlare. Ma il problema è che qui nessuno parla. Io so solo che è successo tutto in quella casa. E in quella casa è stata uccisa».
Di recente, ha parlato con Andrea?
«No, non lo sento dal giorno del funerale (che si sono celebrati lo scorso 2 settembre, ndr)».
Perché?
«Non ci siamo più incontrati. Io non sono andata più a casa sua. Non ci riesco proprio».
Ha mai assistito a litigi tra Andrea e Lorena?
«Io non ho mai visto comportamenti preoccupanti. Tant’è che, quando ho saputo che lui era indagato, sono rimasta sconvolta, sotto choc. Non riuscivo a capacitarmi, a darmi una risposta. Il giorno stesso della morte di Lorena siamo stati tutti interrogati in caserma, io compresa. I carabinieri volevano sapere da me ogni singolo rapporto. Io ho detto che con Andrea andava tutto bene. Ad esempio, lei metteva su Instagram sempre le foto in coppia con il marito. E solo una donna innamorata fa questo. Sembravano la coppia più felice del mondo. Ma voglio dire una cosa».
Dica.
«Nessuno merita di morire in quel modo. Per essere stata aggredita così, è successo qualcosa di forte. Anche perché mia sorella era una donna che non cercava lo scontro, non era litigiosa, diceva sempre una parola in meno anziché una in più. Io, invece, sono sempre stata più “fumantina”. E lei, in determinate occasioni, mi diceva di stare calma».
Il suo approccio alla vita è cambiato?
«Io è come se avessi un sesto senso. Quando vedo una persona e non mi piace, un motivo c’è. Ripeto: a mia sorella ho detto che non ero felice che tornava con lui. Questa sua decisione di ricominciare la relazione, se è vero che è stato lui, l’ha portata alla morte. Se non è stato lui, è stato uno della famiglia. L’omicidio è successo dentro quella casa. Non è successo in piazza, fuori o per la strada. C’è una cosa che mi ha dato fastidio».
Quale?
«Qualcuno mi ha accusata, dicendo che mi piacciono le interviste... Ma io voglio solo la verità, voglio sapere cosa è successo a mia sorella. Chi l’ha uccisa deve pagare per quello che ha fatto».
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