Minacce di morte prima dell’esplosione

Scoppio alla Caffetteria 212: il giovane gestore ferito era stato aggredito via sms da alcuni fornitori che non aveva pagato

ORTONA. «Ti faremo saltare il locale se non ci paghi», «Hai le ore contate, ti uccideremo». Sono solo alcuni degli sms che sono stati inviati al giovane gestore della Caffetteria 212 sul corso Vittorio Emanuele di Ortona esplosa nella notte tra martedì e mercoledì scorsi dopo un incendio. Sta assumendo tutti i contorni dell’attentato quell’episodio che ha fatto svegliati gli ortonesi all’1 e 40 circa. Un regolamento di conti quello che sarebbe stato messo in atto nei confronti di Marino Colombo, 20 anni di Pescara, giovane gestore dell’esercizio pubblico della città adriatica che sta lottando tra la vita e la morte al Centro grandi ustionati di Cesena. Non lo dicono gli investigatori che sono sempre più abbottonati, ma i fatti raccontati dall’avvocato del giovane pescarese, Luca Pellegrini.

«Il mio assistito nell’ultimo mese e mezzo ha ricevuto sms e telefonate intimidatorie di una gravità estrema», dice, «minacce di morte per le quali ho depositato ben cinque denunce-querele e diverse integrazioni a queste alla procura della repubblica di Chieti».

I denunciati hanno nome e cognome e sono commercianti e fornitori di Pescara e di Ortona. Persone con le quali il giovane gestore alle prime armi con una attività difficile aveva contratto alcuni debiti per forniture per il negozio come arrosticini, arredamento del bar, vestiario e accessori per la moto. Debiti che ad un calcolo sommario fatto dal difensore ammontano a 30-35 mila euro (solo 20mila per i mobili del bar). Che Colombo non ha onorato o meglio ha pagato ma con assegni scoperti che poi sono andati anche protestati.

I messaggi sul telefonino sono stati di una aggressività inaudita, riferisce l’avvocato Pellegrini.

«Il mio assistito ogni volta arrivava nel mio studio a Pescara, sempre più sconvolto, mi mostrava questi messaggi che diventavano sempre più violenti, dalle ingiurie comunque gravi si è passati alle minacce di morte e di fronte ai quali ogni volta ho sporto denuncia».

Le minacce venivano fatte anche direttamente al telefono, ripetutamente con una insistenza estenuante nella casa di Pescara e in quella in uso del giovane gestore a Ortona, tanto che Marino Colombo le ha anche registrate. Materiale anche questo consegnato dal difensore e attualmente a disposizione della procura della repubblica.

«Avrei potuto capire che il mio assistito fosse stato denunciato per truffa», continua Pellegrini, «non avendo onorato i suoi debiti, ma arrivare fino a questo punto. Tanto più che queste persone che lo hanno minacciato non hanno precedenti e comunque sarebbe stato opportuno di fronte al materiale che ho fornito agli inquirenti almeno un divieto di avvicinamento al locale di Monaco».

Dopo l’esplosione, sul posto sono arrivati i carabinieri della compagnia, coordinati dal capitano Gianfilippo Manconi.

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