Morto a 35 anni, aperta un’inchiesta Ed è polemica sulla pistola elettrica 

Diversi minuti prima del decesso, su Di Gregorio era stato usato il taser, poi i calmanti somministrati dai soccorritori Venerdì scorso il giovane era stato denunciato dal padre: le minacce con un martello per avere mille euro e l’automobile 

CHIETI. Omicidio colposo. È l’ipotesi di reato formulata dalla procura di Chieti, a carico di ignoti, per fare luce sulla morte di Simone Di Gregorio, 35 anni, deceduto a Sambuceto domenica pomeriggio, dopo una sfuriata in strada e l’intervento di carabinieri e 118. Di Gregorio, che soffriva di problemi psichiatrici e due giorni prima aveva minacciato di morte il padre con un martello, si era denudato in strada, correva e aveva fatto atti di autolesionismo prendendo a testate e calci la Fiat 500 X di famiglia. Poi è stato colpito con il taser dai militari, è stato sedato dagli operatori sanitari, ha perso i sensi e non si è più ripreso. Determinante sarà l’autopsia che il pm Marika Ponziani, nella giornata di domani, affiderà al medico legale Marco Piattelli. Al momento, in base a quanto emerso, non sembrano esserci correlazioni tra il decesso e l’utilizzo del taser. Anche perché l’uomo è riuscito a strapparsi di dosso i dardi sparati dalla pistola elettrica, come se non avesse ricevuto alcuna scarica: tra le ipotesi c’è anche quella che il taser, per ragioni da accertare, non abbia di fatto funzionato. Ma esplode la polemica sulla pistola elettrica. Per il garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, «non è accettabile che l’operazione per ricondurre alla calma una persona in evidente stato di agitazione e, quindi, di difficoltà soggettiva, si concluda con la sua morte». «No a polemiche inutili e dannose: il taser è uno strumento che serve a proteggere la vita e non il contrario», ribatte Valter Mazzetti, segretario del sindacato di polizia Fsp.
La SFURIATA
Il trentacinquenne era seguito dal Centro di salute mentale di Pescara, città dove viveva. Domenica pomeriggio era a San Giovanni Teatino, dove abitano il papà Maurizio e la madre Daniela e dove lui stesso aveva risieduto negli anni scorsi. Qui, in corso Vittorio Emanuele II, ha dato in escandescenze: si è tolto i vestiti e ha danneggiato l’auto della sua famiglia. I passanti hanno lanciato l’allarme e telefonato al 112: almeno uno di loro ha immortalato la scena con lo smartphone, filmando quell’uomo fuori di sé che prendeva a testate, gomitate e calci i finestrini e la carrozzeria.
LA FUGA SUI BINARI
All’arrivo dei carabinieri, Di Gregorio è fuggito sui binari, all’altezza di via Lago di Garda. I carabinieri hanno provato a farlo tornare alla ragione, ma lui ha avuto un atteggiamento violento anche nei confronti dei militari, che hanno tentato di bloccarlo con il taser. L’impiego della pistola elettrica, si diceva, non è stata sufficiente, tant’è che i carabinieri hanno faticato non poco a immobilizzare l’uomo. Il trentacinquenne era particolarmente alterato e non si esclude che avesse assunto sostanze. Nel frattempo, sul posto sono arrivati anche gli operatori del 118, che hanno somministrato all’uomo un sedativo, all’incirca a distanza di 10-15 minuti dall’utilizzo del taser. Poi, la tragedia: vano è stato ogni tentativo di rianimazione. L’autopsia, in particolare l’esame tossicologico, dovrà accertare se l’uomo avesse nelle ore precedenti assunto sostanze o altro, compresi farmaci. È stata disposta, in vista dell’esame autoptico, anche l’acquisizione della documentazione sanitaria relativa alle cure seguite dal paziente.
LE MINACCE
Venerdì scorso, Simone Di Gregorio era stato denunciato dal padre. Il trentacinquenne, infatti, aveva raggiunto l’abitazione del genitore e lo aveva minacciato di morte impugnando un martello. Dopo l’intervento di 118 e carabinieri, Simone aveva accettato di essere accompagnato in ospedale, dal quale però si era allontanato. Qualche ora dopo, sempre in base a quanto ricostruito, il trentacinquenne era tornato a casa dei genitori ed era andato via solo dopo essersi fatto consegnare del denaro, ovvero un migliaio di euro, e l’automobile di famiglia, quella stessa Fiat 500 X sulla quale si accanirà domenica pomeriggio, prima della tragedia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA