Palloncini e canzoni per l’addio a Franchino
Vasto, in tanti ai funerali del 50enne morto dopo la caduta in strada. Il parroco: «Era un buono»
VASTO . Musica, striscioni, fiori e palloncini per l'ultimo saluto a Franco Mancini, il 50enne morto mercoledì scorso all’ospedale San Pio a causa di un trauma encefalico dopo una caduta. “Ciao Franchino”, era scritto su uno striscione non lontano dalla chiesa. Il rito funebre, iniziato alle 15.30, nel santuario di Maria Incoronata è stato accompagnato prima dal complesso bandistico di Gissi, poi dal suono delle chitarre e dalle musiche che il musicista vastese, Nicola Cedro dei Marron Glacè ha dedicato a Franchino.
Franco Mancini amava la musica e spesso trascorreva ore ad ascoltare i musicisti che si esibivano alla Marina. Era amato e benvoluto dai gestori di tutti i locali della riviera. «Amico mio, non dovevi farmi questo scherzo», ha commentato Domenico Molino, titolare del Lido Da Mimì.
Il feretro ieri pomeriggio è arrivato puntuale dall’ospedale San Pio accolto sul sagrato del santuario da tante persone che hanno voluto stringersi alla sorella di Franchino, Maria Chiara e al fratello, Michele. In tanti anche dentro la chiesa. E tra loro anche diversi rappresentanti dell’amministrazione comunale. Tutti hanno voluto salutare un uomo con cui la vita è stata avara di soddisfazioni. Il feretro è stato accolto dalle note del complesso bandistico di Gissi. Il parroco del santuario, padre Antonio Levita ha ricordato però che proprio le persone pure e limpide com’era Franchino sono amate dal Signore: «Ogni giorno Franchino veniva in chiesa», ha detto padre Tonino, «era una persona semplice. Era buono. Ogni giorno raggiungeva il centro di Vasto a piedi. Ora sta percorrendo le vie del Signore».
Tanti i volti rigati dalle lacrime. Al termine della funzione religiosa gli amici di Franchino hanno liberato in aria decine di palloncini colorati, poi il corteo funebre si è diretto verso il cimitero di Vasto.
La città ha salutato per l’ultima volta Franco Mancini, ma l'inchiesta sulla sua morte prosegue. La procura è al lavoro per ricostruire le ultime ore di vita dell’uomo. Gli investigatori continuano ad analizzare filmati e ad ascoltare testimoni. Il giovane indagato per omicidio preterintenzionale si dispera e continua a dire che lui quella notte ha solo dato una pacca a Franchino che però ha perso l’equilibrio ed è caduto battendo la testa. L’avvocato Antonello Cerella ha confermato di voler chiedere un approfondimento della perizia medica per appurare quando è cominciata e quanto è durata l'emorragia che ha provocato la morte: «È necessario valutare in che percentuale il ferito avrebbe potuto salvarsi in caso di soccorso immediato», insiste il legale. (p.c.)
Franco Mancini amava la musica e spesso trascorreva ore ad ascoltare i musicisti che si esibivano alla Marina. Era amato e benvoluto dai gestori di tutti i locali della riviera. «Amico mio, non dovevi farmi questo scherzo», ha commentato Domenico Molino, titolare del Lido Da Mimì.
Il feretro ieri pomeriggio è arrivato puntuale dall’ospedale San Pio accolto sul sagrato del santuario da tante persone che hanno voluto stringersi alla sorella di Franchino, Maria Chiara e al fratello, Michele. In tanti anche dentro la chiesa. E tra loro anche diversi rappresentanti dell’amministrazione comunale. Tutti hanno voluto salutare un uomo con cui la vita è stata avara di soddisfazioni. Il feretro è stato accolto dalle note del complesso bandistico di Gissi. Il parroco del santuario, padre Antonio Levita ha ricordato però che proprio le persone pure e limpide com’era Franchino sono amate dal Signore: «Ogni giorno Franchino veniva in chiesa», ha detto padre Tonino, «era una persona semplice. Era buono. Ogni giorno raggiungeva il centro di Vasto a piedi. Ora sta percorrendo le vie del Signore».
Tanti i volti rigati dalle lacrime. Al termine della funzione religiosa gli amici di Franchino hanno liberato in aria decine di palloncini colorati, poi il corteo funebre si è diretto verso il cimitero di Vasto.
La città ha salutato per l’ultima volta Franco Mancini, ma l'inchiesta sulla sua morte prosegue. La procura è al lavoro per ricostruire le ultime ore di vita dell’uomo. Gli investigatori continuano ad analizzare filmati e ad ascoltare testimoni. Il giovane indagato per omicidio preterintenzionale si dispera e continua a dire che lui quella notte ha solo dato una pacca a Franchino che però ha perso l’equilibrio ed è caduto battendo la testa. L’avvocato Antonello Cerella ha confermato di voler chiedere un approfondimento della perizia medica per appurare quando è cominciata e quanto è durata l'emorragia che ha provocato la morte: «È necessario valutare in che percentuale il ferito avrebbe potuto salvarsi in caso di soccorso immediato», insiste il legale. (p.c.)