Negri Sud in crisi, scioperano i ricercatori
Santa Maria Imbaro: camici bianchi fermi per protestare su mancanza di fondi e immobilismo del Cda
SANTA MARIA IMBARO. I camici bianchi del Negri Sud hanno incrociato le braccia. È la prima volta che accade in 27 anni di storia del prestigioso centro di ricerche farmacologiche tra i più prolifici d’Europa in termini di pubblicazioni e studi prodotti. I circa 100 dipendenti erano già in stato di agitazione da settimane, ma ieri è stata la prima volta che, circa il 50% di loro, è uscito dal laboratorio e interrotto le attività di ricerca. Con loro borsisti, ricercatori a progetto e dipendenti dei servizi.
La ragione è la stessa ormai da cinque anni: la profonda crisi economica che ha travolto il Negri Sud e il totale immobilismo del consiglio di amministrazione, impantanato in una situazione senza precedenti nella storia del centro. «Ci sentiamo abbandonati da tutti», si sfogano i dipendenti, «dalle istituzioni, dalla politica, dal Negri Milano, dal territorio. Si va avanti senza poter vedere più in là del nostro naso». E sono ormai 10 le mensilità arretrate, con la cassa integrazione che non viene erogata oppure viene data a singhiozzo. Per chi era in cassa integrazione l’ultimo stipendio risale a settembre. Il debito dell’istituto ammonta, invece, a oltre 4milioni e mezzo di euro. E non risolvono nulla i 400mila euro appena stanziati dal consiglio regionale. «Si rischia lo sperpero di denaro con questi interventi-spot», fa notare Marcello Desiderio, portavoce del gruppo “Sos ricerca”, «i 400mila euro promessi riuscirebbero a coprire solo un mese e mezzo di stipendio per tutti i dipendenti».
C'è bisogno di altro, fanno capire i camici bianchi. Di stanziamenti certi messi a bando dalla Regione alla quale possano partecipare gli istituti di ricerca e le università. «Deve contare la meritocrazia», fanno notare i ricercatori, «ovvero la qualità della ricerca e la professionalità del nostro istituto che poi sono gli elementi che ci hanno fatto lavorare per oltre 20anni senza aver mai chiesto nulla alle istituzioni o alla politica».
Intanto i sindacati Cgil e Cisl e Ugl ieri sono andati in Provincia a richiedere la cassa integrazione al 50% per maggio per tutti i dipendenti. «Ci eravamo ripromessi all’ultimo cda», fa notare Maria Luisa Di Guilmi, segretario provinciale di Ugl terziario, «che ci saremmo incontrati con Provincia e Regione per discutere su cosa fare. Ci siamo ritrovati a parlare con un telefono in viva voce». (d.d.l.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA