STORIA DELLA DOMENICA
Pagine da tre generazioni: "La mia dinastia dei libri"
Antonella De Luca tra l'odore della carta, il teatro e l'emozione degli abbracci: "L'amore per la cultura ereditato da nonno e papà. Chieti? Una città che amo
CHIETI. Alle signore, di solito, non si chiede l’età. Né le stesse hanno piacere a dichiararla. «Ho appena compiuto sessant’anni e ne sono felice. Nessun problema, ci mancherebbe altro». Antonella De Luca, “libraia in Chieti”, ti prende subito in contropiede. Età comunque ben portata con estrema disinvoltura e «noncuranza», come lei stessa sottolinea, la storia può cominciare proprio attorno alla parola “libraio” che potrebbe magari anche andare stretta ad una persona che da tempo rappresenta un importante punto di riferimento nella vita culturale cittadina.
LA LIBRERIA DI FAMIGLIA. «Niente affatto. A mio parere, il libraio è una sorta di venditore ambulante. Una persona che, anche se nessuno viene da lui, gira di casa in casa cercando di vendere emozioni. Un divulgatore che invita a fermarti e riflettere sollecitando lo spirito introspettivo che esiste in ognuno di noi. Va bene così». Si inizia 77 anni fa, quando il nonno materno, Nicola Mattucci, dopo aver gestito un ristorante, decide di aprire una libreria. «Anche lui, sotto certi aspetti, fu una sorta di divulgatore dal momento che, come mi hanno riferito in parecchi, molti libri finiva per prestarli. L’attività fu poi proseguita da mia madre Lidia e da mio padre, Antonio De Luca». Locali situati a Palazzo Martinetti, appena pochi passi dal Teatro Marrucino, si va avanti proiettandosi verso gli anni del boom economico. «Mia sorella Fiorella ha 9 anni più di me e ricordo che il Sessantotto l’ho appena percepito dalle sue esperienze a scuola. Io frequentavo le elementari e mi piacevano tanto, ma davvero tanto, le recite. Ho studiato ragioneria, mi sono iscritta alla facoltà di scienze politiche ed ho partecipato anche ad un concorso in banca ma, quando mi chiamarono, avevo già deciso che il mio futuro sarebbe stato qui, nella libreria di famiglia. Sempre vivace e curiosa, frequentavo con assiduità, nonostante certi dibattiti mi annoiassero un po’, alcuni cineforum perchè il teatro e lo stesso cinema rappresentavano più che mai una grande passione. Il cinema, a dire il vero, ora l’ho un pò trascurato perché, dopo la chiusura di diverse sale, odio assistere ad un film all’interno di un supermercato».
L’ODORE DELLA CARTA. «Leggevo, mi interessavo a tante cose e cominciai pian piano a proporre idee nuove per la libreria, pur tra qualche normale resistenza da parte dei miei genitori». Il via ad una fitta serie di incontri, presentazioni, gruppi di lettura e tutto quanto può appunto costituire un qualcosa di divulgativo e coinvolgente. «Come portare libri all’interno del Museo Archeologico ed invitare alcune scolaresche a creare dei laboratori. La città ha sempre risposto bene con una interessata partecipazione agli incontri con scrittori come Corrado Augias, Gianrico Carofiglio e Donatella Di Pietrantonio, che mi impressionò subito, come scrittrice e come persona, sin dal primo romanzo. E c’è stato interesse anche per la presentazione di libri di giovani scrittori locali ai quali cerco sempre di dare spazio». Nella sua libreria, in ogni caso, niente e-book. «Non li vendo per diversi motivi. Tra questi, il fatto che anche l’odore della carta fa parte dell’emozione che può dare la lettura di un libro».
LABORATORIO TEATRALE. Intanto, tra una iniziativa e l’altra, si sale sul palcoscenico, assieme al marito Gianfranco, che ha intanto iniziato a gestire un’altra libreria, dedicata a testi professionali. «Dopo alcune esperienze di teatro laboratoriale, assieme a Carmela Caiani, Cinzia Di Vincenzo e Raffaella De Thomasis, si diede vita alla compagnia “Da grande voglio crescere” all’interno della scuola elementare di via Bosio. Altra esperienza coinvolgente, partendo da testi del teatro antico siamo arrivati a commedie che hanno riscosso un buon successo come “Il cielo in una stanza” e, di recente, “Le baruffe” con il quale abbiamo vinto il Premio Marrucino». Almeno un incontro a settimana, due oppure tre prove all’avvicinarsi dello spettacolo. Scontata la domanda su come e quando trovare il tempo necessario. «Quando si fa una cosa per il piacere di farla, il tempo si trova». Come quello da dedicare, per esempio, agli appuntamenti organizzati nell’ambito dello “Yoga della risata”. «Ridere fa bene, così come fa bene interessarsi delle vicende relative alla propria città».
UN ABBRACCIO ALLA CITTÀ. Interesse concretizzato, qualche mese fa, attorno ad un progetto, “AbbracciAmoChieti”, che ha visto un folto drappello di aderenti all’iniziativa, fortemente sostenuta da Antonella, girare per le strade ed abbracciare le persone che si incontravano. «Gli abbracci, secondo numerosi scienziati, curano i sentimenti di solitudine, isolamento ed ira elevando lo stato d’animo e rafforzando il sistema immunologico. Aumentano l’autostima e comunque rappresentano una maniera per scatenare energia positiva ed estendere un senso di appartenenza». Infine, una considerazione che merita più di una riflessione. «Incontro tante persone che vengono da fuori e restano ammirati visitando la nostra Chieti. Ecco, io potrei vivere bene ovunque ma questa è la “mia” città. Vorrei quindi che fosse migliore nonché opportunamente vissuta ed apprezzata. Il resto è solo deleterio disfattismo. Non è una città a fare gli abitanti, ma sono gli stessi abitanti a fare una città».
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