Molino Alimonti, vertenza in alto mare
E domani i novantotto lavoratori della Parker Mhp si asterranno per otto ore dal lavoro
ORTONA. «I lavoratori del gruppo Alimonti cominciano a avere seri timori sul futuro del posto di lavoro, visto che l'azienda non comunica più con noi e le notizie sulla trattativa con Park trade per il fitto di ramo aziendale sarebbe a un punto morto». L'allarme sullo stallo della vertenza Alimonti e la lenta agonia del colosso abruzzese delle farine viene lanciato da Franco Pescara, segretario regionale di Fai-Cisl. I segnali negativi ci sono tutti nello stabilimento che impiega ormai appena una ventina di dipendenti sui quasi 90 del Molino, per di più utilizzati con turni a settimane alterne in due gruppi composti da mezza dozzina di addetti alla produzione e tre impiegati alla logistica e contabilità. «Prendiamo per buono quanto sottolineò Francesco Norcia, amministratore delegato della Alimonti», spiega Pescara, «quando non più tardi di 20 giorni fa al primo tavolo di crisi in Regione disse che "ogni giorno che passa rischiamo di saltare". E i giorni, appunto, passano senza che lui e altri dirigenti diano segni di vita, irraggiungibili come sono mentre quasi 70 dipendenti, quelli che non lavorano da mesi, sono a casa in cassa integrazione a zero ore». Per Pescara, che conduce con il sindacato la difficile vertenza insieme a Ada Sinimberghi, segretaria regionale Flai-Cgil, «anche la trattativa con Park trade di Caserta, finora principale fornitore di materia prima al Gruppo Alimonti, si starebbe arenando per disaccordi sui futuri assetti. Immaginiamo», osserva il sindacalista a capo della Fai abruzzese, «che la contesa sia sul ruolo dell'attuale proprietà nell'azienda ceduta in affitto. Se fosse così, richiamiamo gli Alimonti a considerare seriamente le conseguenze di questo allungamento dei tempi sulla sorte dei posti di lavoro». Intanto, sindacati e i lavoratori dell'azienda Parker Mhp di Ortona, che produce tubi off-shore, hanno indetto 8 ore di sciopero domani per protestare contro i provvedimenti della proprietà americana che intende tagliare 25 dipendenti su un totale di 98, mandandoli direttamente in mobilità. Nell'ultimo tavolo delle trattative, l'azienda è stata sorda a ogni proposta sindacale tendente a utilizzare ammortizzatori sociali. «Senza un intervento delle istituzioni», sottolineano i sindacati, «25 lavoratori saranno licenziati e avranno, a seconda dell'età anagrafica, 2 o 3 anni di tempo per trovarsi un nuovo lavoro percependo, in questo periodo, mediamente 900 euro d'indennità di mobilità». (f.b. l.s.)
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