Nella banda di bulli c’è anche un 30enne
Ora si attendono provvedimenti per i cinque rom identificati dai carabinieri. La gang già al centro di episodi di violenza
LANCIANO. C’è anche un 30enne nel gruppo dei baby bulli che sabato notte ha aggredito Giuseppe Pio D’Astolfo, il diciottenne in coma per un pugno alla tempia. I carabinieri di Lanciano confermano di aver individuato e denunciato i cinque giovani che hanno partecipato alle varie fasi dell’aggressione. Si tratta di tre minorenni, tra i 13 e i 15 anni, e due maggiorenni, un 18enne e un 30enne, tutti del posto e, a quanto si apprende, di etnia rom. L’attività investigativa, coordinata dalla Procura, è ancora in atto. Sono in corso ulteriori verifiche ed accertamenti finalizzati a cristallizzare le fasi esatte dell’aggressione e le responsabilità di ognuno. Gli atti delle indagini, condotte dal Nucleo operativo e radiomobile, retto dal tenente Giuseppe Nestola, e coordinate dal comandante della compagnia, il maggiore Vincenzo Orlando, sono stati trasmessi anche alla Procura per i minori dell’Aquila, dalla quale si attendono eventuali provvedimenti relativi ai tre minori. Come accertato dai militari, è stato il più piccolo, di soli 13 anni, età per la quale non è imputabile, a sferrare il potente pugno che ha mandato in coma il diciottenne. «Il ragazzo è clinicamente stabile», dice Rosa Maria Zocaro, direttrice della Terapia intensiva di Pescara, «l’intervento ha avuto esiti positivi, ma la prognosi è ancora riservata. Dobbiamo essere molto cauti». I medici hanno rinviato ad oggi, dopo un nuovo consulto con i neurochirurghi, il risveglio del paziente dal coma farmacologico. Sabato notte Giuseppe Pio D’Astolfo era nell’area dietro l’ex stazione, in centro, con due amici, un 25enne e la fidanzatina sedicenne. I tre sono finiti nel mirino della baby gang, che si accompagna anche con un adulto. Tutto parte da uno sguardo, da uno sfottò: i cinque inseguono e raggiungono Giuseppe e i suoi amici. Mentre questi riescono a divincolarsi e a scappare, il diciottenne viene colpito alla testa. L’aggressione di sabato notte ha alzato il velo su quello che accade dietro l’ex stazione, ritrovo dei giovani per bere e fare uso di sostanze stupefacenti, ma anche sui bulli che da mesi spadroneggiano nella zona tra i Viali e la villa comunale. Si muovono in branco e dalla panchine prendono di mira i coetanei. Spintoni, qualcuno viene accerchiato, qualche minaccia velata o richieste perentorie. Ma nessuna denuncia. Dopo alcune segnalazioni, anche da parte di genitori preoccupati, ad agosto e settembre la polizia municipale ha presidiato l’area. «Abbiamo fatto servizi mirati tra i Viali e l'interno della villa», conferma il comandante Guglielmo Levante, «circolavano voci di bulli che disturbavano anziani e ragazzini, ma ne abbiamo avuto anche contezza diretta. La nostra presenza è stato un deterrente, ma sarebbe più efficace se ci fossero denunce circostanziate».