Oro del santo rubato in chiesa: si segue la pista del basista locale 

Il sindaco: «In pochi sapevano dell’esistenza di quella cassaforte, i banditi sono andati a colpo sicuro» E lancia un appello ai ladri: «Riconsegnate almeno i calici, per noi hanno un grande valore simbolico»

SAN GIOVANNI TEATINO. Tra le varie piste seguite in queste ore dopo il furto del tesoro nella chiesa di San Rocco a Sambuceto, appare prendere consistenza quella che porta ad un basista locale. Non lo dice apertamente il sindaco di San Giovanni Teatino Giorgio Di Clemente, ma lo si intuisce dalle sue parole: «Frequento la parrocchia da cinquant’anni e non sapevo nemmeno dell’esistenza di una cassaforte. I malviventi hanno agito a colpo sicuro, sono andati dove sapevano di trovarla. Considerando che pesa oltre un quintale ed è alta 130 centimetri, si suppone che siano servite almeno 4 persone per trascinarla fuori in un percorso di 200 metri, per poi caricarla su un mezzo e portarla via». Ma precisa: «In questo momento dobbiamo lasciar lavorare i carabinieri che stanno indagando sull’accaduto. Il mio pensiero invece va al parroco, monsignor Massimo D’Angelo, e a tutta la nostra comunità, rimasta scossa dalla notizia di un furto di questo tipo».
I ladri hanno agito di notte, si sono intrufolati nella chiesa di corso Italia, sono riusciti a forzare tre porte blindate anche grazie all’aiuto di un piede di porco per poi scardinare la cassaforte e portarla via. «Un episodio analogo era accaduto nell'immediato dopoguerra», prosegue ancora Di Clemente. «Poi fatti simili non si erano mai più verificati. C’è stata qualche sottrazione dall’offertorio, ma un furto di queste dimensioni lascia tutti sgomenti». E prosegue: «Una perdita dal valore enorme sotto il profilo degli affetti, della tradizione e quello che gli oggetti sottratti rappresentano per la nostra comunità. Nella cassaforte erano custoditi dei calici e dei cimeli risalenti al 1500. Oggetti che oggi non hanno un particolare valore economico, siamo sulle poche centinaia di euro, ma ne hanno uno altissimo sotto l’aspetto dell’identità e dell’appartenenza per tutti i fedeli».
Accanto a questi però nella cassaforte erano custoditi anche anelli e bracciali in oro che, stando alle parole del primo cittadino, hanno sul mercato «un valore compreso tra i 25 e i 30mila euro».
Anche per questo Di Clemente si rivolge direttamente agli autori del colpo e lancia un appello: «Mi auguro che chi ha messo in piedi il furto abbia almeno un briciolo di cuore e di coscienza per restituire i simboli della chiesa di San Rocco. Certo, sarebbe un gesto bellissimo se venisse riconsegnata tutta la refurtiva, ma meglio non illudersi. Al contrario, visto che anche sul mercato la parte più antica vale poco o nulla, chiedo agli autori del colpo di restituire in qualche modo i cimeli alla nostra chiesa». Poi aggiunge: «Li inviassero in forma anonima, li lasciassero nella cassetta della chiesa. Qualsiasi modo è utile basta che vengano riconsegnati. Per tutti noi hanno un valore immenso, mentre chi li ha presi rischia di doverli buttare. Io faccio appello a quel briciolo di coscienza di queste persone, sperando che ce l’abbiano: tenessero pure bracciali e anelli in oro, ma restituissero alla parrocchia di San Rocco i suoi simboli più cari».
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