Palazzi, appalti e assunzioni. L'accusa: "A Spoltore si decideva al bar"
Parte il processo sul presunto malaffare in Comune, la rivelazione dell’investigatore della forestale: "Roselli interessato ai cambi di destinazione dei terreni. Sott’accusa le riunioni informali di Ranghelli"
PESCARA. Le assunzioni alla casa di riposo di Caprara, i limiti di velocità da «ordinare e zitto» alla polizia municipale, centri commerciali, l’appalto per i rifiuti, la grande partita del Prg per cambiare la destinazione d’uso dei terreni agricoli in edificabili e trasformare i locali di sgombero dei sottotetti in appartamenti mansardati. «La politica gestisce tutto», con questa intercettazione telefonica riferita, ieri, dall’ispettore della forestale Michele Brunozzi al giudice Antonella Di Carlo prende il via il processo sul presunto malaffare al Comune di Spoltore, 10 imputati per gli intrecci tra politica e cemento.
Il 25 luglio 2011 è stato il giorno degli arresti, ai domiciliari, per l’ex presidente del consiglio regionale e architetto di Spoltore Marino Roselli, per l’ex sindaco Franco Ranghelli e per l’allora vicepresidente della società dei rifiuti Ambiente spa, Luciano Vernamonte, morto il 4 marzo scorso a 71 anni e senza avere il tempo di difendersi in un’aula di giustizia. Tre anni e due mesi dopo, si apre il processo. Roselli in prima fila e Ranghelli in terza: i due ex politici ascoltano la versione della forestale e del pm Gennaro Varone. È il giorno dedicato ai primi testimoni dell’accusa: Brunozzi rivela l’origine dell’inchiesta, nata dalle dichiarazioni di un confidente e dall’esposto di due ex consiglieri sul Prg, l’attuale sindaco Luciano Di Lorito e Nando Capuzzi: «Dalle prime intercettazioni abbiamo capito che Ranghelli, Roselli, Vernamonte e l’allora assessore Ernesto Partenza effettuavano riunioni nei bar per prendere decisioni amministrative. Ma Roselli e Vernamonte non ricoprivano incarichi a Spoltore».
È la cabina di regia: «Una struttura parallela», per Varone, che sovrasta l’amministrazione nelle decisioni comunali. «Prima del consiglio è assolutamente necessario incontrarci», recita un sms inviato a Ranghelli. Ma della cabina di regia si parla anche nel programma elettorale di Ranghelli del 2007: «Però», dice la forestale, «avrebbero dovuto parteciparvi sindaco, assessori, consiglieri e segretari di partito. Invece, non è stato così».
Brunozzi elenca i fatti d’indagine: il presunto tentativo di revocare l’incarico ai 4 progettisti del Prg a beneficio di tecnici di fiducia, l’accordo di programma per il cimitero che sarebbe un «vantaggio» per un imprenditore, pratiche edilizie a due velocità a seconda degli interessi, assunzioni con raccomandazione. E l’investigatore racconta di un Ranghelli «subalterno» a Roselli: «Roselli», riferisce Brunozzi, «è un architetto e aveva interesse a gestire il cambio di destinazione d’uso dei terreni». Secondo la forestale, il riscontro a questa affermazione è nelle intercettazioni, telefoniche e ambientali _ «Il progetto di Marino è troppo importante», è una frase registrata nell’ufficio di Ranghelli – e in un appunto sequestrato all’ex sindaco: «Zona agricola Marino Roselli, lasciare così poi nuovo Prg». E poi c’è il materiale scoperto nei computer di Roselli: «Il vero progettista del piano La Villa Costruzioni, al confine con Pescara, è Roselli», dice Brunozzi, «sono stati trovati nei computer del suo studio gli elaborati tecnici. Il piano è stato approvato osteggiando un altro piano, quello Di Gregorio». Il prezzo, dice l’accusa, è un contributo elettorale del 2004 di 8 mila euro intestato al comitato di Roselli.
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