LANCIANO

Milena, la verità in commissariato dopo l’ipotesi del sequestro

La 53enne di Lanciano, riapparsa a Castel Volturno, ascoltata per ore dal pm Prima parla di un rapimento, poi confessa: «Mi sono gettata da sola in acqua»

LANCIANO. «Volevo farla finita». Milena Santirocco, 53 anni, la maestra di ballo lancianese scomparsa domenica 28 aprile da Torino di Sangro, ripercorre i giorni difficili in cui – disorientata, confusa e spaventata per un futuro che vedeva sempre più nero – ha vagato fino ad arrivare in provincia di Caserta, a Castel Volturno, dove sabato sera ha chiesto aiuto in un bar. Sono le 20 di ieri mattina quando la donna, accompagnata dagli agenti, varca il cancello del commissariato su un’auto civetta.

Nel corso del lungo interrogatorio all'interno del commissariato di polizia di Lanciano Milena Santirocco ha ripercorso davanti agli investigatori i sei giorni trascorsi lontano da casa. Una situazione familiare ed economica non facile, la morte del padre che ha reso tutto ancora più complicato, i timori per il futuro: questi i motivi che hanno spinto la donna a fuggire con l'intenzione di farla finita.

La donna ha riferito che, dopo avere lasciato l'automobile a Torino di Sangro e inviato una foto ai famigliari di lei tra le scogliere, ha percorso decine di chilometri a piedi, poi è arrivata in Campania grazie a passaggi di fortuna in automobile. E qui è rimasta diversi giorni, dormendo anche in strada. Fino a sabato - come riporta il quotidiano regionale 'Il Centro' - giorno in cui Milena racconta di aver tentato di togliersi la vita gettandosi nelle acque della Riserva naturale foce del Volturno, un'area protetta - che occupa una superficie di 1.540 ettari - situata tra la provincia di Caserta e la città metropolitana di Napoli. Il resto è già noto: la richiesta d'aiuto al bar di Castel Volturno, il pianto liberatorio, gli accertamenti in ospedale. 

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Per quasi sette ore, parla davanti al pubblico ministero Silvia Di Nunzio e agli investigatori guidati da Miriam D’Anastasio, dirigente della polizia di Lanciano, e Nicoletta Giuliante, capo della squadra mobile di Chieti. Non si è trattato di un sequestro di persona, come inizialmente dichiarato dalla donna ai primi soccorritori che l’avevano raggiunta nella caffetteria in Campania, ma di un allontanamento volontario. (g.lett.)

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