TRAGEDIA AUTOSTRADA
No sostanze su Filippone e la moglie, indagini sulla coca in auto
Gli esami tossicologici eseguiti dal medico legale D'Ovidio. Confermate le testimonianze sul comportamento "strano" di Ludovica mentre il padre la trascinava sul cavalcavia
CHIETI. Fausto Filippone aveva imbottito di benzodiazepine la figlia Ludovica di 10 anni prima di gettarla dal cavalcavia della A14 in zona Francavilla al Mare lo scorso 20 maggio. È quanto emerso oggi dai risultati degli esami tossicologici eseguiti dal medico legale Cristian D'Ovidio sul corpo della bambina. Questa rivelazione conferma indirettamente quelle testimonianze che avevano notato un comportamento "strano" della piccola mentre il padre la trascinava sul cavalcavia: c'è infatti chi ha parlato di una bimba che arrancava alla mano del padre.
Nessuna sostanza, invece, è stata riscontrata dagli esami sul corpo della moglie di Filippone, Marina Angrilli, che secondo l'inchiesta sarebbe stata lanciata dal marito dal balcone al secondo piano delle palazzina affittata agli studenti in Largo Roccaraso a Chieti Scalo. Negativo è stato anche l'esito degli esami tossicologici eseguiti sul corpo del manager teatino 49enne che si è tolto la vita gettandosi dal cavalcavia dopo sette ore di trattative con lo psichiatra intervenuto sul posto. Nelle ore precedenti al dramma non aveva assunto nessuna sostanza, tanto meno cocaina: la sostanza entro 3 giorni dall'assunzione viene ritrovata nel sangue e nelle urine, mentre per periodi di assunzione superiori la si ritrova degradata in alcuni organi umani. Ma le indagini tossicologiche si sono soffermate sull'immediato dei fatti, hanno cioè indagato se in quelle ore l'uomo fosse sotto l'effetto di sostanze. Cosa che è stata esclusa. Resta a questo punto da chiarire che liquido abbia contenuto la siringa e se sia davvero cocaina o altra sostanza la polvere grigiastra rinvenuta in un bicchiere di plastica nell'auto di Filippone. Al riguardo, gli inquirenti teatini si attendono i risultati degli esami sulla sostanza affidati a un tossicologo forense di Roma. Ad un primo esame l'esito era stato positivo, ma serve una prova scientifica definitiva. (s.se.)