Nuovo blitz nella centrale a biomasse

Treglio, controlli di Finanza e carabinieri sull’impianto finito nell’inchiesta della Procura frentana

TREGLIO. Un nuovo blitz di Finanza e nuclei speciali dei carabinieri agita la proprietà della osteggiata centrale a biomasse di contrada Paglieroni, alle porte di Treglio. Dal maggio scorso, quando per la prima volta le forze dell’ordine hanno varcato le porte dell’impianto, si sono susseguiti altri due controlli, molto più ravvicinati rispetto al primo. Uno lo scorso novembre e l’altro poco prima delle recenti festività natalizie.

L'attività degli inquirenti è dunque in pieno fermento. I nuclei speciali dei carabinieri e le fiamme gialle sono stati notati dai residenti della zona anche in quest’ultima occasione. Ogni volta i blitz sono durati parecchie ore, dal primo mattino fino a sera inoltrata. Pare che i controlli a tappeto siano stati fatti non solo sui materiali bruciati, fumi emessi e scarti di produzione, ma anche all’interno dei database dell’impianto e dal punto di vista della sicurezza sul lavoro.

In questi ultimi giorni, proprio a ridosso dell’ultima visita delle forze dell’ordine, la centrale è rimasta inspiegabilmente spenta, così come il vicino sansificio appartenente sempre alla famiglia Vecere che risulta tra i proprietari dell’impianto per la produzione di energia da biomasse assieme a una società valdostana (nei mesi scorsi l’ex vicesindaco di Treglio, Antonio Di Nunzio, ha ceduto le sue quote uscendo dalla società Gestione calore Treglio srl).

La centrale da 1 megawatt di potenza è attiva dal 2011 dopo innumerevoli proteste da parte dei residenti e cittadini del comprensorio e in particolare da parte del movimento Nuovo Senso Civico. Si tratta di un tipo di impianto che, per essere produttivo e per abbattere gli elevati costi di gestione, deve rimanere acceso 24 ore su 24. Appare strano il fatto che, invece, in questi giorni dal grosso camino della struttura non fuoriesca più nulla. In tanti, anche nelle scorse settimane, avevano lamentato cattivi odori provenienti dalla centrale, anche a diversi chilometri dalla zona industriale di Treglio.

L’indagine della Procura di Lanciano, a cura del procuratore Francesco Menditto, è partita circa un anno fa. Sempre un anno fa è stato nominato dalla Procura un pool di esperti per fare chiarezza sulle attività dell’impianto. Si tratta dei chimici Mauro Sanna e Roberto Monguzzi e di Nazzareno Santilli, ingegnere chimico. «Come sempre per fare chiarezza su impianti pericolosi e sulle ennesime fonti di inquinamento sul nostro territorio devono pensarci la magistratura e le associazioni e non le istituzioni come Comune e Regione», critica Alessandro Lanci, di Nuovo Senso Civico, «per anni gli oppositori della centrale sono stati bersagliati, minacciati e presi in giro. È il momento della verità».

Daria De Laurentiis

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