GUARDIAGRELE
Morto carbonizzato, dall'autopsia spunta l'ipotesi di una tragica fatalità
Il 58enne di Guardiagrele trasportava in auto della benzina, l'accensione di una sigaretta a provocare il rogo
CHIETI. È morto per asfissia acuta provocata dai fumi dell'incendio che il 3 marzo scorso in via Pomaro nel territorio di Casalincontrada, si è sviluppato nell'abitacolo della sua Fiat Panda Van, ed era vivo Nicola Di Crescenzo, 58 anni di Guardiagrele, nel momento in cui le fiamme sono partite. Lo ha stabilito l'autopsia eseguita oggi dal professor Cristian D'Ovidio.
Di Crescenzo, specializzato nel realizzare opere in pietra, quella mattina trasportava benzina per alimentare alcuni strumenti di lavoro e si stava recando proprio al lavoro, poco prima delle 7: potrebbe essere stata la fiamma dell'accendino, al momento di fumare una sigaretta, ad aver provocato l'esplosione del vapore della benzina, con l'auto poi finita contro il guard rail. A questo punto verrà eseguito anche l'esame del Dna visto che il corpo era carbonizzato ed è stato riconosciuto attraverso un pezzo della cinta dei pantaloni che l'uomo indossava.
Nel frattempo si è appreso che i familiari nei giorni scorsi hanno consegnato ai carabinieri una pistola e relativi proiettili, regolarmente detenuti dall'uomo in casa. Il possesso dell'arma viene considerata una sorta di smentita all'ipotesi, circolata nell'immediatezza del fatto, che Di Crescenzo si potesse essere suicidato nell'auto in fiamme. La sua morte alla luce di quanto emerge dall'autopsia, è stata una tragica fatalità.