«Pago a scuola soldi non dovuti»
Una madre: ingannata da un contributo volontario. La dirigente: nessuna truffa, è stato un errore
LANCIANO. Paga per due anni il contributo di 80 euro per l’iscrizione della figlia all’istituto superiore De Titta, ma solo al terzo anno, per caso, le viene detto in segreteria che il contributo è volontario e non obbligatorio. Si sente vittima di una truffa, Fausta Miglietti, genitore di una studentessa che frequenta la scuola.
«Non potevo credere alle mie orecchie», si indigna la signora che si è già rivolta ai carabinieri, «non solo abbiamo pagato come dovuto un contributo che era, invece, del tutto volontario, ma addirittura non ci è stato detto che quei soldi sono anche scaricabili dalle tasse». La donna ammette che si tratta di una cifra non altissima, ma specifica che non è l’unico esborso che le famiglie devono sostenere durante l’anno. «Negli 80 euro», sottolinea la mamma, «sono considerati 5 euro per la pagella, 20 euro per gli sms mandati alle famiglie con gli avvisi delle assenze dei ragazzi di cui io non ho mai beneficiato, 44 euro di contributi attività, 10 euro per l’assicurazione e un euro per il libretto delle giustificazioni. Ma abbiamo sempre dovuto pagare per tutte le attività extrascolastiche dei ragazzi, dal cinema, al teatro, fino ai biglietti per il bus. Considero dovute solo le 10 euro per l’assicurazione. È una questione di principio», prosegue la donna che fa appello anche alle altre famiglie per un risarcimento da parte della scuola, «se mi avessero detto chiaramente che l’istituto aveva bisogno di soldi avrei dato anche di più, ma così no, la ritengo una scorrettezza non degna di un luogo che vuole istruire ed educare i ragazzi. Chiederò il rimborso di quanto ho pagato».
«Abbiamo sempre indicato che il contributo era volontario anche nelle circolari che sono girate nelle classi», spiega Maria Saveria Borrelli, dirigente amministrativa dell’istituto, «evidentemente nel copiare le testatine dei cedolini ci sarà stata una svista in segreteria, ma non si tratta assolutamente di truffa. Tutto è rendicontato sul sito Internet della scuola e le spese possono essere controllate, voce per voce. Siamo disposti a pagare di tasca nostra l’errore», prosegue Borrelli, «ma vogliamo anche specificare che la scuola, a causa di tagli governativi pesantissimi, ha estremo bisogno del sostegno delle famiglie. Non è vero, come disse l’ex ministro Gelmini, che la scuola è gratuita: ci sono delle quote statali che vanno pagate per forza. Inoltre quest’anno dal ministero abbiamo ricevuto poco più di 7mila euro per le spese correnti. Come si pretende di mandare avanti un istituto di oltre mille alunni senza il sostegno delle famiglie? Oltretutto», conclude Borrelli, «il De Titta ha le tasse più basse di tutte le altre scuole del comprensorio».
Daria De Laurentiis
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